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    NON C’E’ BLOCCO CHE TENGA: TRAFFICANTI E SCAFISTI COMINCIANO A SPERIMENTARE NUOVE ROTTE CHE COINVOLGONO L’ITALIA (SOPRATTUTTO LA SICILIA) - MA ANCHE LA SPAGNA COME TESTIMONIANO I RECENTI “SFONDAMENTI” DELLA FRONTIERA NELL’ENCLAVE SPAGNOLA DI CEUTA, IN MAROCCO, DA PARTE DI CENTINAIA DI MIGRANTI 


     
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    Fabio Albanese per www.lastampa.it

    LE NUOVE ROTTE DEI MIGRANTI LE NUOVE ROTTE DEI MIGRANTI

     

    Non sono solo i numeri del Viminale a descrivere la nuova situazione che si è creata nel Mediterraneo centrale: davanti alla Libia non c’è più nessuno; trafficanti e scafisti cominciano a sperimentare nuove rotte che coinvolgono ancora l’Italia, e sempre la Sicilia, ma anche la Spagna come testimoniano i recenti «sfondamenti» della frontiera nell’enclave spagnola di Ceuta, in Marocco, da parte di centinaia di migranti, gli ultimi appena ieri.  

     

    MIGRANTI ROTTE MIGRANTI ROTTE

    Il mare davanti alla Libia, ieri pomeriggio: tante petroliere, diversi mercantili, alcuni pescherecci e due sole imbarcazioni delle Ong, la Phoenix della maltese Moas, impegnata a Est di Tripoli nel doppio salvataggio di 235 persone, e la Golfo Azzurro della spagnola Pro Activa Open Arms, di fronte a Tripoli ma in navigazione verso Malta. Se solo si recupera dall’archivio una immagine della stessa area a fine aprile, quando il caso Ong esplose, il raffronto è impietoso: allora di navi delle Organizzazioni non governative ce n’erano quattro proprio davanti alla costa della Libia, nella zona di Zuwara, a Ovest di Tripoli, una delle «capitali» dei trafficanti di uomini. 

     

    Ieri, tutte le altre navi delle Ong erano nei porti o stavano per entrarci: sono a Catania la Vos Prudence di Medici senza Frontiere e la Aquarius di Sos Mediterranée; nel porto della Valletta, a Malta, ci sono la Open Arms della Pro Activa Opena Arms, la Vos Hestia di Save the Children, le due imbarcazioni della tedesca Sea Watch. La nave della Sea Eye era attesa a Malta in serata. 

     

    NAVI ONG MIGRANTI NAVI ONG MIGRANTI

    Lo scenario è cambiato e, anche se è difficile dire se sia l’effetto della risorta Guardia costiera libica che usa minacce e armi per convincere gli scettici, se per via del codice del Viminale, se per strategie dei trafficanti o chissà per cos’altro, la realtà è questa. 

     

    Se ne sono accorti pure ad Agrigento dove, dall’inizio dell’estate, sulle spiagge meno frequentate compaiono barche in legno con scritte in arabo, qualche bidone d’acqua e qualche tanica di carburante a bordo, abbandonate sulla battigia o incagliate in qualche secca. Spesso sulla spiaggia si incontrano vestiti inzuppati e resti di cibo. Le ultime tre barche sono state trovate tra mercoledì e ieri: una era tra Porto Empedocle e Realmonte, nei pressi della spettacolare parete rocciosa bianca della Scala dei Turchi; testimoni dicono che erano in dieci, sono sbarcati sulla secca e poi sono andati via. A Siculiana le altre due: prima nella notte una piccola barca poi nella mattinata di ieri un peschereccio da cui sarebbero scese 40 persone, 30 bloccate dai carabineri. 

    ONG E MIGRANTI ONG E MIGRANTI

     

    La Procura di Agrigento ha già aperto «sei o sette fascicoli», anche se il riserbo è massimo: «Questo fenomeno è comparso da un paio di mesi – dice un inquirente – le barche di solito hanno 15-20 persone a bordo e arrivano in zone poco frequentate, gli occupanti percorrono a piedi distanze anche molto impegnative prima di far perdere le loro tracce». Chi sono, da dove vengono questi migranti che al momento sfuggono a qualsiasi statistica? «Stiamo lavorando sul fatto che possano essere persone in fuga da Tunisia e Libia – spiega la fonte – gente che ha una ingente disponibilità di denaro, con un’organizzazione completamente diversa da quelle delle grandi partenze dalla Libia, e che probabilmente ha contatti a terra in Sicilia».

     

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    Le «barche fantasma» di Agrigento, come le hanno battezzate i volontari dell’associazione Mareamico che segnala di continuo le nuove imbarcazioni abbandonate sulle spiagge, si trovano più spesso tra Realmonte e Siculiana, dove arrivano probabilmente dalla Tunisia dopo aver attraversato il Mediterraneo, superando le barriere di Frontex, le navi dell’operazione Sophia, e anche gli avvistamenti delle Ong. Arrivano su coste che non è facile vigilare, addirittura nelle aree protette, spesso non servite da strade ma al massimo da qualche sentiero: «È un fenomeno su non larga scala – confida la fonte – dire “élite” è forse una parola sbagliata, ma certo si tratta di persone che si possono permettere un viaggio più comodo e sicuro».  

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