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    MOSCOVICI AL NASO – TRA QUALCHE MESE IL COMMISSARIO EUROPEO AGLI AFFARI ECONOMICI SARÀ COSTRETTO A TROVARSI FINALMENTE UN LAVORO – PIERRE SPERAVA DI OTTENERE UN SEGGIO ALLA CORTE DEI CONTI FRANCESE, MA MACRON L’HA TROMBATO – ORA PROVERÀ A FARSI ELEGGERE ALLE ELEZIONI EUROPEE AL FIANCO DI MOUNSIER ARROGANCE. AUGURI! – L'ENNESIMA TIRATA D'ORECCHIE DI DOMBROVSKIS


     
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    Antonio Grizzuti per “la Verità”

     

    PIERRE MOSCOVICI PIERRE MOSCOVICI

    Tra qualche mese Pierre Moscovici, l' euroburocrate che più si diverte a umiliare il nostro Paese, sarà costretto a trovarsi un lavoro. Dopo l' estate, infatti, il nuovo Parlamento europeo dovrà pronunciarsi sul nome del presidente della Commissione e prassi vuole che i commissari in carica non vengano mai riconfermati.

     

    FITTA RETE

    La fitta rete di clientele della quale gode il favore, perciò, si era mossa in anticipo allo scopo di trovargli un degno impiego una volta fatto ritorno in patria. La posizione individuata, un seggio della Corte dei conti francese, pareva di tutto rispetto. Da settimane ormai la stampa francese dava per certo il suo avvicendamento con Didier Migaud, attuale presidente dell' organo che vigila sui conti pubblici, desideroso di trasferirsi alla Corte costituzionale.

     

    moscovici macron moscovici macron

    A garanzia dell' operazione il benestare del presidente Emmanuel Macron, dovuto in parte dell' intercessione del segretario generale dell' Eliseo, Alexis Kohler. Nota a margine: Kohler ha fatto parte dello staff di Moscovici ai tempi in cui questi era ministro dell' Economia, prima di essere accusato di conflitto d' interessi per aver taciuto i legami con un famoso armatore.

     

    emmanuel macron e alexis kohler emmanuel macron e alexis kohler

    Come spesso accade in questi casi, tuttavia, i protagonisti della vicenda hanno fatto i conti senza l' oste. E a finire trombato è stato proprio Pierre. Per capire l' inghippo occorre spiegare il funzionamento delle nomine della Corte costituzionale, che a differenza di quanto avviene in Italia sono di natura esclusivamente politica.

     

    Fanno parte del consesso nove membri designati (tre ciascuno) dal presidente della Repubblica, dal presidente del Senato e da quello dell' Assemblea nazionale. Le tre nomine di quest' anno erano di fatto già scritte: per Gérard Larcher, numero uno del Senato, l' avvocato François Pillet, mentre Macron avrebbe optato per l' ex ministro della Coesione territoriale, Jacques Mézard.

     

    A fare da sherpa per Moscovici, il presidente della Camera, Richard Ferrand: lo spostamento di Didier Migaud dalla Corte dei conti a quella costituzionale, infatti, avrebbe aperto il varco all' attuale commissario.

     

    moscovici e macron moscovici e macron

    Tutto perfetto, almeno sulla carta, tant' è che circolava già una rosa di possibili successori per l' incarico che oggi è di Moscovici: da Jean Arthuis, ministro dell' Economia sotto Jacques Chirac e oggi presidente della commissione Bilancio dell' Europarlamento, a Nathalie Loiseau, attuale ministro francese per gli Affari europei, fino a Michel Barnier, capo dei negoziatori della Brexit.

     

    Ferrand però punta i piedi e mercoledì fa ricadere la scelta su Alain Juppé, ex primo ministro e attuale sindaco di Bordeaux. Macron, vincolato dalla nomina di Mezard, rimane infilato in un cul de sac. Per Moscovici, tutto da rifare.

     

    ALAIN JUPPE' ALAIN JUPPE'

    L' arcigno commissario transalpino, pur smentendo la volontà di candidarsi, ha già annunciato da tempo quella di schierarsi al fianco del presidente Emmanuel Macron in occasione delle prossime elezioni europee. Fare campagna elettorale senza l' obbligo di lasciare l' incarico in Commissione, infatti, è uno dei privilegi sanciti dalla recente modifica del codice di condotta voluta da Jean-Claude Juncker e della quale abbiamo dato conto la scorsa settimana. Certo, ora che i piani sono saltati in aria resta da vedere se le cose andranno veramente così.

     

    juncker juncker

    Lo stesso Juncker, riferiscono voci ben informate, sarebbe rimasto infastidito dal valzer di nomine intorno a uno dei suoi commissari. Ma il malumore che serpeggia a Bruxelles ha anche altre ragioni. Proprio ieri il Parlamento europeo ha pubblicato la prima di una serie di proiezioni (le successive verranno rese note ogni due settimane) sui possibili esiti elettorali.

     

    MATTEO SALVINI E MARINE LE PEN MATTEO SALVINI E MARINE LE PEN

    Come temuto dagli euroburocrati, compiono un deciso balzo in avanti i populisti dell' Europa delle nazioni e delle libertà, dove oggi siedono tra gli altri la Lega e il Rassemblement national di Marine Le Pen, che passerebbe dagli attuali 37 a 59 seggi. Non è poco se si considera che, a seguito della Brexit, i seggi totali scenderanno da 751 a 705. Batoste per il Partito popolare europeo (-34 seggi), i Socialdemocratici (-51) e i Conservatori e riformisti (-24). Oggi come oggi, l' attuale maggioranza formata da Ppe e socialdemocratici non avrebbe i numeri per governare.

     

    NERVOSISMO

    DOMBROVSKIS DOMBROVSKIS

    Exploit della Lega, oggi secondo partito dietro Cdu/Csu in Europa con 27 seggi. Stando così le cose, i popolari potrebbero decidere di formare una maggioranza con la nuova «cosa populista» (che punta a raggiungere quota 100 seggi), magari sfruttando l' appoggio dei Conservatori o dei fuoriusciti dell' Efdd, gruppo in cui siede attualmente il M5s e destinato a sparire con la Brexit. Per adesso sono solo sondaggi, ma con tutta probabilità il volto futuro dell' Europa sarà molto diverso da quello che conosciamo oggi.

    PIERRE MOSCOVICI PIERRE MOSCOVICI

     

    Il nervosismo si è sentito anche nelle parole del vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, che ieri ha attaccato di nuovo i gialloblù: «Aumentare il deficit invece di ridurlo ha portato all' aumento dell' instabilità, dei tassi d' interesse, ad un abbassamento della fiducia, ha avuto un impatto negativo sugli investimenti e quindi, come risultato, non sorprende che il rallentamento dell' economia sia il più accentuato di tutti e che la crescita sia la più lenta».

    emmanuel macron ismael emelien e alexis kohler emmanuel macron ismael emelien e alexis kohler pierre moscovici pierre moscovici

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