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    ROMA, MISSIONE FINALE COL LIVERPOOL - STASERA L’ANDATA DELLA SEMIFINALE DI CHAMPIONS, DI FRANCESCO: “GUAI AD OFFRIRE IL FIANCO AI REDS” -  SALAH, FIRMINO E MANÉ HANNO MESSO A SEGNO 56 RETI IN PREMIER LEAGUE, 31 DELLE QUALI REALIZZATE DAL SOLO EX ROMANISTA – KLOPP SHOW: "IO IN ITALIA? SO ORDINARE SOLO SPAGHETTI" - TOTTI: "IL LIVERPOOL? IL MODELLO A CUI DOBBIAMO ISPIRARCI" - VIDEO


     
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    Guglielmo Buccheri per la Stampa

     

    kolarov di francesco kolarov di francesco

    Anfield è un po' più grande e sempre magnetico. Anfield è la casa del Liverpool, dove questa sera i Reds e la Roma si specchieranno nella semifinale che ha sparigliato giochi e pronostici. Primo: per il mondo del calcio, questo doveva essere il duello fra Manchester City e Barcellona, fra i freschissimi campioni d' Inghilterra eliminati nei quarti dai ragazzi di Klopp e i prossimi campioni di Spagna messi fuori dal ring dalla beata temerarietà dei giallorossi. Secondo: il mondo del calcio è pronto ad applaudire, comunque vada, una finalista dal dna diverso perché costruito su un gioco veloce ed imprevedibile.

     

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    Totti: «Loro il modello» L iverpool e Roma. Klopp e Di Francesco: un frullatore di emozioni, ma anche un pieno di certezze. «Loro sono il modello a cui dobbiamo ispirarci...», così Francesco Totti, storia della Roma e, adesso, capitano non giocatore. Il modello Liverpool, quello degli ultimi anni, non ha raccolto successi, ma ha fatto in modo che i successi siano la logica conseguenza di un cammino: l' ultima delle cinque Coppe dei Campioni/Champions League dei Reds è di tredici anni fa, l' ultima finale di undici, ma la proprietà americana (di Boston come quella giallorossa) non ha mai smesso di costruire.

     

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    La Roma ha compiuto una missione (quasi) impossibile chiudendo le porte della semifinale a Messi e soci e si è guadagnata un' altra chance, stavolta non proibitiva. Arrivare a Kiev, sede della finale del 26 maggio, deve essere un obiettivo perché il Liverpool ha Salah, ma, il Liverpool, è una corazzata affondabile se colpita con le stesse armi. Quali? «Sono la squadra che, fra le otto arrivate nei quarti di Champions League, sa verticalizzare il gioco meglio di tutte: questo non vuol dire che rinunceremo al nostro modo di pensare, ma guai ad offrirgli il fianco...», sottolinea Di Francesco.

     

    Là davanti, Salah, Firmino e Mané hanno raccolto 56 reti in Premier League, 31 il solo Salah, re del gol e delle ripartenze senza limiti. Ma là dietro gli inglesi non sono impeccabili e soprattutto viaggiano con i cerotti: Matip è fermo ai box, il suo sostituto Lovren affaticato, senza contare l' assenza in mezzo al campo dell' uomo mercato Emre Can.

    di francesco di francesco

     

    Stadio e fatturato Liver pool-Roma vuol dire suggestione e ricordi. Di tutto ciò che è accaduto il 30 maggio di 34 anni fa se ne è parlato a lungo (finale persa dai giallorossi all' Olimpico e ai rigori), adesso conta il presente. Per i ventidue titolari dentro il teatro di Anfield sarà l' appuntamento di una vita: nessuno degli interpreti si è mai arrampicato fino a una sfida tanto prestigiosa a livello di club, unica eccezione Kolarov (per lui una semifinale di Champions col City, ma senza nemmeno un minuto nelle gambe) e Alisson (il portiere giallorosso ha vinto la Champions del Sudamerica).

    totti cassano totti cassano

     

    Il Liverpool è un modello che fattura 424 milioni di euro, quasi il doppio della Roma, ma la Roma si è messa in moto. Lo stadio è il prossimo confine, lo sponsor la nuova conquista di queste ore. «Se mi piacerebbe lavorare in Inghilterra? Qui c' è un' atmosfera incredibile, i tifosi ti stanno alle spalle senza barriere. Ma penso alla Roma e me la voglio tenere stretta: se Klopp dice che di italiano sa dire solo spaghetti, io di inglese dico solo hamburger», sorride Di Francesco. Fermare Salah per arrivare a Kiev. O, meglio, non solo Salah: la missione giallorossa è possibile.

     

     

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    JURGEN KLOPP SHOW

     

    Giulia Zonca per la Stampa

     

    L' allenatore più amato dalle curve si gratta la barba e ride della sua versione italiana. Il traduttore si impegna in una lunga appassionata tirata per rendere la vivacità di Jurgen Klopp che gli fa un po' il verso e sospira: «Se solo capissi cosa ha detto». Per lui le parole sono importanti e saperle maneggiare conta quanto riuscire a mettere gli uomini in campo, per questo chiude così l' ipotesi di un suo futuro in Italia: «Nella vostra lingua so solo ordinare gli spaghetti e non credo serva».

     

    Ironico, vivace, divertito e ancora capace di vivere senza filtri uno sport che ha alzato le barricate. Klopp si è mescolato ai tifosi il primo giorno in cui è arrivato a Liverpool: ha firmato il contratto in centro, all' Hope Street hotel, poi si è fatto un giro nei dintorni e si è fermato in un pub a bere birra in mezzo a persone urlanti e a selfie selvaggi. Non si è spostato e ha conquistato il cuore della città.

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    «Un patto con Mo» Prima di creare squadre, crea legami e qui si è portato un motto che funzionerebbe bene pure con tante tifoserie italiane: «From doubters to believers», da dubbiosi a convinti perché la retorica del non si vince da una vita lo deprime e quella del passato carico di gloria contro il presente di stenti gli fa venire il voltastomaco: «C' è sempre una scusa che inquina, pochi investimenti, difensori scarsi, proprietà distratta...». Ha chiesto pazienza e protetto chi aveva bisogno di tempo e oggi il Liverpool affronta la Roma in una semifinale di Champions: nessuno dubita più.

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    Con questo stesso metodo Klopp ha trasformato Salah da talento a campione: «Ho fatto un patto con lui prima della sua firma, credo in te se tu credi in te stesso, glielo ricordo ogni tanto. Tra un gol e l' altro».

     

    La partita dell' ex lo affascina: «Siamo professionisti, succede di continuo, Mo affronterà molte emozioni, ma oggi gioca con il Liverpool e non rischia di confondersi. I difensori italiani non sono noti per essere amichevoli: un paio di minuti e saprà per certo chi sono i compagni e chi i rivali». Non è che Klopp scherzi sempre, anzi, solo che trova il calcio non giocato così pesante che si dedica a renderlo più semplice.

     

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    Nella casa di Gerrard Sceglie solo squadre in cui si può identificare e ci si tuffa.

    Dentro la storia, lo spirito e sempre nel linguaggio: «Non voglio essere un tedesco che sta a Liverpool». Vive a Formby, a 20 minuti dal centro, sulla costa: da una parte la spiaggia, dall' altra i pini, un posto famoso per gli avvistamenti degli scoiattoli e degli uomini in Reds, ha ereditato la casa in cui sono passati Steven Gerrard e Brendan Rodgers. E così la connessione al passato è assicurata.

     

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    Si rilassa con lunghe passeggiate con il cane e sul campo da paddle che si è fatto costruire, ha scoperto la novità in una vacanza a Tenerife e ora gioca con lo staff. E così i rapporti con il suo entourage si rafforzano. Ma la relazione più solida l' ha costruita con la componente più instabile: la Kop, la curva che vive di Liverpool. L' 8 novembre 2015 la gestione Klopp affronta la prima sconfitta, 2-1 contro il Crystal Palace, lui scandisce una sola frase: «Mi sono sentito solo, lo stadio si è svuotato prima della fine». Non è più successo, ma la gente ha iniziato a cantare ossessivamente il suo nome.

    KLOPP KLOPP

     

    Non ha gradito. Klopp non è un piacione, non un capopopolo, non incita, convince e pretende. Disorientati dall' altra parte hanno risposto: «Bene e che cantiamo?».

    Quando Klopp è arrivato era l' unica stella, oggi ci sono Mané, Firmino e Salah. E una semifinale di Champions.

     

     

    dzeko dzeko

     

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