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    “NON HO PARLATO CON MARRONI” - NELL’ORA DAVANTI A PIGNATONE, LUCA LOTTI SOSTIENE CHE NON FU LUI A RIVELARE DELL’INCHIESTA CONSIP ALL’AD LUIGI MARRONI: “NON SAPEVO NEANCHE CI FOSSE UN’INDAGINE” - INTANTO ALFREDO ROMEO È AI DOMICILIARI: DAL 4 LUGLIO ATTENDEVA IL BRACCIALETTO ELETTRONICO PER USCIRE DAL CARCERE


     
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    lotti in senato per la mozione di sfiducia lotti in senato per la mozione di sfiducia

    Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera”

     

    Un'ora e poco più di faccia a faccia con i magistrati romani per ribadire che non fu lui a parlare delle indagini su Consip all' allora amministratore delegato Luigi Marroni «perché dell' inchiesta neanche conoscevo l' esistenza». Il ministro dello Sport Luca Lotti compare per la seconda volta davanti al pm Mario Palazzi, l' aggiunto Paolo Ielo e il procuratore Giuseppe Pignatone e si difende dall' accusa di rivelazione del segreto d' ufficio e favoreggiamento.

     

    Con l' avvenuta marcia indietro del presidente di Publiacqua Firenze, Filippo Vannoni, e al netto di eventuali altri elementi d' indagine al momento non noti, la posizione dell' ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo Renzi si gioca così sulle opposte versioni fornite da lui e dal manager della centrale acquisti della Pubblica amministrazione, costretto a dimettersi a fine giugno dopo che era decaduto il cda.

     

    LUIGI MARRONI LUIGI MARRONI

    «Il ministro Lotti ha risposto puntualmente, in un clima sereno, a tutte le domande che gli sono state rivolte e ha ribadito con fermezza la sua estraneità ai fatti contestati», dicono i suoi avvocati Franco Coppi ed Ester Molinaro dopo l' interrogatorio tenuto nella caserma dei carabinieri di via In Selci, al riparo da taccuini e telecamere. Il fedelissimo del segretario del Pd era stato già sentito, su sua richiesta, il 27 dicembre dopo aver appreso di essere indagato (e per quella fuga di notizie la procura di Roma indaga il collega napoletano Henry John Woodcock).

     

    FILIPPO VANNONI FILIPPO VANNONI

    Come detto, il suo nome è stato fatto da Marroni e Vannoni. Ma mentre il primo ha confermato a giugno ai pm romani quello che raccontò in Procura a Napoli («Ho appreso in quattro differenti occasioni da Vannoni, dal generale Emanuele Saltalamacchia, dal presidente di Consip Luigi Ferrara e da Lotti di essere intercettato»), il secondo ha ritrattato nel passaggio del fascicolo dal capoluogo campano alla capitale.

     

    A Napoli Vannoni parlava da testimone, sotto giuramento: «Fu Luca Lotti a dirmi che c' era una indagine su Consip, dicendomi di stare attento». A Roma da indagato (rivelazione e favoreggiamento) con possibilità di mentire ma anche il rischio di vedersi contestata la falsa testimonianza per il cambio di versione.

    PIGNATONE PIGNATONE

     

    «Nel 2016 ho visto Vannoni solo una volta, per caso a Palazzo Chigi», ha ribadito ieri Lotti. «Era il 21 dicembre e mi chiese scusa per avermi tirato in ballo con una bugia. Gli dissi: "Non ti do una testata solo in rispetto del luogo in cui siamo"». Il tutto sarebbe avvenuto davanti a un testimone che ora potrebbe essere convocato dai pm.

    Intanto, l' imprenditore Alfredo Romeo è andato ai domiciliari. Dal 4 luglio attendeva il braccialetto elettronico per uscire dal carcere dov' era finito per una mazzetta da 100 mila euro al funzionario Consip, Marco Gasparri.

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