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    MESSI MALISSIMO – LA NAZIONALE ARGENTINA È UNA POLVERIERA. IL CT SAMPAOLI HA SCAMPATO L’ESONERO MA È SEMPRE PIÙ SOLO, SFIDUCIATO DALLA SQUADRA – IL “CHOLO” SIMEONE SE LA PRENDE CON LEO MESSI: “È BRAVO SOLO QUANDO È CIRCONDATO DA GIOCATORI BRAVI” – SCONCERTI: “GLI ARGENTINI SONO SOLISTI INVECCHIATI. IN QUESTA DISCESA BRUSCA C’È QUALCOSA DI MOLTO ITALIANO…”


     
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    1 – L’ARGENTINA SPERA ANCORA MA È UNA POLVERIERA. TUTTI CONTRO SAMPAOLI

    Antonio Barillà per "la Stampa"

     

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    Davanti all' eremo dorato di Bronnitsy, non c' è traccia di tifosi argentini: delusione e indifferenza soffocano la rabbia, svuotano una strada ch' era piena di colori. È una brutta giornata, piena di accuse e di tensioni, unico raggio il successo della Nigeria che regala brandelli di speranza: battendo gli africani nell' ultima partita, la Seleccion potrà ancora agguantare gli ottavi.

     

    Un uomo solo in panchina

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    L' Albiceleste è una polveriera e il ct Jorge Sampaoli sempre più solo, assediato dalle critiche e sfiduciato dalla squadra: «Dica quello che vuole...», ha sibilato Sergio Aguero dopo la sconfitta con la Croazia, e il rattoppo successivo («Non avevo capito di cosa si parlasse») fatica comprensibilmente a trovare credito: le prime crepe, d' altro canto, si erano allungate già dopo il pari con l' Islanda e adesso infuria la resa dei conti dentro uno spogliatoio in frantumi.

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    Esonero scampato

    In mattinata, su pressione di alcuni calciatori, Sampaoli era addirittura finito sull' orlo dell' esonero, con il manager Jorge Burruchaga, campione del mondo '86, candidato a subentrargli: pare l' abbia scampata, più che per riflessioni sull' opportunità della scelta, perché il contratto quinquennale, al di là della clausola, avrebbe obbligato l' Afa a versare comunque 20 milioni, ma la situazione rimane spinosissima, la confusione totale, lo sbando evidente: «È il risultato di ciò che disgraziatamente è successo negli ultimi quattro anni - dice Diego Simeone in una nota vocale che doveva essere privata, indirizzata al vice German Burgos e finita invece chissà come su Onda Cero -: anarchia, mancanza di leadership tanto da parte della dirigenza quanto da parte di chi guida la squadra».

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    Le parole del Cholo

    Il Cholo è spietato anche con Leo Messi, l' altro grande imputato della disfatta: «È molto bravo quando è circondato da grandi giocatori. Ma per una squadra normale chi sceglieresti tra lui e Ronaldo?». Giudizi durissimi anche da altre stelle di ieri, da Osvado Ardiles («Sampaoli è arrogante, ignorante e impresentabile») a Mario Kempes: «Bisogna fare tabula rasa, non prendiamoci in giro; in dieci anni si sono alternati otto tecnici, il problema è strutturale».

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    Il nono, salvo miracoli, dopo il Mondiale, perché a quel punto Sampaoli verrà spinto alle dimissioni, abbandonando «La Casa del Papelòn»: così la stampa ha definito la Nazionale, giocando sul titolo di una serie tv e sul termine «papelòn» che significa «figuraccia».

     

    E Icardi esulta con Perisic

    Nel mirino le scelte del ct, dall' esclusione di Mauro Icardi - che ha fatto discutere per un like su instagram all' esultanza di Perisic - alla scelta di Caballero titolare. Il tutto mentre volano stracci e si sovrappongono retroscena spinosi, compreso un diverbio acceso, con tanto di mani addosso, tra Sampaoli e il vice Sebastien Beccacece, la cui smentita però sembra sincera. La scommessa, adesso, è trovare briciole di tranquillità e preparare al meglio la sfida con la Nigeria, perché vincendo, si può sperare ancora nel secondo posto. Direttamente se l' Islanda non vince, sennò attraverso la differenza reti.

     

    2 - C’È QUALCOSA DI ITALIANO NELLA LORO CRISI. MESSI UN PRETESTO

    Mario Sconcerti per il "Corriere della Sera"

     

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    C' è qualcosa di molto italiano in questa discesa brusca degli argentini. Sono stati come noi per tutto il novecento, giocatori di strada, poveri che danzano in poco spazio, quindi costretti all' arte, molto meno alla corsa. Forse non è un caso che la nostra crisi corrisponda alla loro.

     

    L' Italia era il tramite per cui gli argentini arrivavano in Europa. Erano i migranti del calcio negli anni venti, molto prima che esistesse Schengen. Edoardo Agnelli, il padre dell' Avvocato, fu costretto a chiedere a Mussolini di dimenticare l' autarchia proprio per poter importare giocatori argentini.

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    Il Duce risolse tutto con una frase: gli argentini sono italiani di un altro universo, ci faranno più grandi. Fu così che la Fiat cominciò ad acquistare gli oriundi. Agnelli faceva seguire i giocatori da suoi dipendenti a Buenos Aires. Chiedeva informazioni via telegramma.

     

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    È cambiato tutto ma è cambiata anche l' Argentina. Oggi il suo letto disfatto è un argomento del mondo, ma il suo calcio non esiste più da tempo. Ce la possiamo prendere con Sampaoli, che è un eccessivo, un rivoluzionario di provincia, un po' grottesco nel suo cammino impettito ai margini del campo, ma sono 25 anni che l' Argentina perde sempre pur avendo i migliori giocatori del mondo.

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    Non i più indisciplinati, gli artisti di strada, proprio i migliori. Gli argentini non hanno l' anarchia dei brasiliani. Sono puntuali, fantasiosi, cattivi, rigorosi. Sono i più affidabili al mondo con i tedeschi e gli italiani, che infatti con gli argentini sono molto mescolati. Oggi hanno perso misura. In un mondo che cambia, non hanno più un ruolo. Sono uomini d' ordine, registi di forza o fantasia, atleti da scontro diretto.

     

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    Oggi l' ordine è passarsi la palla, ma questo sanno farlo tutti, non serve una differenza. Così gli argentini sono solisti invecchiati, profeti di un calcio ordinato e verticale. Nella ricerca di adeguamento, si sono cancellati, sono diventati come gli altri.

     

    Non capiscono il loro modo di stare insieme. Messi è un pretesto, il problema è molto più generale, quindi più grave. Se il problema fosse Messi basterebbe toglierlo. Ma non è così, cosa c' entra paperino Sampaoli in un popolo che ha buttato via Batistuta, Milito, Crespo, Balbo, Tevez, Veron, Cambiasso, Riquelme, Zanetti, Maxi Rodriguez, Samuel, Caniggia, Simeone, Higuain, Messi, Di Maria, Aguero, Mascherano senza vincere niente?

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    È colpa dell' allenatore, chiunque esso sia? Sarà mai una volta colpa dei giocatori? Del modo di educarli, della loro indole, di quel che accade nel paese e nel mondo? L' Argentina non è una nazionale, è una grande azienda artigianale specializzata in angoli di squadra, non più a fare squadra.

    Forse non lo è mai stata. Forse a volte gli angoli combaciano. Succede dovunque, dov' è il dramma? Ma non è una regola.

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