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    PARIS, DALLE STELLE ALLA...STALLA - LA "STREIF" DI KITZBUEHEL SI TINGE D’AZZURRO: NELLA DISCESA LIBERA DEL MITO LO SCIATORE ITALIANO DOMINIK PARIS REPLICA IL SUCCESSO DEL 2013 - COL MONTEPREMI DI 75MILA € ADESSO POTRA’ COSTRUIRE LA STALLA DEI SUOI SOGNI - VIDEO DA BRIVIDI


     
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    Alessandra Retico per repubblica.it

     

    PARIS PARIS

    Due volte Dominik, mai nessun italiano prima di questo gigante della Val d'Ultimo era riuscito in una cosa così assurda: dominare la Streif di Kitzbuehel, la discesa del mito, la libera che porta in paradiso. Paris, 27 anni, sì: vince strapazzando tutta la concorrenza, lo squadrone dei norvegesi, francesi, austriaci, svizzeri e pure i compagni di squadra Peter Fill, vincitore l'anno scorso e a lungo sul podio provvisorio dietro a Dominik, e anche Christof Innerhofer, che ieri è stato secondo nel superG e che ispirato dal rischio è quasi finito sulle reti poco dopo la partenza, rimanendo in piedi per un soffio (e alla fine è 17°).

     

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    Dietro al gigante Domme, come lo chiamano, si infila con un colpo beffardo il francese Valentin Giraud Moine, 24 anni, che partito col numero 24, dopo circa un'ora e mezza di gara, butta giù l'azzurro Fill dal podio che era terzo dopo l'inserimento di un altro francese, Johan Clarey, che gli prenderà alla fine il posto. "Ma qui non puoi ridere fino all'ultimo e non puoi piangere se arrivi quarto" dice Peter, altoatesino di Castelrotto, 34 anni. "Sapevo di non aver fatto una manche perfetta, sbagliando in due punti e pagando in velocità. Ma già da subito non avevo sensazioni buone e comunque se è andata a finire così, vuol dire che i francesi sono stati più bravi".

     

    E più di loro, Dominik. Nessuno lo raggiunge in vetta (in 1'55''01), Valentin Giraud Moine gli sfiora gli scarponi, secondo a +0.21 e l'altro francese Clarey si ferma dietro a +0.33. (Fill quarto a +0.40). Con Paris si congratula uno che parla la sua stessa lingua veloce, Niki Lauda sale a stringergli la mano. Domme è un animale rock (adora la musica heavy metal, in realtà) sulla pista per marziani stavolta sciata per intero da cima in fondo in condizioni di tempo e neve perfette, sotto il sole brillante.

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    Ci aveva già vinto nel 2013 sulla Streif, mentre due anni fa fu secondo in libera e vinse il superG. Ci parla con questi monti, Paris. Successo numero sette della carriera per lui, ma questo non è come gli altri. "Vincere la prima volta è stato bellissimo, ma ci poteva anche stare. Farlo la seconda volta dà un'emozione in più, è speciale, perché è difficile riconfermarsi il più forte. Devo dire la verità: non me lo aspettavo. Sono stato anche fortunato: quelli forti sono andati bene nella parte alta, ma poi hanno perso velocità in basso o sono caduti come Beat Feuz. Io sono scivolato due volte in cima, sotto sono invece andato velocissimo e sul salto finale temevo di atterrare a casa". Casa Italia.

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    Che si fa bella: con questo, è il successo numero quattro per gli azzurri, il secondo di fila (il primo fu Kristian Ghedina nel 1998). Ci ha provato anche Christof Innerhofer a fare di nuovo l'acrobata dopo essere stato secondo in superG dopo un volo d'angelo:

    dopo nemmeno 30 secondi di gara, velocissimo, Inner finisce con lo sci sinistro sulle reti di protezioni, rimane in bilico, non cade, ritto sull'altra gamba. Ma perde velocità e finisce 17°.

     

    Dice: "Ero molto disponibile a rischiare anche oggi. Ma avendo fatto una prova in meno degli altri, non avevo garanzie che potesse andare. Ma sono contento per Dominik, con cui ho diviso la stanza in questi giorni. Grande atleta e grande persona". Enorme, come la Streif.

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