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    PD IN MEZZO AL GUANO SULLA CONSIP – IL PRESIDENTE FERRARA RITRATTA SU LOTTI E DEL SETTE E VIENE INDAGATO: AVREBBE DETTO BUGIE AI PM DI ROMA – LOTTA CONTRO IL TEMPO IN PARLAMENTO, I RENZIANI NON VOGLIONO VOTARE LA SFIDUCIA ALL'EX RENZIANO MARRONI CHE PROMETTE DI NON DIMETTERSI E DI VUOTARE IL SACCO SU LOTTI - TIRO AL PICCIONE SU MATTEO


     
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    1. SALVINI PRO MARRONI

    Tommaso Ciriaco per la Repubblica

     

    MARRONI CANTONE MARRONI CANTONE

    Il caso non è chiuso, anche se il consiglio d' amministrazione di Consip è decaduto e Luigi Marroni - statuto alla mano - ha l' obbligo di convocare entro otto giorni l' assemblea dei soci per rinnovare il board dell' azienda. «L' amministratore delegato non deve dimettersi - cavalca l' onda Matteo Salvini, durante "L' intervista" su Sky Tg24 - deve parlare e dire se c' è stato qualcosa di illecito. Non vorrei che azzerassero tutto perché c' è qualcuno che vuole parlare. Se ha sollevato dubbi su appalti, politica e sinistra deve poterlo dire».

     

    luigi ferrara consip luigi ferrara consip

    Ecco la nuova linea di tensione tra il governo e le opposizioni. E al centro c' è sempre lui, Marroni, il principale testimone nell' inchiesta che vede indagato anche il ministro renziano Luca Lotti per rivelazione di segreto d' ufficio. Come se non bastasse, la vicenda si arricchisce di un nuovo capitolo: il presidente dimissionario della Consip Luigi Ferrara risulta indagato dalla Procura di Roma per il reato di false informazioni ai pm. E questo perché venerdì scorso, durante la sua audizione con i magistrati che lo avevano convocato in qualità di testimone, avrebbe ritrattato quanto dichiarato in precedenza.

    RENZI DEL SETTE eceb71372 RENZI DEL SETTE eceb71372

     

    Uno degli elementi chiave riguarderebbe la sua valutazione sul ruolo del comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette nelle presunte fughe di notizie. La partita è in stallo, ed è destinata a restare tale almeno per qualche giorno ancora. Né bastano le parole di Pier Carlo Padoan, che alla "Repubblica delle idee" prova a smontare il caso: «Ribadisco che si sono dimessi per non indebolire il lavoro prezioso di Consip. Quello che ha accelerato la situazione è la legittima mozione del Parlamento ».

     

    MATTEO E TIZIANO RENZI MATTEO E TIZIANO RENZI

    L' escalation polemica è destinata a crescere già domani, a Palazzo Madama. In agenda ci sarebbero le mozioni che richiedono l' azzeramento dei vertici Consip. Le opposizioni vogliono discuterle comunque, mentre il Pd frena. L' obiettivo di chi intende procedere nel dibattito è trovare una sponda nella Presidenza del Senato. «Abbiamo calendarizzato la discussione per martedì - fa sapere a tal proposito Piero Grasso - Sarà quello il momento per capire come andare avanti».

     

    pier luigi boschi pier luigi boschi

    Il centrodestra, capitanato da Gaetano Quagliariello, è pronto invece a insistere. «Il fatto che si siano dimessi presidente e consigliere - osserva l' altro promotore del testo, Andrea Augello - determina lo scioglimento del cda, tuttavia Marroni resta in carica fino all' assemblea degli azionisti e c' è la possibilità che in quella sede le dimissioni vengano respinte». Come a dire, le mozioni vanno discusse, il resto si vedrà.

    fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria 4 fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria 4

     

    E il Pd come reagisce? I dem avevano presentato una mozione "anti Marroni", ma adesso preferirebbero evitare l' arena parlamentare. Non è detto, però, che riescano nell' impresa, anche perché i cinquestelle incalzano: «Questo è un disastro politico imputabile a Renzi figlio e a Renzi padre», attacca Roberto Fico. Il Fatto quotidiano, nel frattempo, pubblica la notizia di una telefonata tra il dg di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, e Pier Luigi Boschi.

     

    Quest' ultimo è in cerca di un salvatore per la sua banca e Consoli manifesta disponibilità. Poi a un certo punto della conversazione il manager fa una domanda e Boschi risponde: «Domani in serata se ne parla, io ne parlo con mia figlia, col presidente domani e ci si sente in serata». La figlia è l' ex ministra, il presidente - secondo il quotidiano - è Matteo Renzi.

     

     

    2. LE TRE SPINE DI MATTEO

    Fabio Martini per la Stampa

     

    renzi con il padre suo e di boschi e rosi di banca etruria stile amici miei renzi con il padre suo e di boschi e rosi di banca etruria stile amici miei

    Con un' abile operazione a tenaglia il Pd è riuscito per qualche ora a spegnere i riflettori che stavano per riaccendersi sul filone «Consip-fuga di notizie» che chiama in causa l' entourage di Matteo Renzi, ma nei prossimi giorni il leader democratico sarà egualmente chiamato a gestire una vicenda che rischia di creargli nuovi grattacapi in termini di immagine. Per tre motivi.

     

    Il primo: una volta decaduti i vertici della Consip, teoricamente dovrebbe cadere qualsiasi ulteriore discussione parlamentare su tutta la vicenda, ma le opposizioni non sono di questo avviso e domani al Senato ci sarà bagarre sul caso.

    inchino padoan1 inchino padoan1

     

    Secondo: l' oscurissima vicenda della quasi certa falsificazione di prove a carico del padre di Matteo Renzi sembrava avesse distolto centralità a un altro filone dell' inchiesta Consip, quella sulla fuga di notizie sull' indagine a suo tempo avviata da parte della magistratura. Un' attenzione che invece si è ora riaccesa, in particolare attorno all' enigma più insidioso: qualcuno dentro il governo sapeva dell' indagine sulla Consip e come ha fatto a saperlo? Oppure si è inventato tutto l' ad di Consip Luigi Marroni, che lo ha rivelato?

    luigi marroni luigi marroni

     

    E il terzo grattacapo che incombe sul Pd riguarda proprio Marroni, super-manager un tempo vicino a Renzi e ora costretto a dimettersi dall' azione concentrica del Pd e del ministero dell' Economia: prima o poi potrebbe rendere pubblico, almeno in parte, ciò che ha detto in un interrogatorio ai magistrati - di Napoli e di Roma - come persona informata dei fatti?

     

    LUCA LOTTI E TIZIANO RENZI LUCA LOTTI E TIZIANO RENZI

    A riaccendere i riflettori sulla vicenda Consip-fuga di notizie è stato un ordine del giorno presentato al Senato su iniziativa di Gaetano Quagliariello, il «dottor Sottile» del centrodestra, col quale si chiedeva il rinnovo dei vertici della centrale degli acquisti della Pa. Con una domanda di fondo: il governo crede all' ad Consip Marroni, che ha raccontato di essere stato informato dell' indagine tra gli altri dal sottosegretario Luca Lotti, braccio destro di Renzi?

     

    Oppure crede a Lotti, che nega? Un' ambivalenza sulla quale il governo è riuscito a galleggiare per mesi: da una parte il ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan che ha rinnovato due volte la fiducia a Marroni e dall' altro Luca Lotti, che ha fornito ai magistrati un versione opposta a quella dell' ad di Consip.

     

    Gaetano Quagliarello Gaetano Quagliarello

    Davanti all' iniziativa di Quagliariello, il gruppo Pd del Senato ha subito presentato una mozione dal contenuto simile. Come ha spiegato il senatore del Pd, il renziano Andrea Marcucci, «Consip ha bisogno di una governance rinnovata, autorevole». Ma sotto la guida di Marroni, Consip ha risparmiato in un anno la cifra ragguardevole di 3 miliardi e mezzo (l' entità dell' ultima manovrina) e dunque la mozione Pd equivaleva ad un messaggio: caro Marroni, non hai più la nostra fiducia, dimettiti prima di martedì, quando si discutono le mozioni parlamentari.

     

    Poiché Marroni non si dimetteva, le contestuali dimissioni del presidente Ferrara e della funzionaria del Tesoro hanno di fatto sciolto il Cda, costringendo Marroni a lasciare prima del fatidico martedì. Dice Gaetano Quagliariello: «Noi chiederemo che la questione sia discussa egualmente dall' aula del Senato». Il presidente dell' assemblea, Pietro Grasso, interpellato, ha risposto: «Ne discuteremo martedì alle 11».

     

    MATTEO E TIZIANO RENZI MATTEO E TIZIANO RENZI

    Dal Pd trapela l' orientamento: le mozioni, una volta decaduti i vertici di Consip, non potranno essere votate. È questo il vero obiettivo del Pd, evitare qualsiasi votazione che chiami in causa indirettamente Matteo Renzi. Per i suoi avversari la battaglia regolamentare si concentrerà su questo punto: votare qualsiasi cosa pur di mettere in difficoltà l' ex premier. Ma Renzi lo sa e proverà a disinnescare la mina.

     

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