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    SPELACCHIO, E’ MORTO UN CADAVERE! -  LA RAGGI APRE UN'INDAGINE - LA DITTA CHE HA CURATO IL TRASPORTO DAL TRENTINO HA INTASCATO 48MILA EURO - PEJRONE: "CHI AMA LE PIANTE SA CHE NESSUNO DEGLI ABETI CHE COMPAIONO NELLE NOSTRE PIAZZE HA MARGINI PER CONTINUARE LA SUA VITA - PER SOPRAVVIVERE L’ALBERO NON DEVE SUPERARE I 2 METRI" 


     
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    Lorenzo De Cicco per il Messaggero – Roma

    piazza venezia 19 piazza venezia 19

     

    «Verità per Spelacchio!», verrebbe da dire. A chiederla, in gran segreto, è stata la stessa Virginia Raggi, che dopo giornate di sberleffi social da tutto il mondo - in Russia hanno ribattezzato il nostro abete morente «toilet brush», cioè spazzolone da gabinetto - ha deciso di chiedere una «relazione tecnica urgente» al Servizio Giardini. Una sorta di indagine interna che dovrebbe ricostruire la catena di errori che ha trasformato il fusto verdeggiante ben piantato nella Val di Fiemme nell'abete scheletrico e mesto che sbuca davanti alle scalinate del Vittoriano.

     

    Che l'albero sia morto, non è una novità. Da sempre a piazza Venezia vengono ospitati tronchi senza radici; troppo complicato (soprattutto troppo costoso) trasportarli dalle montagne del Nord con tanto di colletti e ramificazioni sotterranee. Di fatti, lo stesso appalto del Campidoglio per il trasporto e l'allestimento della pianta, prevedeva che, a feste finite, cioè dopo la Befana, l'abete sarebbe finito in qualche discarica.

     

    GLI ESPERTI Il problema è che l'albero ha mostrato segni di cedimento in una manciata di giorni, mentre a detta degli esperti, anche senza radici, avrebbe dovuto «resistere» almeno un mese-un mese e mezzo. Lo ha spiegato ieri anche l'associazione italiana che certifica la «gestione sostenibile» delle foreste, la Pefc: il nostro Spelacchio non soffre per le poche radici, dal momento che sono state tagliate subito, perché non si può estirpare un albero così grande. La pianta ordinata dal Campidoglio, ha sottolineato Antonio Brunori, il segretario generale dell'organizzazione, presenta però «traumi oggettivi e va fatta chiarezza su alcuni elementi».

     

    Proprio per fare luce su questo avvilente intrigo di Natale tutto romano, la sindaca ha chiesto ai tecnici comunali un rapporto, che dovrebbe essere messo nero su bianco tra oggi e domani. Qualche punto fermo, gli 007 del Dipartimento Ambiente, lo hanno già stabilito. Per esempio è stato accertato che questo abete di 22 metri in Trentino era perfettamente sano, come dimostrano le varie schede tecniche vagliate alla vigilia del trasporto dagli esperti del Campidoglio. E anche le fotografie scattate prima che iniziasse il viaggio verso la Capitale mostrano un albero in piena salute. 

    albero piazza venezia albero piazza venezia

     

    «COPERTURA SBAGLIATA» Le immagini dell'arrivo in piazza Venezia, invece, già svelano i segni inequivocabili dell'agonia. Cosa è successo allora al povero Spelacchio? Secondo le prime ricostruzioni del Comune, lungo il viaggio sarebbe stato coperto solo parzialmente, lasciando la chioma senza protezione. E per questo il grosso delle foglie sarebbe poi venuto giù. Se così fosse, Palazzo Senatorio potrebbe davvero chiedere di applicare una penale alla ditta che si è occupata del trasporto e del montaggio, al prezzo di 48mila euro (tre volte tanto rispetto all'anno passato). Non salverà la Capitale dalla figuraccia internazionale, ma forse renderà il conto meno caro. L'Avvocatura capitolina potrebbe muoversi a giorni.

     

     

    2. L’ABETE DELLA CAPITALE

     

    spelacchio spelacchio

    Di che cosa stiamo parlando Un anno fa, al primo Natale della giunta Raggi, l' albero di piazza Venezia era stato ribattezzato "Povero tristo" e la sindaca dovette adoperarsi con un addobbo più ricco. Quest' anno, i romani hanno chiamato l' abete arrivato dalla Val di Fiemme (e costato 48 mila euro di trasporto, il triplo rispetto al 2016), "Spelacchio" per i suoi rami troppo spogli con aghi poco fitti. La Raggi lo difende: «È semplice e raffinato». Ma, specie sui social, le battute si sprecano. E non c' è gara con "Rigoglio", l' abete di piazza San Pietro

     

    Paolo Pejrone per la Repubblica

     

    Vecchio, triste, brutto e pure sfortunato: "Spelacchio", come l' ironia dei romani ha ribattezzato lo spoglio abete di Natale in piazza Venezia, è un po' l' emblema di questa città. In teoria dovrebbe essere bellissimo, ma nemmeno gli addobbi e le luci che si illuminano quando cala il sole mascherano gli spazi vuoti sui rami di questo gigante di 21 metri che, come i suoi "cugini" in giro per l' Italia, da Milano a Bologna fino al vicino di casa più prossimo, quello un po' più rigoglioso di piazza San Pietro, in Vaticano, è ormai morto.

     

    Paolo Peirone e consorte Paolo Peirone e consorte

    Il suo destino è finire tra l' umido dei nostri rifiuti. Forse solo un po' più rapidamente degli altri.

    Perché è vero che "Spelacchio" è un caso esemplare di come non vanno trattati gli alberi. Ma è pur vero che chi ama le piante sa che nessuno degli abeti che compaiono nelle nostre piazze a inizio dicembre e durano lo spazio delle feste ha margini per continuare la sua vita. E chi dice il contrario dice una bugia, la stessa che ogni anno ci si racconta quando si parla degli alberi di Natale che potranno essere ripiantati o, addirittura, riutilizzati.

     

    raggi opera raggi opera

    La causa è nel loro essere così alti, così mastodontici, in una gara tra città che non fa il bene delle piante. Per sopravvivere, un abete dev' essere piccolo o, al massimo, non superare i due metri. E poi dev' essere espiantato a regola d' arte. Il che vuol dire che va individuato almeno con due anni di anticipo. E, da qui, "preparato": significa che le radici vanno tagliate per tre quarti della zolla, in modo tale che, due anni dopo, la pianta avrà creato un apparato di piccole radici nuove che possono consentire la sopravvivenza dell' abete. È un po' quello che accade nei vivai. Con un albero di 20 metri e più, invece, non se ne parla proprio. All' espianto possono resistere giusto gli ulivi, non certo gli abeti.

     

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    Lo "Spelacchio" di piazza Venezia, poi, per arrivare così oggi, a poco più di una settimana dalla sua inaugurazione, deve aver viaggiato molto male dalla Val di Fiemme, dove è stato prelevato. Con tutta probabilità è stato imballato in maniera sbagliata. Oppure, rispetto alle foto mostrate nel momento dell' espianto in cui si vede un abete non certo così spoglio, ci deve essere stato un caso di "scambio in culla".

     

    Comunque sia, quell' abete rosso è già finito su un binario morto e, probabilmente, a Natale sarà ridotto anche peggio. Magari le piogge di questi giorni possono aiutarlo a resistere un altro po'. Ma se arrivasse una giornata di tramontana che dissecca pianta e aghi, persino una troppo assolata, allora quello potrebbe essere il colpo di grazia.

    raggi raggi

     

    Per resistere avrebbe dovuto essere portato giusto pochi giorni prima, tenuto umido, curato. E invece, in genere, questi abeti vengono trasportati senza radici, appoggiati in un vaso per far finta che siano vivi per poi attendere la fine delle feste per la rimozione. Meglio, molto meglio quelli di plastica: non avranno lo charme di quelli veri, ma certamente non finirebbero nell' umido come gli alberi delle nostre piazze. Che, belli o brutti che siano, vanno amati e curati. Proprio per questo, alla fine, voglio bene a "Spelacchio", vecchio e malandato e pure sfortunato.

     

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