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    QUELLA TESTA DI LEGNINI. IL VICE PRESIDENTE DEL CSM SCOPRE L’ACQUA CALDA: “DIETRO LE FUGHE DI NOTIZIE CI SONO I PM O LA POLIZIA GIUDIZIARIA” – MADDAI! SE NE ACCORGE SOLO ADESSO CHE LE INTERCETTAZIONI FINITE SUI GIORNALI RIGUARDANO IL DUCETTO PER IL CASO CONSIP


     
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    Liana Milella per la Repubblica

     

    MATTEO E TIZIANO RENZI MATTEO E TIZIANO RENZI

    Chi è l' autore di una fuga di notizie giudiziarie? Il vice presidente del Csm Giovanni Legnini sottoscrive la risposta del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri: «Quando c' è una fuga di notizie esce o dalla procura o dalla polizia giudiziaria ». E ancora: «Quando la polizia giudiziaria fa la fuga di notizie c' è quanto meno una sorta di silenzio-assenso da parte della procura, altrimenti le notizie non escono fuori».

     

    Davanti a Giovanni Minoli su La7 - lì per parlare di Falcone e del libro del Csm che ne desegreta gli atti - Legnini ascolta la frase del procuratore e dice: «Ha ragione Gratteri, non sempre sono d' accordo con lui, ma stavolta sì». Poi, a trasmissione finita, al telefono un po' stizzito aggiunge: «Ma dov' è la notizia? La mia è una risposta ovvia, non ho scoperto nulla».

    JOHN HENRY WOODCOCK JOHN HENRY WOODCOCK

     

    Ma, nell' avvelenata storia di Consip e della fuga di notizie sulla telefonata tra i Renzi, nulla è scontato. Né automatico, come lasciano intendere le letture di Gratteri e Legnini. Un "teorema" che, sul caso specifico, porterebbe alle seguenti e affrettate conclusioni: poiché la telefonata dei Renzi era nella disponibilità della procura di Napoli, nel caso di specie del pm Henry John Woodcock, e degli investigatori del Noe, o è stato direttamente Woodcock, magari con l' assenso dei suoi capi, il coordinatore delle indagini Filippo Beatrice e il procuratore Nunzio Fragliasso, a passare la telefonata alla stampa, o è stato il Noe a farlo, con il via libera di Woodcock e dei suoi capi.

     

    Giovanni Legnini Giovanni Legnini

    Un "teorema" appunto, smentito da anni di rivelazioni giudiziarie e di inchieste sulle rivelazioni, le quali dimostrano che i fatti non sono affatto così automatici come vogliono dipingerli Gratteri e Legnini. Anche perché, a conoscere gli atti, sono anche altri soggetti, come segretari e cancellieri. Per la cronaca merita ricordare che Gratteri, nel progetto di revisione dei codici, ha ipotizzato il carcere da 2 a 6 anni per il giornalista che pubblica le intercettazioni.

     

    INTERCETTAZIONI INTERCETTAZIONI

    Legnini ufficializza in tv la decisione del Csm di "non decidere" nulla per ora sulla guerra tra le procure di Napoli e Roma. Non sarà aperta alcuna inchiesta finché saranno in corso le indagini della procura di Roma sui falsi del capitano del Noe Giampaolo Scafarto (una frase attribuita all' imprenditore Romeo, anziché all' ex An Bocchino, su Tiziano Renzi). E finché la procura generale della Cassazione, con il Pg Pasquale Ciccolo, starà indagando su Woodcock per alcune frasi riportate da Repubblica e per le dichiarazioni di Scafarto che lo riguardano.

    SCAFARTO SCAFARTO

     

    L' idea di Legnini è che solo quando procura di Roma e Pg della Cassazione saranno giunti a una conclusione potrà entrare in scena il Csm. Nel frattempo però qualcosa la dice: «Non posso anticipare il giudizio che dovrà dare il Csm nel caso si dimostrasse il coinvolgimento di uno o più magistrati, ma è certo che falsificare un rapporto di polizia giudiziaria è molto grave».

     

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