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    “MENO MALE CHE SILVIO C'È”? “QUELLA CANZONE MI HA PORTATO SOLO GUAI. DA ANNI SONO PER TUTTI UN REIETTO - PARLA ANDREA VANTINI, L'AUTORE DELL'INNO: ''DOVE SAREBBERO OGGI GUCCINI, VENDITTI, DE GREGORI, MANNOIA SENZA LE FESTE DELL' UNITÀ? - L'ISPIRAZIONE MI VENNE DOPO GLI ATTACCHI DI SANTORO AL CAVALIERE - IL BRANO NON PIACQUE A FINI, CHE LO OSTEGGIÒ E MI DISSE…” - VIDEO!


     
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    Paolo Giovannelli per “la Verità”

     

    ANDREA VANTINI ANDREA VANTINI

    Andrea Vantini, cantautore originario della provincia veronese, si è macchiato, come egli stesso spiega «del peccato originale di aver osannato Satana». Il quarantottenne, padre di due figli maggiorenni, Francesco e Mattia, che oggi vive sul lago di Garda con la sua compagna «speciale», Chiara, è stato l'autore e compositore della canzone Meno male che Silvio c' è, quella che nel 2008 fece trionfare il centrodestra alle elezioni politiche e il suo leader Silvio Berlusconi. Il marchio sembra essere «a fuoco», come quelli che un tempo contrassegnavano le carni dei prigionieri e degli schiavi: indelebile.

     

    FRANCESCA PASCALE NELL INNO PDL - MENO MALE CHE SILVIO CE FRANCESCA PASCALE NELL INNO PDL - MENO MALE CHE SILVIO CE

    Vantini, nel mondo dello spettacolo, questa canzone le ha portato più soldi o più guai?

    «Direi più guai visto che, da anni, sono per tutti un reietto, colleghi cantanti e manager Guccini si è messo a ridacchiare di me in un suo concerto, chiedendosi davanti al pubblico chi possa aver scritto una schifezza del genere. Troppo facile adottare tali comportamenti denigratori verso un altro artista, snobbando l'intera sua produzione musicale».

     

    Solo per aver fatto uno spot elettorale?

    «Quel brano, infatti, è uno spot. Ma se avessi fatto una canzone per Giorgio Almirante, avrei avuto meno ripercussioni negative sulla mia carriera. La mia colpa è aver scritto quelle parole che non si potevano dire: "Meno male che Silvio c'è". Un' affermazione grave che il mondo dello spettacolo, foraggiato economicamente dalla sinistra, mi sta ancora facendo pagare. L'antipatia, se non l' odio, che la sinistra provava per Berlusconi si è riflessa, in parte, su di me».

    ANDREA VANTINI ANDREA VANTINI

     

    Poteva non scriverlo, quel brano Qualche rimpianto?

    «Allora, come oggi, mi era simpatico l'uomo Berlusconi, quindi sono contento di aver scritto quello che è poi diventato l' inno del Popolo della libertà. Inizialmente, infatti, la mia canzone era intitolata A Silvio. Giocai con la poesia di Leopardi, ma la verità è che fu Michele Santoro a ispirarmi. La musa Santoro, mentre in tv attaccava Berlusconi a testa bassa, come un toro nell' arena, mi fece pensare: "È mai possibile che tutti i guai dell' Italia possano essere imputabili a un uomo solo?". Come se Berlusconi fosse stato il male in persona, Satana appunto. Ringrazierò sempre Santoro se, d' impulso, composi quel brano. Tuttavia mai mi sarei aspettato di ricevere, come ritorno, tanta ostilità da parte di molti colleghi che non osano, a tanti anni di distanza, accostare il loro nome al mio e non vogliono lavorare con me».

    INNO PDL - MENO MALE CHE SILVIO CE INNO PDL - MENO MALE CHE SILVIO CE

     

    Dell' entourage di Berlusconi a chi piacque Meno male che Silvio c' è?

    «Gasparri, ad esempio. Ma non credo a Verdini. Di certo non a Fini, che osteggiò profondamente il brano poiché, disse, a lui nessuno aveva mai scritto un inno. Gli risposi che non aveva la statura sufficiente per avere un suo inno. Anche Emilio Fede bocciò la mia canzone. Paolo Berlusconi mi mandò da lui: il direttore del Tg4 gettò il cd sul tavolo e mi liquidò dal suo ufficio. Poi la trasmise a ogni tg, dopo che Silvio l' aveva approvata a Villa San Martino».

     

    Cosa le accade, professionalmente, oggi?

    ANDREA VANTINI ANDREA VANTINI

    «Per le agenzie di management, da quando ho scritto quella canzone, ho la peste bubbonica. Chiedo loro di farmi un preventivo per un tour, per la logistica o propongo qualche progetto musicale? Nemmeno mi rispondono. Eppure nei miei brani canto le donne, l'amore, i giovani e le loro speranze, le idee da difendere. Basta andare su Youtube e scrivere Andrea Vantini: mi piace mettere sul palcoscenico un pianoforte, una fisarmonica, un violino, un sassofono.

     

    Nel mondo dello spettacolo c'è un' ipocrisia di fondo, che trovo sconcertante. Ai miei colleghi, che mi evitano accuratamente, dico: "Il più pulito scagli la prima pietra". Dove sarebbero oggi Guccini, Venditti, De Gregori, Mannoia senza le feste dell' Unità? Intanto, però, quello stesso mondo, monopolizzato dalla sinistra, mi ha ostracizzato. Per me, lavorare in Italia, è diventato quasi impossibile mentre, all'estero, i miei progetti musicali vengono considerati, specie in Russia e in Cina».

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    Ha scritto canzoni per personaggi ben diversi da Berlusconi, come don Antonio Mazzi e José Alberto Mujica Cordano, l' ex rivoluzionario socialista poi presidente dell' Uruguay

    «Pochi sanno della canzone dedicata a don Mazzi, non l'ho mai pubblicata. Era per un suo compleanno, camminai con lui da Bologna a Firenze. Mi piaceva il suo progetto, la sua comunità Exodus, il suo impegno: il suo non mollare mai, nemmeno davanti alla droga. El Pepe è invece il titolo di quella scritta per il presidente uruguagio José Mujica, il tupamaro marxista-leninista divenuto poi il presidente della sobrietà.

     

    Nel suo pozzo-prigione contava gli insetti per passare il tempo, lo torturavano. La fatica, l'impegno delle persone, la loro capacità di lottare, di non arrendersi mai mi attraggono. Anche quando ho scritto A Silvio, il mio non era un omaggio al Popolo della libertà o al centrodestra, ma solo a un uomo che voleva cambiare l' Italia».

     

    ANDREA VANTINI ANDREA VANTINI

    Come mai molti artisti dello spettacolo si professano «di sinistra»?

    «Possono aver aderito, ideologicamente, per simpatia, ai principi della sinistra. Specie in gioventù. Poi, però, molti restano in quel campo perché la sinistra li foraggia. Nel fare questo, la sinistra è molto più capace del centrodestra che, sbagliando, trascura gli artisti. Benigni, ex paladino della Costituzione e la cui capacità artistica è indiscutibile, ha difeso il referendum di Renzi e, al tempo stesso, il suo lavoro in Rai.

     

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    Accade anche che qualcuno, come Fiorella Mannoia, davanti alla falsa sinistra di Renzi, non ce la faccia più e dichiari le sue simpatie per i grillini. Alla sinistra odierna, ormai dai principi liquefatti e interessata solo ai soldi, non servono più cantautori come Dalla, Vecchioni, Bertoli, dotati di senso critico. Per l'arrogante sinistra costruita da Renzi, chi pensa è scomodo De André poi, che non era di sinistra ma anarchico, avrebbe fatto «a pezzetti» il povero Renzi. O, forse, vista la sua levatura umana e artistica, non se ne sarebbe nemmeno occupato».

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