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    CI SALTA IL MOSCOVICI AL NASO – IL COMMISSARIO EUROPEO CONTINUA A RANDELLARE L'ITALIA: “IL CONTENIMENTO DEL RAPPORTO DEFICIT/PIL È UN PASSO NELLA GIUSTA DIREZIONE, MA NON È ABBASTANZA” – BELPIETRO: “DOPO AVER FATTO PARTE DELLA BANDA DEL BUCO, ADESSO NON CONSENTE A NESSUNO DI FARNE ALTRI. O MEGLIO: A NESSUNO CHE NON SIA LA FRANCIA. È UN PERFETTO PRODOTTO DELL’ESTABLISHMENT FRANCESE, MORBIDO DENTRO E DURO ALL’ESTERNO”


     
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    1 – DDL BILANCIO: MOSCOVICI, PASSI AVANTI DA ITALIA MA NON E' ABBASTANZA

     

    moscovici moscovici

    (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Il contenimento del rapporto deficit/pil al 2,04% dal 2,4% 'e' un passo nella giusta direzione, ma voglio dire che non siamo ancora arrivati (ad un accordo, ndr). Ci sono ancora passi da fare, forse da entrambe le parti'. Lo ha detto il commissario Ue Pierre Moscovici secondo quanto riporta l'Afp, in una audizione al Senato francese esortando l'Italia a compiere ulteriori sforzi sul consolidamento dei conti pubblici nel 2019 e sottolineando che la riduzione del disavanzo del 2,04% e' da considerarsi insufficiente.

     

    2 – MACRON SBRACA, CONTE RESISTE QUEST' EUROPA È UNA BARZELLETTA

    Maurizio Belpietro per “la Verità”

     

    moscovici e macron moscovici e macron

    Ci sono molti motivi per avercela con l' Europa, uno dei principali si chiama Pierre Moscovici. Il signore in questione è il commissario di Bruxelles per gli affari economici, un tizio che passa le proprie giornate a rilasciare dichiarazioni alle agenzie di stampa, impartendo lezioni a destra e a manca.

     

    EMMANUEL MACRON IN PREGHIERA EMMANUEL MACRON IN PREGHIERA

    Il problema è che, a dar retta al suo curriculum, non ha alcun titolo per insegnare agli altri, ma anzi dovrebbe egli stesso tornare sui banchi di scuola per imparare a rispettare le regole. Infatti, ogni volta che si è trovato dall' altra parte della barricata, ovvero non in cattedra, Moscovici non ne ha azzeccata una. In Francia, e anche in Europa, ancora si ricordano di quand' era ministro delle Finanze nei governi socialisti di Francois Hollande.

     

    Nonostante fossero già attivi vincoli di bilancio che impongono di non superare il deficit del 3 per cento, pena pesanti sanzioni europee, l' allora responsabile del bilancio pubblico francese sfondò ogni argine, riuscendo a scavalcare perfino il 4 per cento. La ragione che gli ha consentito di fare carriera non è però aver aumentato il deficit, ma essere riuscito a farla franca.

     

    CONTE JUNCKER CONTE JUNCKER

    Come un qualsiasi alunno che venga trovato senza aver fatto i compiti a casa, Moscovici - che è dotato di una brillante parlantina e ha fama di dongiovanni - invece che di risultati riempì di parole i commissari di Bruxelles, riuscendo a scampare la procedura d' infrazione. Così, il compagno di partito Hollande di lì a poco lo premiò, spedendolo proprio in Europa e ordinando per lui la poltrona di commissario agli Affari economici.

     

    TRIA E MOSCOVICI TRIA E MOSCOVICI

    Del resto, per controllare i conti dei Paesi Ue, chi meglio di uno che a casa sua non ha saputo tenere in ordine i propri? Come si dice, Moscovici è l' uomo giusto al posto giusto, perché nessuno sa fare deficit in barba alle procedure come lui. Un po' come in quel film in cui i poliziotti mettono il re delle truffe a dare la caccia ai truffatori, a Bruxelles hanno messo lui a sgamare chi bara sui bilanci. E infatti Moscovici ha interpretato il proprio ruolo alla perfezione, dimostrandosi un cagnaccio che una volta azzannati i polpacci non li molla più e ne sa qualche cosa il povero Giovanni Tria, ministro dell' Economia che con Luigi Di Maio e Matteo Salvini non riesce a fare economia.

     

    CONTE JUNCKER CONTE JUNCKER

    Il commissario europeo, dopo aver fatto parte della banda del buco, adesso non consente a nessuno di farne altri. O meglio: a nessuno che non sia la Francia. Già, perché alla fine Moscovici resta Moscovici, ovvero un perfetto prodotto dell' establishment francese, morbido dentro, cioè in patria, e duro all' esterno, cioè con gli altri.

     

    La prova l' ha fornita ieri, quando conoscendo la sua disponibilità nello sfornare dichiarazioni, un cronista gli ha chiesto se avesse intenzione di aprire una procedura d' infrazione contro il suo Paese dopo le concessioni di Emmanuel Macron ai gilet gialli. La mossa del presidente en retromarche rischia di costare una montagna di soldi e c' è già chi ha calcolato che l' anno prossimo la Francia toccherà un deficit vicino al 3,5 per cento, un punto e mezzo in più di quello che si vuol far digerire all' Italia.

    PIERRE MOSCOVICI PIERRE MOSCOVICI

     

    La regola imporrebbe che il duro Moscovici bacchettasse anche il suo Paese, minacciando lo stesso inflessibile rigore mostrato con l' Italia. Invece, al giornalista che gli ha chiesto che cosa avesse intenzione di fare, il commissario agli Affari economici ha risposto con lo sguardo stupito, come uno che si stesse chiedendo perché gli fosse stata rivolta una domanda tanto sciocca. Un po' come babbo Renzi quando è stato accostato a papà Di Maio, Moscovici ha respinto sdegnato il paragone. Mettere Italia e Francia sullo stesso piano, trattando i due deficit allo stesso modo? Ma quando mai. Il cuore del tenero Pierrot Moscovici non reggerebbe.

     

    PIERRE MOSCOVICI PIERRE MOSCOVICI

    E infatti il commissario ha fatto capire di non avere nessuna intenzione di fare il duro con la Francia. Le ragioni sono da barzelletta. La prima consiste nel fatto che al momento non ci sarebbero documenti ufficiali. Il che andrebbe bene se non fosse che lo stesso Moscovici ha iniziato a sparare sulle misure del governo di Giuseppe Conte prima ancora che fosse stata scritta una riga. Seguono poi le altre contestazioni, che riguardano il debito, la legge Fornero, la crescita, cioè quelle che secondo l' Europa sono le promesse mancate dell' Italia.

     

    emmanuel macron emmanuel macron

    Si dà però il caso che, in fatto di promesse mancate, non solo la Francia sia specialista, ma il top - sul mercato del lavoro e sulle tasse - si sia raggiunto ai tempi in cui Moscovici ronzava attorno al ministero delle Finanze. Certo, sappiamo tutti che la rigidità nell' applicazione delle regole europee è una grande messa in scena e quando c' è bisogno di salvare una banca tedesca o di impedire che un' azienda francese sia acquisita da investitori stranieri le norme sono fatte per essere aggirate, ma non c' era bisogno di dimostrarlo in maniera così plateale.

     

    Che l' Europa sia un' Unione di Paesi che tendono a fregarsi fra loro era noto, ma istituire il commissario agli Affari propri non era il caso. Ciò detto, con queste carte truccate, il 2,04 ottenuto dal governo italiano nella trattativa con Bruxelles non è un successo (né economico né politico), ma con giocatori che barano finisce per sembrarlo.

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