1 – ARTE RUBATA: “ORA RIDATECI IL CAPOLAVORO”
Olga Mugnaini per “la Nazione”
eike schmidt vaso di fiori jan van huysum 2
«Rubato . Stolen. Gestohlen». È la strana didascalia che da ieri compare sotto l' immagine di un vaso di fiori, nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze. Altre due righe spiegano: «L' opera fu rubata da soldati dell' esercito nazista nel 1944 ed ora si trova in una collezione privata tedesca». A richiamare i riflettori di tutto il mondo su quel quadro che non c' è - se non in foto - è il direttore delle Gallerie degli Uffizi e di Palazzo Pitti, Eike Schmidt. Un appello da tedesco ai tedeschi, affinché vinca l' onore e si restituisca il «maltolto».
Fra le innumerevoli vicende di tesori razziati all' Italia durante la Seconda guerra mondiale, questa del dipinto dell' olandese Jan van Huysum ha del paradossale, in quanto è arrivata all' estorsione.
Questo il reato contestato dalla procura fiorentina, in seguito alle indagini svolte dai carabinieri del nucleo di tutela dei beni culturali. In pratica, i tedeschi hanno chiesto un vero e proprio riscatto allo Stato italiano per restituire l' opera che fu rubata più di settant' anni fa.
vaso di fiori di jan van huysum
Da qui la denuncia di Schmidt, friburghese da quattro anni alla guida del più importante museo del nostro Paese: «Lancio un appello alla Germania, per il 2019 - ha detto ieri mattina salutando l' anno nuovo -: ci auguriamo che nel corso di quest' anno possa essere finalmente restituito alle Gallerie degli Uffizi il celebre Vaso di Fiori dell' olandese Jan van Huysum, rubato da soldati nazisti durante la Seconda guerra mondiale e, attualmente, nella disponibilità di una famiglia tedesca che non l' ha ancora reso al museo, nonostante le numerose richieste da parte dello Stato italiano».
Il dipinto sparito da Pitti è un capolavoro di van Huysum, vissuto fra '600 e '700, pittore di nature morte di grande fama: è un olio su tela (cm 47 x 35), appartenente alle collezioni di Palazzo Pitti fin dal 1824. Acquistato dal granduca lorenese Leopoldo II per la Galleria Palatina appena fondata, per oltre un secolo restò nella sala dei Putti, insieme ad altre nature morte olandesi del '600 e '700, tra cui quelle di Rachel Ruysch e Willem van Aelst. Poi, nel 1940, quando all' inizio della guerra la reggia fu evacuata, il quadro venne portato nella villa medicea di Poggio a Caiano.
vaso di fiori di jan van huysum 1
I documenti dicono che nel 1943 fu spostato nella villa Bossi Pucci, sempre a Firenze, per essere infine preso dall' esercito tedesco in ritirata insieme ad altre opere e trasferito a Castel Giovio, in provincia di Bolzano.
La Cassa In cui si trovava il Vaso di Fiori di Palazzo Pitti venne aperta: l' opera trafugata finì in Germania, dove se ne persero le tracce. Fino a quando rieccolo comparire nel 1991: da allora, vari intermediari hanno tentato più volte di mettersi in contatto con le autorità in Italia chiedendo quello che di fatto è risultato un riscatto. E infatti, l' ultima richiesta è risultata così oltraggiosa - si parla di alcuni milioni di euro - che la procura di Firenze ha aperto un' indagine, spiegando che il quadro è già di proprietà dello Stato italiano e pertanto non è né alienabile né acquistabile.
«Le ferite della Seconda guerra mondiale e del terrore nazista non sono ancora rimarginate - prosegue il direttore Schmidt -. La Germania dovrebbe abolire la prescrizione sulle opere rubate durante il conflitto e restituirle ai legittimi proprietari. Per la Germania esiste comunque un dovere morale di restituire quest' opera al nostro museo: e mi auguro che lo Stato tedesco possa farlo quanto prima, insieme, ovviamente, ad ogni opera d' arte depredata dall' esercito nazista».
2 – IL SENSO DELLA STORIA
Vittorio Sgarbi per “la Nazione”
eike schmidt vaso di fiori jan van huysum
È giusto, nobile ed europeo l' appello del direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, perché la Germania restituisca alle Gallerie il dipinto di Jan Van Huysum, il celebre 'Vaso di Fiori', rubato dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale e attualmente nella disponibilità di una famiglia tedesca. Mi sembra un' ottima richiesta, ed è importante che a farla sia un tedesco, consapevole dell' importanza di restituire un' opera d' arte al museo dal quale proviene.
I dipinti devono stare dove si trovavano originariamente e un cittadino tedesco che abbia il senso della storia non può consentire che resti in Germania una cosa sottratta agli Uffizi. Opere di Van Huysum sono nei principali musei del mondo, dalla National Gallery di Londra al Louvre, dall' Ermitage al museo di Los Angeles.
paola camarco e vittorio sgarbi
Figlio di Justus van Huysum pittore di fiori e paesaggi, Jan Van Huysum fu istruito nell' arte della pittura dal padre, ma la sua particolare predisposizione nel dipingere fiori e frutta lo spinse a dedicarsi esclusivamente a questo genere, con attenzione da naturalista, studiando attentamente la realtà. Una volta inviò una lettera a una committente, affermando che avrebbe consegnato il lavoro un anno più tardi, poiché non era in grado di ottenere una rosa gialla sufficientemente vicina al reale e quindi non poteva terminare il dipinto.
Le sue nature morte descrivono le migliori varietà di fiori conosciute al suo tempo, disposte in vasi su tavoli di marmo. Van Huysum temeva che rivelare il suo metodo di pittura avrebbe permesso ad altri di concorrere con lui; per questo motivo non voleva che nessuno, nemmeno i suoi fratelli, lo vedesse mentre lavorava.
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L' unico allievo a cui permise di vederlo al lavoro fu la signorina Margaretha Haverman, ma quando questa iniziò ad accostarsi a lui nell' arte pittorica, divenne così geloso da impedirle di entrare in casa. Un pittore importante e originale, dunque, di cui gli Uffizi non devono essere privi.
Eike Schmidt è stato coraggioso e onesto. La magistratura lo deve ascoltare.
3 – UFFIZI, L' OPERA RUBATA: NON BASTERÀ UN VIDEO
Estratto dell’articolo di Tomaso Montanari per “il Fatto Quotidiano”
TOMASO MONTANARI
Non c' è alcun dubbio che il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, abbia ragione nel chiedere al suo Paese, la Germania, di restituire senza alcun indugio la bella natura morta floreale di Jan Van Huysum predata dalle truppe naziste. (…)
Come tutte le campagne di opinione anche questa presenta, tuttavia, un rischio. E quel rischio è la caduta in una retorica di maniera, non concepita per raggiungere il risultato e invece utile soprattutto per un consumo mediatico. La scelta di Schmidt di esporre in una sala della aulica Galleria Palatina di Palazzo Pitti una riproduzione del dipinto in bianco in nero, con una scritta rossa che - in italiano, tedesco e inglese - lo dichiara "rubato" è davvero molto forte. (…)
UFFIZI 3
(…) L' ultimo dei problemi di Pitti è il quadro rubato dai nazisti, e un osservatore sospettoso ma informato potrebbe pensare che un direttore di cui è già stata annunciata la non ricandidatura a un secondo mandato e il passaggio al Kunsthistorisches Museum di Vienna, stia drammatizzando il caso per confermare la sua fedeltà all' Italia (specie in un momento in cui i nuovi padroni gridano sguaiatamente "prima gli italiani").
(…) Le cose, però, potrebbero cambiare: se il ministero per i Beni culturali e i singoli grandi musei (come il complesso fiorentino degli Uffizi e di Pitti, per esempio) decidessero di assumere in proprio l' iniziativa diplomatica, senza delegarla agli Esteri o alla Presidenza del Consiglio. (…) In concreto: se il ministero per i Beni Culturali vietasse a tutti i nostri musei di prestare opere d' arte alle mostre prodotte o co-prodotte dal Getty, si può stare certi che l' Atleta tornerebbe a casa di corsa.
eike schmidt
Senza i prestiti italiani, il circo mondiale delle mostre chiude: visto che non pensiamo nemmeno a moderarli (come dovremmo), almeno potremmo usarne la forza. Così Eike Schmidt avrebbe un modo infallibile per farsi restituire il quadro rubato dai nazisti: non prestare più alcuna opera dei suoi musei a mostre pubbliche o private in Germania finché il Van Huysum non torni. Un modo sicuramente più efficace dell' appello teatrale in video, e del manifesto di protesta appeso tra i quadri antichi: e forse anche un po' più serio.