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    GLI INVISIBILI DEL PALLONE – TRA I CALCIATORI CHE ESCONO DALLE GIOVANILI DELLE SQUADRE DI SERIE A SOLO IL 5 % RIESCE A GIOCARE NELLA MASSIMA SERIE. QUASI UNO SU 4 FINISCE IN LEGA PRO. OLTRE LA META’ PRECIPITA NEI DILETTANTI - L'ACCUSA DELL’EX PORTIERE DELLA LAZIO PRIMAVERA: "I CLUB PREFERISCONO DARE SPAZIO AGLI STRANIERI"


     
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    INTER CAMPIONE D'ITALIA PRIMAVERA INTER CAMPIONE D'ITALIA PRIMAVERA

    Matteo Pinci per “la Repubblica”

     

    C' è un esercito di invisibili, ai margini del calcio dei grandi. Promesse di calciatori destinate a rimanere tali, tradite dalla competizione o dal carattere. Ma non solo. Alla fine di ogni campionato Primavera sono infatti più di 300, contando solo le squadre di serie A, quelli che vedono infrangersi il sogno per cui spesso hanno sacrificato gli studi. Sono più della metà della meglio gioventù del pallone, quei ventenni pronti a scomparire nell' abisso dei dilettanti e a confrontarsi con il mondo del lavoro senza strumenti adeguati.

     

    Da settimane, grazie allo storico bronzo mondiale conquistato dall' Under 20, si parla della verdissima nouvelle vague italiana. Complici le aspettative dell' Under 21 di Di Biagio, che lo stesso ct ha definito «la più forte degli ultimi vent' anni». Eppure, la generazione d' oro nasconde alle proprie spalle un mare di ragazzi destinati a arrendersi. Perché la porta del professionismo è un ingresso strettissimo da cui passano in pochi.

     

    TIZIANO SCARFAGNA TIZIANO SCARFAGNA

    Solo il 5 % riesce a giocare in serie A. Poco più del doppio trova spazio in serie B, quasi uno su 4 in Lega Pro. Tantissimi però restano fuori dal calcio che conta: addirittura il 51% dei quei 600 ventenni che ogni anno chiudono con il calcio giovanile sognando San Siro o l' Olimpico, finiscono invece su campetti periferici senza spettatori e spesso senza euro in tasca a fine mese.

     

    Qualcuno trova squadra in serie D (il 30%), gli altri si dividono tra Eccellenza, Promozione o semplicemente smettono. È successo a Tiziano Scarfagna, che a 18anni era il portiere della Primavera della Lazio e oggi, a 23, fa tutt' altro: «Cameriere, elettricista, quel che capita: mio zio ha una ditta e lavoro per lui».

     

    CALCIO GIOVANILE 4 CALCIO GIOVANILE 4

    Ha ripreso a studiare: «Avevo smesso a 16 anni per concentrarmi sul pallone, ma non è servito. E tra due anni prendo il diploma », promette. «Nel calcio mi ha tradito il carattere: vengo da una famiglia umile e quando ho visto cose che non mi sono piaciute l' ho detto. Ma ho esagerato nei modi e con le persone sbagliate... Mi prese il Parma, poi subito in prestito al Gavorrano, appena 5 presenze.

     

    Poi il Cynthia, a Genzano, la Lupa Castelli: le cose sono precipitate e l' anno scorso ho smesso». Tutto precipitò quando la Lazio decise di puntare su Strakosha, oggi titolare in serie A: «Colpa mia», dice Scarfagna, «ma spesso i grandi club danno più spazio agli stranieri ».

     

    Accusa che trova riscontro nelle ultime final eight Primavera, quando il 38% dei calciatori impiegati dal primo minuto erano stranieri. La Samp ne ha mandati in campo dall' inizio 8, l' Inter campione d' Italia 7, la Juventus 6. Solo tre anni fa, in tutto il campionato Primavera i calciatori non eleggibili per le nazionali italiane erano appena il 22 %.

     

    CALCIO GIOVANILE CALCIO GIOVANILE

    «A parità di meriti, darei la possibilità di crescere a un ragazzo del nostro vivaio, a chi ha fatto la trafila magari dagli Esordienti », sostiene Franco Fatiga, già osservatore di Milan, Torino e Fiorentina e oggi agente attento ai giovani: «A prescindere dallo spazio che ti danno deve accompagnarti la testa.

     

    Se non alleni il cervello, finisci per diventare uno dei tanti "disadattati" del calcio, che per non aver voglia di sacrificarsi o di migliorarsi finiscono lontano dal calcio professionistico. Ai ragazzi che seguo ricordo sempre che la scuola è determinante per avere un' alternativa ed educare la testa. E poi la Lega Pro è piena di talenti che avrebbero potuto arrivare in A, ma sono la dimostrazione che se non lavori duro ragazzi meno dotati possono superarti».

     

    Non tutti, però, visto che i migliori a vent' anni sono spesso tra i più forti anche dopo. Lo dimostrano le nazionali U. 20: da Rocca a Evani passando per Di Biagio, il 27% dei ragazzi convocati tra il 2011 e il 2015, oggi gioca in serie A. Alcuni di loro sono diventati addirittura pezzi pregiati per Ventura: Belotti e Bernardeschi, Conti e De Sciglio, Gagliardini e Insigne, pure Perin.

     

    Nemmeno la maglia azzurra però è una garanzia: il 65% dei giovani che ci hanno giocato si divide oggi tra serie B (43%) e Lega Pro (23%). Tu chiamali se vuoi invisibili.

    Calcio giovanile Calcio giovanile

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