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    LA VERSIONE DI MUGHINI - MI LASCIA BASITO CHE L’ANPI LASCI FUORI LA ‘BRIGATA EBRAICA’ DAL CORTEO DEL 25 APRILE. SAREBBE MEGLIO LASCIAR PERDERE UN CERIMONIALE DOVE OGNUNO CI METTE QUELLO CHE VUOLE E QUELLO CHE LO ASSILLA SINO A FARNE UNA PATOLOGIA. IL 25 APRILE È STATA UNA COSA SEMPLICE SEMPLICE…


     
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    Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia

     

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    Caro Dago, a proposito di cattive notizie che ti lasciano sbalordito, lo sarebbe senz’altro il fatto che il corteo commemorativo del 25 aprile 1945 organizzato annualmente dall’Anpi lasciasse fuori coloro che rappresentano e testimoniano la memoria della “Brigata ebraica”, dei combattenti che nel 1944 sbarcarono in Italia a rischiare la loro vita contro i nazifascisti, e di cui ha scritto a pennello oggi Paolo Mieli sul “Corriere della Sera”. (Ne ho conosciuto uno, e indimenticabile, di quei combattenti: Alberto Nierenstejn, il padre di Fiamma).

     

    MUGHINI MUGHINI

    Nel corteo di Milano, loro ci saranno. In quello di Roma parrebbe di no, perché chi lo ha organizzato mette un po’ sullo stesso piano gli ex combattenti ebrei e i rappresentanti di odierne organizzazioni “palestinesi”, laddove è del tutto evidente che l’odierna tragedia del cozzo tra palestinesi e israeliani niente ha a che vedere con il “contesto” del 25 aprile.

     

    Vado subito al punto. Non tengo in gran cale l’Anpi, acronimo per Associazione nazionale partigiani d’Italia, di cui fanno parte 6000 ex partigiani reali su 125mila iscritti. Gente immagino perbenissimo ma che nulla ha avuto a che fare con i rischi, con il dolore, con i supplizi, con le imboscate, con le rappresaglie, con le “scarpe rotte” della guerriglia partigiana.

     

    Tanto è vero che l’Anpi di oggi s’è premurata a metter becco sul votare “sì” o “no” al referendum del 4 dicembre, e anche quello non c’entra niente con il “contesto” del 25 aprile. Saranno a dir poco trent’anni che ogni anno scrivo un articoletto in cui dico che quel “contesto” è talmente lontano dall’oggi e che sarebbe meglio lasciar perdere un cerimoniale dove ognuno ci mette quello che vuole e quello che lo assilla sino a farne una patologia.

    brigata ebraica brigata ebraica

     

    (Ho visto un corteo di questi giorni dov’era esibito il seguente striscione: “Fuori il fascismo, fuori il nazismo, fuori il governo Renzi”).

     

    Il 25 aprile 1945 è stata una cosa semplice semplice. Il momento in cui uno dei più grandi anticomunisti del secolo, Winston Churchill, s’è alleato con Stalin per buttar giù “quel nazismo” e “quel fascismo”. (Ricordatevi che era stato Mussolini a dichiarare guerra alla Francia, all’Inghilterra, all’Urss, agli Usa. Dio, che vergogna).

     

    anpi partigiani milano anpi partigiani milano

    Quell’alleanza e quella vittoria. Ecco tutto, ma è tantissimo. Enorme. Solo che dopo quel giorno tutto cambia. Perché non c’è più quel nazi-fascismo e c’è invece un’Armata Rossa che si accaparra la gran parte dell’Europa. E dunque che senso hanno adesso e ora i cortei del 25 aprile?

     

    Nuove date, nuove tragedie, nuovi orrori, tutt’altre alleanze. Ecco quello che è venuto dopo. Un altro millennio, e sapete tutti a che cosa mi riferisco. Resta la memoria, ovvio. Dipendesse da me il 25 aprile lo commemorerei così.

    partigiani a montecitorio per i 70 anni dalla liberazione 7 partigiani a montecitorio per i 70 anni dalla liberazione 7

     

    Metterei un banchetto all’angolo di una strada su cui vendere quel libro apicale della mia giovinezza, ”Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana”, quello voluto e curato da Giovanni Pirelli, dove ce l’hai a iosa un campionario del dolore e della morte di esseri umani che seppero rischiare.

     

    E a quel libro ne accosterei un altro, il “Ricorda che cosa ti ha fatto Amalek” di Alberto Nierenstejn, l’ebreo polacco la cui famiglia era stata distrutta dai nazi e che era venuto a combattere in Italia contro i fascisti e i nazisti del 1944-1945. In quell’Italia, in quegli anni. Talmente remoti dal 2017.

     

    Giampiero Mughini

    ALBERTO NIRENSTEIN ALBERTO NIRENSTEIN

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