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    LE MOSSE DI SALVINI PER OTTENERE LA RAI E I SERVIZI – NELLA VICENDA CDP, IL LEADER LEGHISTA, CONSIGLIATO DA GIORGETTI, HA DECISO DI FORZARE LA MANO A FAVORE DI DI MAIO PER AVERE CREDITI DA SPENDERE SULLE ALTRE PARTITE: VIALE MAZZINI, RISTRUTTURAZIONE VERTICI DELL’INTELLIGENCE E PER LA FLAT TAX – MA IL TITOLARE DEL VIMINALE PROFETIZZA: «VERRANNO MOMENTI DIFFICILI» (LEGGI FINANZIARIA)


     
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    Francesco Verderami per il Corriere della Sera

     

    matteo salvini luigi di maio matteo salvini luigi di maio

    I tre governi reggono, per ora. L' intesa su Cdp tra grillini leghisti e «tecnici» è frutto di una congiunzione astrale che in politica aiuta chi cerca soluzioni: Di Maio doveva chiudere, Tria non voleva dimettersi e Salvini ha chiuso il cerchio.

     

    Sulla scelta per Cassa depositi e prestiti la situazione nell' esecutivo si era aggrovigliata al punto da non trovare più il bandolo della matassa. L' idea di «spacchettare» i vertici, dividendo il ruolo dell' amministratore delegato con quello del direttore generale, si scontrava con il problema delle competenze e con le aspirazioni dei due candidati.

    Per di più le questioni tecniche si erano trasformate in un nodo scorsoio politico per il capo dei grillini. Di Maio rivendicava la nomina alla forza di maggioranza relativa, sapendo che un ennesimo rinvio avrebbe pesato sull' immagine dei Cinquestelle e soprattutto sulla sua, posta quotidianamente a confronto con il protagonismo di Salvini.

     

    SALVINI DI MAIO FLINSTONES SALVINI DI MAIO FLINSTONES

    Salvini, che pure era pronto ad accettare la proposta di Tria per affidare a Scannapieco la guida di Cdp, ha colto al volo le obiezioni del candidato, «onorato» per essere stato indicato ma poco propenso ad accettare incarichi dimezzati. Così, consigliato dal sottosegretario Giorgetti, ha deciso di forzare la mano a favore dell' altro vice premier. A patto però che non si creassero corto-circuiti con il responsabile di via XX Settembre, perché il governo non avrebbe retto un simile scossone.

     

    Verificato che la mossa non avrebbe avuto controindicazioni, siccome Tria non si sarebbe dimesso, ha accolto l' operazione di ridimensionarlo senza silurarlo.

     

    DELVOX TRIA SALVINI DI MAIO DELVOX TRIA SALVINI DI MAIO

    Nel gioco del dare e avere i tre governi hanno trovato un equilibrio, e se con la scelta di Palermo al vertice di Cdp Di Maio può sbandierare finalmente un successo, Salvini ha validi motivi per poter dire di averne tratto vantaggio. Intanto ha guadagnato «crediti» da poter sfruttare nelle trattative con l' alleato sulle altre nomine. È vero che c' è un metodo codificato tra M5S e Lega, è la parte non scritta del «contratto», che prevede un rapporto di 2 a 1 in base ai rapporti di forza parlamentari: «Ma poi questo schema - come spiega Salvini - non è rigido, varia a seconda delle competenze». E sono altri i settori ai quali mira il leader del Carroccio: dal nuovo assetto della Rai alla ristrutturazione dei vertici dei servizi.

     

    SALVINI DI MAIO CONTE SALVINI DI MAIO CONTE

    In più il ridimensionamento di Tria è funzionale a un altro obiettivo: la partita sulla legge di Stabilità. Quando il titolare del Viminale sostiene che «verranno momenti difficili» è alla Finanziaria che si riferisce. Già sul decreto dignità, farà valere in Parlamento il favore appena reso a Di Maio su Cdp. Convinto che «il lavoro non si crea per decreto», chiederà (e otterrà) nuove modifiche al provvedimento, in modo da mostrarle a quel pezzo del suo elettorato ostile all' atto di governo. «Poi ci sarà da lavorare su Equitalia e sulla flat tax». Insomma, per Salvini la rivoluzione fiscale val bene una poltrona. Anche perché - come gli è stato spiegato - quel posto non si rivelerà una moltiplica del consenso per chi crede di averla conquistata: «Nemmeno Renzi nel suo momento migliore ci riuscì».

     

    salvini di maio salvini di maio

    Se così stanno le cose, perché non assecondare le esigenze dell' alleato e guadagnare ulteriore forza nella sfida di posizionamento? Salvini sa che Di Maio è sotto pressione, anche per via del dicastero che ha scelto. Il caso Ilva è un ginepraio, e per il ministro del Lavoro è difficile trovare una «terza via» tra l' idea del parco giochi avanzata da Grillo e l' offerta di rilancio del centro siderurgico avanzata da Mittal.

     

    Quando Di Maio ha incontrato al dicastero l' uomo da 13 miliardi di dollari, ne ha saggiato la durezza: «Ma voi ce l' avete un master plan su Taranto?». E l' ospite è stato sul punto di alzarsi e andarsene. Come non bastasse, altri dossier si impongono sulla sua scrivania. Per esempio, non è passato inosservato il fatto che - durante la visita a Baku di Mattarella - sia stato garantito al governo azero l' arrivo del loro gas in Italia.

     

    fabrizio palermo fabrizio palermo

    Giorni dopo, gli attivisti «No Tap» hanno contestato la grillina Lezzi, ministro del Sud, equiparata «a quelli del Pd».

     

    I tre governi reggono per ora. Ma quando si parla di futuro nel Carroccio, l' ottimismo della volontà di Salvini finisce per scontrarsi con il pessimismo della ragione di Giorgetti. Finché il leader non pone fine alla discussione: «Andiamo avanti e vedremo cosa accadrà. Secondo me il governo reggerà». Si ma quali promesse elettorali verranno esaudite? E chi le gestirà all' Economia? Tria rischia di essere il punto di rottura.

     

    Nell' ultimo periodo è rimasto tutto fermo a via XX settembre: «Dopo le nomine, di questo ne parliamo dopo le nomine», prendeva tempo il titolare del dicastero. Seduto in Consiglio dei ministri, una settimana fa, Savona si sentiva quasi in colpa osservando le mosse del suo «pupillo», che pure aveva consigliato per quella poltrona: «Mi sa che non è abbastanza coraggioso», ha sospirato con un collega di governo.

    MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA

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