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    TRE METRI SOPRA IL BARATRO - LA NUOVA FRONTIERA DEGLI ADOLESCENTI ROMANI È LA PIATTAFORMA SOSPESA SUL PONTE DELLE AQUILE DI CORSO FRANCIA - IN DECINE OGNI GIORNO SCAVALCANO IL PARAPETTO E METTONO A POMICIARE O SCATTARSI SELFIE A POCHI CENTIMETRI DA UNA CADUTA MORTALE: ‘QUI C’È LA VISTA PIÙ BELLA DI ROMA, È MOLTO ROMANTICO’ - L’INTERVENTO DEI CARABINIERI NON È SERVITO: I RACCONTI


     
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    Veronica Cursi per www.ilmessaggero.it

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    Ludo e Pier si tengono per mano, lo sguardo rivolto all'orizzonte. Una foto su Instagram: «Io e te tre metri sopra il cielo». E tutto il popolo del web che li guarda e condivide quello scatto con centinaia di like.

     

    Sotto, il Tevere che scorre. Roma ai loro piedi. Seduti sopra la balaustra di un ponte, le gambe a penzoloni nel vuoto, raccontano così il loro amore in bilico come gli Step e le Babi del giorno d'oggi. Ma più che tre metri sopra il cielo sono a venticinque, trenta metri da terra.

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    NON E' UN FILM

    Corso Francia. Ponte delle Aquile. Eccolo il nuovo ritrovo dei ragazzini di Roma nord: una piattaforma sospesa nel nulla, al di là del parapetto. Qualche centimetro di spazio per stare insieme e sentirsi invincibili, come solo a 13, 14 anni puoi credere di essere. Ma questo non è un libro, anche se siamo proprio lì dove l'amore raccontato da Moccia è diventato un fenomeno generazionale. Qui non ci sono protezioni cinematografiche: il nuovo luogo romantico scelto dai giovanissimi è pericolosamente reale.

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    È qui che adesso ci si ritrova per passare i pomeriggi a chiacchierare, farsi i selfie e dirsi ti amo. I lucchetti di Ponte Milvio, ormai arrugginiti, sono roba superata: «Questo è il posto più romantico che c'è», dice Virgi, 14 anni, studentessa biondissima del Marymount con i suoi occhioni aperti al mondo.

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    LE AUTO

    Per arrivarci in fondo ci vuole davvero poco. Basta scavalcare la ringhiera, arrampicarsi un po', e trovarsi in piedi sopra pochi centimetri di marmo. Nessuna protezione. E poco importa se basta un attimo per scivolare giù, una distrazione, un gioco finito male, una foto scattata troppo al limite, loro non ci pensano. «Qui c'è la vista più bella di Roma», dice Sveva, 14 anni del Mameli, mentre centinaia di auto le passano accanto. Sono decine di ragazzini ma nessuno, impossibile crederci, sembra vederli.

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    Corso Francia è uno dei ponti più trafficati di Roma nord, collega quartieri interi come Parioli, Fleming, Flaminio e Vigna Clara. Ma la città evidentemente corre troppo per accorgersi di questa nuova folle moda tra i giovanissimi. Eppure loro su quel ponte ci vanno quasi ogni giorno da mesi, dopo scuola, prendono qualche panino da Mc Donald's e mangiano lì, con vista su Roma.

     

    Poi verso le sei del pomeriggio ci tornano prima di radunarsi a piazza Euclide, chi parcheggia la macchinetta proprio lì dove è vietato e chi preferisce non rischiare e trovare un posto a Ponte Milvio. Borse a tracolla, telefonini ben in vista, visi puliti, qualche cannetta. Martedì pomeriggio sono arrivati pure i carabinieri attirati da una microcar bianca accostata sul ponte: «Qui non potete stare» li hanno rimproverati. Fuggi fuggi generale, il giorno dopo tutto come prima.

     

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    LE SCRITTE

    Quel terrazzino di travertino è diventato il loro luogo: come un diario da imbrattare, una pagina Facebook dove scrivere e condividere rabbia, pensieri, emozioni. Centinaia di scritte che puntualmente vengono pulite e rifatte, «O te o niente», «Fammi sognare un'altra notte», «Ci sono tramonti che non tramontano mai».

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    E questa è solo l'ultima impresa al limite nell'epoca dei selfie estremi, delle sfide social, dei suicidi per gioco.

    Arrampicati sulla balaustra di quel ponte ci sono i Niki e le Olly, e via via storpiando i Gian (luca) e i Pier (luigi). «Non è bellissimo?Qui siamo lontani da tutto e da tutti», sorridono tra un selfie e l'altro. Anche se in fondo l'unica cosa che vogliono è condividere con tutto e tutti l'avventura di quei pomeriggi insoliti.

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    Gli hastag #corsofrancia riempiono le pagine di Instagram. Pagine che rimangono invisibili a chi dovrebbe controllarli. O forse no. «I miei? Non lo sanno che vengo qui», confessa Andrea. E poi leggi quelle didascalie sui social, due ragazzini travestiti da rapper che giocano a fare i duri: «Seguendo la luce del sole, abbandonerò questo mondo». Ma questo non è un gioco.

     

     

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