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    NO LIMITS! L’INCREDIBILE STORIA DI MATTEO ORSI, IL 19ENNE CHE IN SEDIA A ROTELLE A PING PONG BATTE CHI STA IN PIEDI – A 16 ANNI L’INCIDENTE, POI L’INIZIO DEGLI ALLENAMENTI, I PRIMI IMBARAZZI IN SQUADRA E ORA IL SOGNO DI PARTECIPARE AI GIOCHI PARALIMPICI DI TOKYO 2020: “MA PRIMA C’E’ LA MATURITA’…” – VIDEO


     
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    EriKa Dellacasa per il Corriere della Sera

     

    Il ping pong è uno sport storico in Liguria, è stato un gruppo di portuali a fondare nel novembre del 1945 a Genova la prima Federazione nazionale anche se la loro iniziativa non ebbe seguito e l' organismo si ricostituì a Livorno. Il ping pong - o tennistavolo - richiede grande concentrazione e velocità di riflessi.

     

    MATTEO ORSI MATTEO ORSI

    Matteo Orsi, 19 anni, è un giovane campione albisolese e si accalora nello spiegare la sua tecnica: «Quest' anno ho dovuto rallentare un po' gli allenamenti perché ho l' esame di Maturità ma in ogni caso mi alleno almeno due ore al giorno, cinque giorni alla settimana». La sua squadra - l' Asd di Savona - è appena stata promossa dalla serie D2 alla D1, la sua performance ha fortemente contribuito a questo successo: ha lasciato agli avversari solo quindici dei 93 set disputati, praticamente imbattuto in campionato. Matteo gioca in carrozzella. Gioca con avversari «in piedi».

     

    Tre anni fa, a sedici anni, giovanissimo calciatore, ragazzo atletico, Matteo stava tornando in motorino da una partita di pallone, era il 25 maggio 2014, quando un' auto gli taglia la strada. Cade battendo violentemente la schiena, le sue condizioni sono gravi, resterà sei mesi in coma. Riporta lesioni spinali. Quando si sveglia non può più camminare.

    «Sono stato dimesso dall' ospedale di Pietra Ligure il 25 ottobre del 2014 - dice, ricordando quei giorni con poche parole asciutte -. Il 28 ottobre ho fatto il primo allenamento. Mi hanno aiutato molto gli amici, non si sono mai allontanati».

     

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    La volontà di non cedere colpisce in un ragazzo così giovane. «All' unità spinale - spiega - era iniziato proprio allora un progetto di tennistavolo, avevo cominciato ad avvicinarmi allo sport e poi d' estate, in campagna, giocavo con gli amici a ping pong, insomma mi è venuto naturale».

     

    La società sportiva Asd Tennistavolo di Savona lo prende nel team: «All' inizio - dice Matteo - mi sono accorto che con i miei compagni c' era qualche imbarazzo, forse del disagio, non sapevano bene come comportarsi con me in carrozzina, loro in piedi. Ma la situazione si è sbloccata presto, adesso sono uno della squadra, gioco la mia partita in campionato con i normodotati e do tutto, non ho mai l' impressione che gli avversari mi facciano vincere perché sono disabile, gli allenatori avversari ci tengono a passare di categoria, non vogliono mica retrocedere...».

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    «La nostra è una piccola società che non aveva mai tesserato un giocatore disabile - dice il presidente Maurizio Nazzari -, abbiamo iniziato con Matteo tre anni fa e siamo cresciuti, da allora abbiamo vinto tanto. Normodotati e paralimpici insieme, questo è il nostro metodo». Dopo Matteo sono arrivati all' Asd Tennistavolo Savona altri due atleti in carrozzina dimessi dall' unità spinale di Pietra Ligure. Oggi i tesserati disabili sono sei su sessanta. Ci sono dei progetti nel cassetto insieme con il campus universitario di Savona, l' idea di diventare una polisportiva paralimpica.

     

    Matteo gioca anche nei campionati in carrozzina, nel 2016 ha vinto tre ori ai mondiali under 23 a Praga, quest' anno è campione italiano assoluto: «Con la squadra paralimpica - dice - è stata subito un' esperienza bellissima: dal primo giorno mi hanno coccolato tutti. Quando sono arrivato avevo sedici anni, ero il più giovane». Ora Matteo pensa a qualificarsi alle paralimpiadi di Tokyo in programma nel 2020, prima però ha la Maturità al liceo scientifico e la scelta dell' università: «Vorrei iscrivermi a Ingegneria...».

     

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