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    ERRATA CARIGE – MALACALZA SCRIVE ALLA BCE PER AVERE CHIARIMENTI SUL COMMISSARIAMENTO, MA FRANCOFORTE NON HA L’OBBLIGO DI FORNIRE I DOCUMENTI RICHIESTI – PERCHÉ IL CDA FU TENUTO ALL’OSCURO DELLA TRATTATIVA PER VENDERE QUASI 3 MILIARDI DI CREDITI DETERIORATI AL TESORO E RIPULIRE L’ISTITUTO, E POI MAGARI VENDERLO A UNA GRANDE BANCA COME UNICREDIT?


     
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    1 – CARIGE: MALACALZA SCRIVE ALLA BCE PER AVERE CHIARIMENTI

    vittorio malacalza vittorio malacalza

    (ANSA) - Malacalza Investimenti vuole chiarimenti dalla Bce sulle ragioni che hanno portato al commissariamento di Banca Carige e chiede alla Vigilanza tutta la documentazione relativa all'operazione, anche per tenere aperta la possibilità di un eventuale ricorso alla Corte di giustizia europea. Mattia Malacalza, Ad della società che è azionista di riferimento (col 27,5% ) di Carige, con il supporto dei suoi legali ha scritto una lettera a Bce e Banca d'Italia (in copia anche a Consob), in cui elenca una serie di richieste.

     

    La missiva introduce le questioni sottolineando che "secondo resoconti di stampa pubblicati del sito web della Bce" (Malacalza chiarisce così di non avere in mano alcun documento ufficiale), la Vigilanza ha incaricato "tre amministratori temporanei" di guidare Carige. Questa decisione va in una direzione diversa da quanto previsto, in caso di decadenza del cda, nello statuto di Carige (nomina di un nuovo Consiglio) e "sembra essere stata presa secondo quanto stabilisce l'articolo 70 e seguenti" del Testo unico bancario. E' quanto riporta il Sole 24 Ore. Malacalza chiede a Bce e Bankitalia di "garantirgli l' accesso alla Decisione e a tutti i documenti in possesso" delle due istituzioni, che siano "in qualsiasi modo correlati alla Decisione".

     

     

    Alla Bce si chiede "una copia integrale della Decisione, che includa tabelle e allegati, anche perché si possa dare corretto avvio al limite temporale di due mesi" previsto dalle norme sul funzionamento dell'Ue che prevede la possibilità di un ricorso alla Corte di giustizia europea. I Malacalza chiedono, poi, una copia integrale della documentazione pertinente a Carige dal 30 novembre 2018 (data in cui il cda ha inviato il capital conservation plan a Bce) al 2 gennaio 2019, data del commissariamento.

     

    Tra i documenti richiesti, Malacalza include esplicitamente "ogni decisione scritta, presa da Bce in relazione a Carige", compresa la draft decision sul capital conservation plan", con allegati e tavole; "ogni comunicazione scritta di Bce col board di Carige o con un singolo membro del board"; ma anche "i verbali dei meeting avvenuti" tra Bce e il board o un suo singolo membro. Anche a Bankitalia viene chiesta copia integrale della documentazione su Carige dal 30 novembre al 2 gennaio.

     

    2 – CARIGE: BCE PUÒ NON FORNIRE DOCUMENTI CHIESTI DA MALACALZA

    famiglia malacalza famiglia malacalza

    (ANSA) - La richiesta della Malacalza Investimenti di chiedere alla Bce, così come a Bankitalia, la documentazione relativa alla decisione sul commissariamento di Carige, per poi valutare un eventuale ricorso alla Corte di Giustizia europea, potrebbe non sortire il risultato voluto.

     

    La procedura di 'Public access request', nella quale rientra l'iniziativa dei legali del maggior azionista dell'istituto genovese, prevede che l'autorità di Vigilanza abbia una ventina di giorni per rispondere, scadenza rinnovabile per altri 20 in caso di domande di particolare complessità e ampiezza.

     

    La Bce, che interpellata sulla vicenda oppone un 'no comment', non ha peraltro l'obbligo di fornire la documentazione. Se decide di non consegnare parte o tutti i documenti deve tuttavia dare una risposta spiegando le ragioni che impediscono di condividerli.

     

    CARIGE, LA VENDITA SEGRETA DEI CREDITI DIETRO LA MOSSA BCE

    Ferruccio Sansa per “il Fatto Quotidiano”

     

     

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    "Discussioni preliminari con Sga" già avvenute per la cessione di 2,8 miliardi di crediti deteriorati (Npl). Sarebbe nato da qui il terremoto che ha portato alle dimissioni di membri del cda Carige e al commissariamento della banca. Perché, sostengono fonti interne alla banca, "quell' operazione strategica sarebbe stata avviata senza parlarne prima in assemblea e nemmeno, ci risulta, con il cda.

     

    Una scelta che sembra stendere un tappeto rosso all' acquisto di Carige da parte di una grande banca italiana, magari Unicredit". Ecco i timori dentro la banca, e tra piccoli e grandi azionisti: non tanto, dicono, l' ipotesi Sga ("che potrebbe essere anche vantaggiosa"), cioè la società che si occupa di crediti marci controllata dal Tesoro, ma il fatto che sia stata imbastita in tempi record e senza procedura competitiva. E infine che ora sia gestita dai commissari, un po' come avvenne per la vendita dei crediti deteriorati di Banca Etruria.

     

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    Andiamo con ordine. Il 20 dicembre scorso si tiene un animato cda di Carige. Il presidente Pietro Modiano e l' ad Fabio Innocenzi mettono sul tavolo una bozza (draft) di decisione della Bce. Il Fatto ha potuto consultarla: contiene prescrizioni che il consiglio deve discutere entro 15 giorni. Si parla tra l' altro di "una discussione preliminare iniziata con Sga" per la cessione di tutti gli Npl (i non performing loans, crediti deteriorati) per un valore di quasi 3 miliardi. E qui scoppia il caso: possibile, chiedono diversi consiglieri, che una scelta così strategica non sia stata sottoposta al cda? E perché non c' è stata una procedura competitiva?

     

    Il caso prosegue in assemblea "quando dell' ipotesi Sga non abbiamo sentito parlare", spiega un socio al cronista. Ecco le rimostranze degli azionisti: "Noi non siamo pregiudizialmente contrari alla scelta, ma dovevamo essere informati perché questa operazione è strategica, ne va del futuro della banca.

     

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    Secondo, ci chiediamo il perché di tutta questa fretta visto che altre banche come Mps e Unicredit avranno anni per disfarsi degli Npl. La vendita è fissata entro febbraio, prima della comunicazione del piano industriale. Poche settimane per imbastire un percorso tanto complesso". Il nodo Sga - di fronte ad azionisti e consiglieri sul sentiero di guerra - avrebbe portato quattro consiglieri (tra questi Modiano e Innocenzi) a dimettersi aprendo le porte al commissariamento.

     

    E qui, i critici dell' operazione hanno puntato il dito su alcune circostanze. Sga, Società per la Gestione di Attività, è specializzata nella gestione del credito deteriorato ed è detenuta dal ministero dell' Economia. L' ipotesi era quella di comprare in blocco (e senza gara) gli Npl di Carige, garantendo condizioni più favorevoli di quelle del mercato. Ma qualcuno dentro Carige fa notare che Marina Natale, ad di Sga, è stata con Innocenzi in Unicredit, la stessa banca da cui proveniva anche l' ex ad Carige, Paolo Fiorentino. Natale, ricordano le cronache, in Unicredit lavorò anche con Modiano.

     

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    Niente di illegale, ovviamente. Gianni Barbacetto sul Fatto ha rivelato un altro elemento: c' è un comma della legge di Bilancio 2019 approvata il 30 dicembre che sembra fatto su misura per Carige. Dice che "il ministero dell' Economia è autorizzato ad apportare, con propri decreti, per l' anno finanziario 2019, variazioni compensative tra le spese per la partecipazione italiana a banche, fondi e organismi internazionali" e "le spese connesse con l' intervento diretto di società partecipate dal ministero all' Interno del sistema economico, anche attraverso la loro capitalizzazione".

     

    vittorio malacalza vittorio malacalza

    Insomma, i soldi già stanziati per le banche, per proteggere il sistema finanziario potranno essere spostati per capitalizzare società partecipate dal ministero dell' Economia: come la Sga che avrà nuove risorse per comprare gli Npl Carige. Ma perché vendere così di corsa 2,8 miliardi di crediti deteriorati? I commissari procedono a tutto vapore nell' operazione: "Carige ha l' obiettivo di ridurre il peso dei crediti deteriorati senza impatti significativi sui ratio patrimoniali".

    vittorio malacalza vittorio malacalza

     

    Ma il timore soprattutto dei piccoli azionisti è quello che il patrimonio di vigilanza possa scendere al punto da spingere Carige tra le braccia di un acquirente per una manciata di euro (volatilizzando gli aumenti di capitale da oltre 2 miliardi sostenuti per un miliardo dai piccoli azionisti). Chi potrebbe essere il cavaliere bianco? Non un fondo di investimento, si dice, che vorrebbe tenere gli Npl. Piuttosto una banca che punterebbe a una Carige già ripulita.

     

    Una banca italiana, perché gli istituti nostrani si devono liberare degli Npl. A quel punto acquistare per pochi spiccioli Carige sarebbe un affare. La banca si ritroverebbe ripulita e con 10 miliardi di depositi, 850 milioni di immobili e 1,5 miliardi di crediti fiscali.

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