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    PUNK FOLIES – GILLES BERTIN ERA IL LEADER DEI CAMERA SILENS, CHE NEGLI ANNI ’80 SI FECERO UN NOME NELLA SCENA FRANCESE RIVALEGGIANDO CON I NOIR DESIR DI BERNARD CANTAT – LATITANTE PER 30 ANNI DOPO UNA RAPINA CON SEQUESTRO, I SUOI FAMILIARI LO DAVANO PER MORTO – POI SI È COSTITUITO, PRONTO AD ANDARE IN GALERA, MA IL GIUDICE HA DECISO DI…


     
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    Stefano Montefiori per il Corriere della Sera

     

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    Alto e più magro di quando suonava il basso nei Camera Silens, Gilles Bertin ieri si è presentato in aula a Tolosa con uno zainetto e il cambio per qualche giorno, pronto per andare in prigione. Invece il giudice è stato clemente, cinque anni con la condizionale, niente carcere.

     

    Dopo la rapina di un deposito Brink' s, il bottino di 1,8 milioni di euro e trent' anni in fuga, il cantante punk considerato morto dalla burocrazia francese potrà riavere un documento di identità, tornare a far parte di quella società che tanto disprezzava e soprattutto occuparsi del suo secondo figlio Tiago, sei anni, avuto dalla compagna Cécilia Miguel.

     

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    È stato Bertin a costituirsi, due anni fa, perché «la nascita del figlio gli ha permesso di proiettarsi nel futuro e gli ha dato la voglia di ritrovare una vita sociale e la sua identità», ha spiegato in tribunale la psicologa Valérie Merotto.

     

    A 57 anni, malato di epatite, cirrosi e Aids, un occhio di vetro al posto di quello perso per un' infezione, Gilles Bertin ha chiuso con l' estetica no future di quando gridava nel microfono e si passava le siringhe di eroina con i compagni del gruppo, per il quale aveva scelto il nome delle stanze insonorizzate dove venivano imprigionati i terroristi della Raf tedesca.

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    I Camera Silens si fecero un nome nella scena punk, condividendo qualche volta il palco con i rivali Noir Desir di Bertrand Cantat, destinato ad altre tragedie. L' avvocato Christian Etelin ha sottolineato che il suo assistito ha scelto di presentarsi in aula «per dimenticare il passato e ritrovare un avvenire», e il giudice lo ha ascoltato.

     

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    Bertin ha passato l' infanzia a Parigi, figlio di un funzionario della zecca di Stato e di una donna ben presto colpita dalla depressione perché malata di cancro. Il padre era completamente dedito alle cure della moglie, Bertin è cresciuto tra fallimenti scolastici e cattive compagnie. Il punk gli ha offerto un' identità e una famiglia, «anche se lo facevo più che altro per piacere alle ragazze - ha raccontato a Le Monde - non per suonare davanti a duemila teste rasate che si menano».

     

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    Il 27 aprile 1988 Bertin e una decina di complici scelti tra i marginali e musicisti punk di Tolosa misero a segno un colpo straordinario, da professionisti del crimine, nonostante avessero in curriculum qualche furto di cibo nei supermercati per mangiare e qualche passante spaventato dalle creste gialle e dalle spille da balia nelle guance.

     

    Bertin e gli altri prelevarono a casa l' impiegato che conosceva il codice di apertura della cassaforte e lo sequestrarono per qualche ora assieme alla moglie, si impadronirono di 11,7 milioni di franchi e poi lasciarono andare gli ostaggi, senza sparare un colpo. «Per mascherarci da gendarmi avevamo comprato vecchie uniformi al mercatino delle pulci di Saiunt Ouen e le avevamo tinte di blu».

     

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    «Alcuni di loro sapevano già di essere malati di Aids, pensavano che sarebbero morti presto e hanno deciso di rapinare una banca per l' adrenalina, più che per i soldi», dice l' avvocato. Soldi che comunque in gran parte non sono stati ritrovati. Bertin ha scoperto, senza sorpresa, di essere sieropositivo sei anni più tardi, ma a differenza di non pochi suoi compagni è riuscito a salvarsi grazie ai nuovi farmaci anti-Aids.

     

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    Dopo il colpo alla banca Gilles Bertin si rifugiò in Spagna, poi in Portogallo poi di nuovo a Barcellona, dove teneva un negozio di vinili con la compagna Cécilia. Nel 2004 è stato condannato in contumacia a 10 anni di reclusione, e più o meno nello stesso periodo le sorelle che non sapevano più niente di lui hanno ottenuto dall' amministrazione francese la dichiarazione di morte presunta.

     

    Avrebbe potuto attendere la prescrizione prevista nel 2024 ma ha preferito tornare prima, nonostante la polizia non fosse sulle sue tracce. «Dovevo pagare il mio debito, non ne potevo più», ha detto durante l' udienza.

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