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    VE L'AVEVAMO DETTO: OCCHIO A BORGHI (E BAGNAI) - ''LASCIARE L'EURO NON È NEL CONTRATTO MA PER L'ITALIA SAREBBE POSITIVO. LO SPREAD SALE PERCHE' SEMBRA POSSIBILE UN ACCORDO TRA FRANCIA E GERMANIA SULLE PROCEDURE DI RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO DELLA ZONA EURO. E QUESTO SAREBBE PERICOLOSO PER L ITALIA. IL FONDO MONETARIO EUROPEO SAREBBE UNA TROJKA OBBLIGATORIA'' - ''IL GOVERNO NON VUOLE USCIRE DALL'EURO, MA FARE INVESTIMENTI PUBBLICI''


     
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    1. BORGHI&BAGNAI, I DUE GUASTATORI CHE FANNO TREMARE I MERCATI

    Roberto Petrini per la Repubblica

    borghi salvini bagnai borghi salvini bagnai

     

    Due guastatori euroscettici, Borghi& Bagnai, si insediano nei fortilizi parlamentari decisivi per i conti economici. L' attacco anti- sistema di Matteo Salvini colpisce ancora una volta l' economia, il fianco scoperto dell' Italia. Nel mezzo della bufera aizzata sugli immigrati e appena l' Italia nelle ultime ore aveva recuperato un po' di credibilità europea con il discorso parlamentare del ministro del Tesoro Giovanni Tria, il vicepremier mira al pallino e manda di nuovo tutto all' aria. La doppia nomina contribuisce a far salire lo spread a quota 242.6, spinge la Borsa giù del 2 per cento e fa diventare roventi i telefoni degli operatori.

     

    Con una mossa risoluta Salvini ha deciso di buttare nella mischia parlamentare, con ruoli di primo piano, i due commandos anti- euro più agguerriti e determinati: Claudio Borghi e Alberto Bagnai, economisti con Dna euroscettico conclamato, nominati rispettivamente presidente della cruciale Commissione Bilancio della Camera e della non meno importante Commissione Finanze del Senato. I due, insieme agli avanguardisti della prima stagione gialloverde, erano rimasti fuori dalle posizioni di governo: troppo estremisti per assecondare la "linea Tria", prevalente dopo lo stop a Paolo Savona.

     

    claudio borghi matteo salvini alberto bagnai claudio borghi matteo salvini alberto bagnai

    Ora tuttavia Salvini, che non ha mai ingoiato il rospo della rinuncia al ministero dell' Economia, sferra un pericoloso colpo di coda. Risultato: con l' elmetto calzato sul capo alla guida della Commissione Bilancio della Camera, che rese famoso Paolo Cirino Pomicino negli Anni Ottanta, dove viene costruita la Finanziaria e passano tutti i maggiori provvedimenti economici, arriva Claudio Borghi, 48 anni, già alla Deutsche Bank.

     

    Il neopresidente, euroscettico dichiarato, rimpiange il logo della Lega Nord delle europee del 2014 dove campeggiava «Basta Euro » e racconta che il primo gennaio del 2002 andò al bancomat per verificare se usciva veramente quella che chiama, senza neanche scherzare troppo, «orrida monetaccia ».

     

    Il presidio si rafforza al Senato dove alla Commissione Finanze ci sarà Alberto Bagnai, il bellicoso economista cinquantaseienne, laureato alla Sapienza. Di lui si ricordano un articolo del 2011 sul Manifesto intitolato « L' uscita dall' euro» e le polemiche anglo-romanesche sul suo beffardo sito Goofynomics: « Draghi! Portece n' antro ltro » , dove per " ltro" si intende la sigla delle operazioni di rifinanziamento della Bce.

     

    matteo salvini claudio borghi matteo salvini claudio borghi

    I due, per niente sprovveduti, contrattaccano. Bagnai ribatte: «Se sale lo spread significa che i mercati sono stati sorpresi e dunque sono poco efficienti». Borghi se la cava con una fredda battuta: « Dire che lo spread sale per colpa nostra è come dire "piove governo ladro" ».

     

    In Europa e sulle principali piazze finanziarie gli operatori allargano le braccia e non hanno più parole per spiegare la politica dei gialloverdi italiani. «Ci chiedono aggiornamenti ogni giorno » , racconta Vincenzo Longo, analista di Ig. « Dobbiamo convivere con le esternazioni dei politici», si sfoga Anna Benassi della Kepler Chevreux. Decreta Gianni Piazzoli di Equita: «C' è la sensazione che il controllo della Lega all' interno del Parlamento sulle questioni economiche sia assai significativo » .

     

    Del resto, oltre alla nomina dei due euroscettici, Salvini e Di Maio ieri hanno fatto di tutto e per deligittimare l' intervento in Parlamento di Tria che aveva perorato la causa della continuità, del consolidamento dei conti pubblici e del dialogo con Bruxelles. Fin dalla mattina ad Agorà Salvini ha stroncato la difficile posizione di Tria: «Il ministro dell' Economia fa il suo mestiere, ma noi rispettando i vincoli chiederemo più margini all' Ue per flat tax e reddito di cittadinanza».

    matteo salvini claudio borghi matteo salvini claudio borghi

     

    Siccome le due misure costano tra i 60 e gli 80 miliardi è come chiedere di sfondare il rapporto deficit- Pil oltre il 3 per cento. Di Maio non è da meno anche se con toni più soft: « Non è vero che Tria non sta assecondando le proposte di M5S e Lega», anzi secondo il vicepremier grillino investimenti, reddito di cittadinanza e flat tax aumenteranno il Pil e consentiranno di ridurre il debito. Non proprio la stessa cosa che ha detto Tria, l' altra faccia del governo gialloverde, il quale ieri da Lussemburgo non ha potuto far altro che ripetere che l'«euro non è in discussione».

     

     

    2. BORGHI: «LASCIARE L' EURO NON È NEL CONTRATTO MA PER L' ITALIA SAREBBE POSITIVO»

    Lorenzo Salvia per il Corriere della Sera

     

    «Non so se ridere o piangere».

     

    Perché?

    «Leggo che lo spread sarebbe tornato a salire perché io e Alberto Bagnai siamo stati eletti presidenti delle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Ma andiamo, su. Mi pare la versione moderna di quel vecchio detto».

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    Quale detto?

    «Piove, governo ladro. Anzi: piove, presidenti di commissione ladri».

     

    Claudio Borghi è l' autore di «Basta uro», volume uscito nel 2014 con il sotto titolo «Come uscire dall' incubo» e post fazione di Matteo Salvini. Ex managing director di Deutsche Bank, è stato appena eletto presidente della commissione Bilancio della Camera, posizione strategica per «guidare» tutti i provvedimenti economici che passeranno in Parlamento, a partire proprio dalla Legge di Bilancio, la vecchia Finanziaria.

     

    Presidente, allora perché lo spread è tornato salire dopo giorni di relativa calma?

    «Perché sembra possibile un accordo tra Francia e Germania sulle procedure di ristrutturazione del debito della zona euro. E questo sarebbe pericoloso per l' Italia».

     

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    In che senso?

    «Avremmo un Fondo monetario europeo che finirebbe per essere una specie di Trojka obbligatoria. Questo è il rischio, questo è il motivo per cui lo spread è tornato a salire. Se la saldissima zona euro trema perché io e Bagnai siamo stati eletti presidenti della commissioni c' è davvero da preoccuparsi».

     

    Perché, ci vedrebbe un complotto?

    «No, perché vorrebbe dire che la zona euro è tutt' altro che saldissima. Lo spread non sale e non scende perché una persona ricopre questo o quell' incarico».

     

    Be', nei giorni del braccio di ferro su Paolo Savona come ministro dell' Economia lo spread salì eccome.

    «Avete esagerato. Cinque anni fa, quando presidente della commissione venne eletto Francesco Boccia, lo spread mica precipitò».

     

    «Rottamare l' Euro - scrive Borghi nell' introduzione del suo volume - non è una scelta: questo sistema è destinato INEVITABILMENTE a finire, l' unico dubbio è QUANDO». Presidente, ma davvero con lo spread non c' entra nulla il fatto che lei sia dichiaratamente euroscettico?

    «Io sono e resto convinto che per l' Italia il recupero della sovranità monetaria sarebbe positivo per la soluzione di tanti problemi».

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    Non mi pare un dettaglio.

    «Aspetti. Ma mi rendo conto che si tratta di un processo difficile e che bisogna avere una maggioranza in Parlamento che oggi non c' è. L' uscita dall' euro, infatti, non è nel contratto di governo. E non era nemmeno nel programma del centrodestra, perché Forza Italia non era d' accordo».

     

    Ma se in futuro la Lega dovesse presentarsi da sola alle elezioni l' uscita dall' euro sarebbe nel programma oppure no?

    «Noi ci presenteremo a ogni elezione spiegando quali sono, secondo noi, le cose migliori da fare. Poi, come sempre, tutto dipende dai numeri che hai in Parlamento».

     

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    È vero che nella Lega c' è un po' di insofferenza verso il ministro dell' Economia Giovanni Tria, considerato troppo in continuità con il suo predecessore Pier Carlo Padoan?

    «Non mi risulta affatto. Io Tria non lo chiamo Pier Carlo, se è questo che vuol sapere.

    Guardi, ogni economista è appassionato di qualcosa: io dell' euro (ride), Tria degli investimenti pubblici. E questo è fondamentale per un governo che, lo ripeto, non vuole uscire dall' euro, ma vuole sviluppare gli investimenti pubblici. A differenza di Pier Carlo, quello vero, che sugli investimenti pubblici aveva fatto il contrario».

     

    Nella prossima legge di Bilancio sarà difficile mantenere tutte le promesse. Cosa ci deve assolutamente essere, secondo lei?

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    «Dopo anni di prelievo si deve far tornare il denaro nel circuito economico. La Flat tax, quindi, a partire dall' intervento per le imprese. E un risarcimento vero per i risparmiatori che hanno perso i loro soldi per le risoluzioni bancarie, compresi gli azionisti.

    Poi potrebbe arrivare anche una legge per rivedere la riforma della Banche di credito cooperativo».

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