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    TRAVAGLIO E MICHELE SERRA UNITI NELLA LOTTA. CONTRO SCALFARI! (E MARCENARO LI PIGLIA PER IL CULO) - NEI SALOTTI ROMANI SI PARLA SOLO DI EU-GENIO CHE PREFERISCE BERLUSCONI A DI MAIO, E L’EDITORIALISTA DI ‘REPUBBLICA’ (CON IL RESTYLING È STATO RISPEDITO A PAGINA 57) LO ATTACCA - TRAVAGLIO: ‘ECCO COSA SCRIVEVA ''BARBAPAPI'' SUL CAIMANO, L'EGOARCA, SUA EMITTENZA, MACKIE MESSER, IL RAGAZZO COCCODÉ, IL PREMIER RICATTABILE (SOPRANNOMI BY ‘REP’)'


     
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    1.ANDREA’S VERSION

    Andrea Marcenaro per ‘Il Foglio

     

    SILVIO BERLUSCONI EUGENIO SCALFARI SILVIO BERLUSCONI EUGENIO SCALFARI

    Il nostro lettore (fossimo certissimi che sono due diremmo senz’altro i nostri) ha diritto a una spiegazione. La riforma grafica col carattere “Giuliano” è venuta meno per colpa, poi se vogliamo diciamo scelta, del direttore Cerasa. A riforma del Foglio squadernata, egli ha capito che col nuovo carattere, elegantissimo, però più largo, avrebbe impiegato 24 milioni di edizioni per scrivere quello che scrive abitualmente in una, poi volendo aggiungiamo senza sosta e che la verga infatti tutti i giorni mandati in terra da Nostro Signore, senza saltarne uno che sia uno.

     

    MICHELE SERRA MICHELE SERRA

    Capite da soli il costo della carta. Pazienza, ormai è andata. Un fatto resta: la figura di merda. Repubblica ha il suo Eugenio, il nostro Giuliano, noi, no. E bon, fin qui era dovuto. Detto questo, complimenti a Repubblica, il Fondatore può andar fiero. Indica ma respira, il bell’Eugenio, segnala, ma non angoscia, denuncia mentre ti rilassa. Il bavaglio della Milella è un bavaglino.

     

    Peccato che sia finita la Rivoluzione di ottobre a puntate: sarebbe sembrata al massimo di metà maggio. Tono anglosassone, davvero. Di servizio. Spiegare al lettore medio di Repubblica, con quell’occhiello enorme: “di cosa stiamo parlando”, non può fare che bene. Ottimamente incorniciata l’intervista all’Amor nostro, vostro, loro, boh? Bel lavoro, insomma. Non posso pensare che abbiano ingiarmato questo po’ po’ di casino per riportare Michele Serra a pagina 57.

     

     

    2.L’AMACA

    Michele Serra per la Repubblica

     

    scalfari scalfari

    A differenza del padre fondatore, tra Berlusconi e Di Maio sceglierei Di Maio.

    (La terza opzione, tra i due, è la cicuta, ma non so dove si compera). La scelta è tra l' antico e risaputo orrore del demagogo miliardario che ha cercato di smantellare, in parte riuscendoci, la Repubblica, la sua etica e la sua identità, con l' aiutino di qualche episodio di corruzione economica e morale; e il nuovo, inedito spavento di essere governati dal Partito dei Mediocri, dei quali Di Maio è il capo più rappresentativo.

     

    eugenio scalfari eugenio scalfari

    I Mediocri ritengono di essere gli Esclusi: e in parte lo sono veramente. Del loro livore e della loro ignoranza ho ovviamente paura - non certo per me, che sono vecchio e felice, ma per i miei figli - però qualche centesimo potrei anche scommetterlo, sull' asino che vola; mai e poi mai su Silvio Berlusconi.

     

    La Casaleggio associati e tutto il delirante accrocco di devoti mi spaventa: ma quello che ha fatto Mediaset agli italiani, ce lo siamo già dimenticato? E Berlusconi che promise "entro tre anni sconfiggeremo il cancro", è meglio o peggio del Casaleggio che pronosticava all' umanità un futuro interstellare? Sarà il gioco di società dei prossimi mesi.

    Tipo: preferisci morire annegato o bruciato vivo?

    Tanto vale farlo da subito, e a carte scoperte. Chissà che da questa discussione non rinasca perfino qualcosa di sinistra.

     

     

    1. BARBAPAPI

    Estratto dall’articolo di Marco Travaglio per ‘il Fatto Quotidiano

     

    TRAVAGLIO TRAVAGLIO

    Da otto anni e rotti, precisamente dal 14 maggio 2009, si attendeva che Silvio Berlusconi rispondesse alle famose "10 domande" poste da Repubblica (e ripetuto quotidianamente per mesi) sui suoi rapporti con le minorenni denunciati dalla moglie Veronica Lario all' annuncio del divorzio.

     

    Naturalmente il Caimano se n' è sempre guardato bene (a parte le finte repliche affidate a Bruno Vespa in uno dei suoi libri). Poi l' altroieri, a Dimartedì, ha provveduto direttamente il fondatore Eugenio Scalfari, alias Barbapapà, forse per meglio lanciare la "nuova" Repubblica, o forse per anticipare il verdetto della Corte di Strasburgo, o magari per spiazzare il lì presente Vespa che mai avrebbe osato tanto: "Sono stato amico di Berlusconi per tre anni prima che facesse politica Era una delizia In caso di estrema necessità di un' alleanza con Berlusconi, il Pd può farla Chi voterei tra Di Maio e Berlusconi? Sceglierei Berlusconi". Cioè, dei due, quello ineleggibile.

     

    Giuseppe D'avanzo Giuseppe D'avanzo

    Eccole dunque le Dieci Risposte di Scalfari, tradotte in italiano. 1) Sticazzi le dieci domande della buonanima di D' Avanzo. 2) Sticazzi 30 anni di battaglie contro il Caimano, l' Autocrate, l' Egoarca, il Monopolista, Sua Emittenza, il Cavaliere Nero, Mackie Messer, il Ragazzo Coccodé, Papi, il Premier Ricattato e Ricattabile, il Trimalcione della Suburra (tutti soprannomi coniati da Repubblica, quando non dallo stesso Scalfari). 3) Sticazzi lo scippo della Mondadori (Repubblica compresa). 4) Sticazzi i tre processi in corso. 5) Sticazzi la condanna per frode fiscale e le nove prescrizioni. 6) Sticazzi i rapporti con la mafia e la nuova inchiesta sulle stragi del '93. 7) Sticazzi la P2 . 8) Sticazzi le tangenti per comprare politici, finanzieri, giudici, testimoni e senatori. 9) Sticazzi le leggi ad personam. 10) Sticazzi i conflitti d' interessi. Tutto è perdonato, condonato, prescritto dinanzi al terrificante pericolo che minaccia l' Italia, l' Europa, il mondo: Luigi Di Maio (fra l' altro, pericolosamente incensurato).

     

    In attesa che il Fondatore fondi in redazione una succursale dei comitati "Meno male che Silvio c' è" e "Silvio ci manchi" e che gli archivisti di Repubblica facciano sparire l' intera collezione dei suoi editoriali, ce li siamo stampati a futura memoria. Tipo quello del 13.1.90, vigilia dell' avvento di B. al vertice della Mondadori che controllava anche Repubblica, primo atto della guerra di Segrate poi risolta da un lodo arbitrale (che dava ragione a De Benedetti) e da una sentenza d' appello (che dava ragione a B., anche perché il giudice era pagato da Previti con soldi di B.).

    SCALFARI RECANATESI SCALFARI RECANATESI

     

    Scalfari accolse il nuovo padron Silvio con un titolo grazioso: "Mackie Messer ha il coltello ma non lo fa vedere", paragonandolo al "gangster furbissimo e simpatico" di Brecht; accusandolo di "sopraffazione", "intimidazione" e "lusinghe", "metodi senza regole e sopra le regole", "malaffare" le cui "prove vengon fatte sparire in tempo", con la complicità di "servizi segreti", "logge più o meno massoniche", "Parlamento" e "governi"; e vaticinando che presto avrebbe "tolto di mezzo il direttore", cioè Scalfari medesimo, come il Duce aveva fatto con Albertini al Corriere e Frassati alla Stampa.

     

    (…)

     

    Domanda numero 11: chi glielo doveva dire che 23 anni dopo, ai tartufi che fanno rotolare nella tomba Einaudi, Croce, Rossi e La Malfa, si sarebbe aggiunto anche lui? La numero 12 ce la riserviamo per quando, prossimamente, verrà difeso da Sallusti, Feltri e Ferrara col decisivo argomento che solo i paracarri non cambiano mai idea.

    mario calabresi eugenio scalfari mario calabresi eugenio scalfari

    I paraculi invece sì.

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