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    UN ALBERGATORE “SCORRETTO” – SIR ROCCO FORTE AMA TRUMP, E’ A FAVORE DELLA BREXIT, DA’ RAGIONE A BRIATORE E “BARACK OBAMA E’ STATO UN PRESIDENTE TERRIBILE” – IL PADRE LO MISE IN CUCINA A FARE LA MAIONESE. I FIGLI SI LAMENTANO PERCHE’ LI PAGA POCO E ODIA I SOCIAL NETWORK


     
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    Michela Proietti per L’Economia-Corriere della Sera

     

    Rocco Forte Rocco Forte

    Non ha paura di esporsi Sir Rocco Forte, sia che si parli di Brexit («ero a favore, la burocrazia europea schiaccia il business») o che si parli del presidente degli Stati Uniti Donald Trump: «La sua politica mi interessa. Trovo che sollevi temi importanti, dai contributi da versare alla Nato al taglio delle tasse per le imprese». Opinioni controcorrente. Anche su Barack Obama. «È stato un presidente terribile».

     

    E se avesse vinto Hillary?

    «Non ci ho mai sperato. La sua abilità politica era scarsa ed è questo il motivo per cui ha perso. Il genere non c' entra, non c' era nessun tetto di cristallo. Se non fosse stata la moglie di Bill Clinton non sarebbe mai arrivata fino a quel punto. Ha strumentalizzato il femminismo ed è stato un boomerang: Margaret Thatcher e Theresa May non hanno mai usato questo grimaldello. La Thatcher diceva: "Odio il femminismo, è veleno"».

     

    Naturalmente fuori dagli schemi, Sir Rocco continua ad andare per la sua strada, dopo quel takeover ostile che 21 anni fa gli ha portato via l' impero fondato dal padre Charles Forte. Lo ha ricostruito mattone per mattone, aprendo 11 hotel 5 stelle lusso in Europa e in Arabia Saudita, tutti membri di The Leading Hotels of The World, dove lavorano 2.500 persone («probabilmente più donne che uomini»).

     

    Sir Rocco e Aliai Forte con Carla fendi Sir Rocco e Aliai Forte con Carla fendi

    Nel 2016 il Rocco Forte Group, fondato nel 1996, ha fatturato 200 milioni di sterline e da maggio ad oggi c' è stato un aumento del 15% rispetto allo scorso anno. «Dopo le elezioni americane abbiamo avuto un aumento del 40% del turismo statunitense nei nostri alberghi», spiega seduto nel giardino dell' hotel De Russie, il suo albergo romano. Tra le prossime aperture, nel 2018, c' è un altro albergo nella capitale, il De La Ville, ristrutturato insieme a Reale Mutua, e un altro a Shangai.

     

    Dopo il takeover ostile, in molti pensavano che lei non sarebbe ripartito. Cosa ricorda di quel periodo?

    «Sono un animo avventuroso, guardo sempre in avanti, mai al passato. Quando ho deciso di riaprire il De Russie mi dicevano: "Ma non hai paura di fallire?". Se oggi sono qui è perché so fare il mio mestiere. Anzi, a pensarci bene, so fare bene solo questo. Mio padre ha avvicinato gli italiani all' idea dell' albergo 5 stelle e io voglio dare all' Italia gli hotel che si merita».

     

    Ha 12 hotel e un debole per il Verdura, il resort di Sciacca. Perché?

    VERDURA RESORT VERDURA RESORT

    «Con il Verdura abbiamo aperto la strada a un nuovo modo di fare turismo in Sicilia, io stesso ci trascorro parte delle mie vacanze. Siamo stati pionieri di quello che oggi definisco rinascimento siciliano: l' isola ha appena superato la prova del G7. E lo scorso maggio si è imposta come la destinazione golf più famosa d' Europa grazie al Rocco-Forte-Open Verdura, ospitato proprio dal Verdura, con 156 professionisti italiani e stranieri».

     

    Come è nata l' idea di un torneo in Sicilia?

    «La richiesta è arrivata dall' European Tour. In tre giorni la Sicilia è stata vista, attraverso Sky, da 250 milioni di persone. Mi hanno chiamato amici dal Sud Africa e dal Canada, è stata una vetrina incredibile».

     

    rocco forte rocco forte

    Pare che Google abbia scelto, per il quarto anno consecutivo, la Sicilia per il suo «camp». Conferma?

    «Sì, ma per ovvi motivi non reclamizzo troppo questo raduno. Però se i vertici di Google hanno deciso di tornare da noi è perché reputano il Verdura un posto non comparabile ad altri. Abbiamo il mare, il golf, una struttura eccellente. Poi una volta qui, come succede con tutti gli altri ospiti, anche loro vanno alla scoperta dei dintorni».

     

    Che indotto ha generato questo «rinascimento»?

    «Posso parlare di noi. Il resort ha dato lavoro a molte persone del luogo e il golf ha portato a Sciacca una fetta di mondo che altrimenti non sarebbe arrivata. La città lo scorso anno mi ha ringraziato nominandomi cittadino onorario. Quando vado in giro per il paese, la gente mi ferma per salutarmi».

     

    rocco forte hdr rocco forte hdr

    Si sente un ambasciatore della Sicilia?

    «Ogni viaggiatore dovrebbe iniziare il suo tour italiano da qui: c' è un intreccio di culture potentissimo, un patrimonio artistico che non ha eguali. Purtroppo le strutture ricettive non sono all' altezza: i tour operator inglesi che lavorano con l' Italia suggeriscono solo due strutture, il Timeo di Taormina e il nostro Verdura. Troppo poco, ci vogliono più alberghi di lusso».

     

    Nel 2015 la Cassa Depositi e Prestiti è entrata con il 30 % nel gruppo Forte proprio con l' intento di promuovere il turismo di lusso in Italia. Cosa risponde oggi alle polemiche sollevate da quell' ingresso?

    «Secondo alcuni il Fondo Strategico avrebbe dovuto supportare un imprenditore italiano e non un cittadino britannico. Eppure la maggior parte dei miei investimenti sono concentrati in Italia: la penisola è il nostro primo mercato, con oltre il 30% dei ricavi globali. Non c' era una cordata alberghiera italiana in grado di realizzare quello che veniva chiesto, ovvero ridare al Paese una vera catena alberghi di lusso, quello che in tempi passati è stata la Ciga. Io mi sono messo subito al lavoro per rendere concreto questo progetto».

    BRIATORE BRIATORE

     

    Flavio Briatore sostiene che l' Italia sul settore turismo è indietro di almeno 30 anni. Cosa ne pensa?

    «Credo che abbia ragione. L' Italia è il primo paese al mondo per ricchezza artistica, oltre il 50 per cento dei beni culturali mondiali sono qui. Ma non si fa abbastanza per valorizzare il turismo, non c' è un' adeguata organizzazione alberghiera e la motivazione degli investitori, anche stranieri, spesso è messa a dura prova».

     

    Al Verdura a un certo punto sono stati messi i sigilli. Ha mai pensato di rinunciare?

    «Certo, ho minacciato più volte di ritirare il progetto, 230 ettari e 150 milioni di euro di investimento congelati. È stata un' odissea. Ho dovuto acquistare i terreni da ben 72 proprietari diversi. E le proteste ambientaliste contro la costruzione della diciottesima buca a ridosso del mare a un certo punto hanno portato al blocco dei lavori. In Italia una legge dice che non si può costruire a 250 metri dal litorale: mi ricordo persino la Cgil in piazza a manifestare per il completamento del circuito. Poi grazie a un provvedimento della Regione Sicilia siamo riusciti a ripartire. Non avrei proseguito senza la diciottesima buca sul mare: è quella che ogni golfista si ricorda»

    THATCHER THATCHER

     

    Dopo tante peripezie, il Verdura oggi è uno dei suoi fiori all' occhiello?

    «Lo scorso hanno ha fatturato 27,4 milioni di euro»

     

    C' è un sogno sfumato?

    «Il San Domenico di Taormina. Lo volevo a tutti i costi, ma Giuseppe Statuto è arrivato prima di me. Sogno di crescere ancora e tra i miei progetti c' è proprio quello di creare un circuito siciliano d' eccellenza. Poi sto cercando la giusta location a Milano, la città italiana di cui tutti parlano all' estero: penso a un hotel tradizionale, con il lusso alla mia maniera».

     

    Dicono che abbia messo gli occhi sul Grand Hotel et de Milan.

    «Quell' hotel non è in vendita, non so perché giri questa voce: per ora mi occupo a tempo pieno della riapertura dell' Hotel de la Ville, a Roma. Ho dimezzato il numero di stanze, per farle più grandi e ho affidato la ristorazione a Fulvio Pierangelini. Squadra che vince non si cambia».

     

    Anche nella Capitale ha avuto qualche rallentamento?

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    «Non per ora e mi auguro di proseguire così. I problemi della città sono preesistenti al sindaco Virginia Raggi e non credo sia giusto imputarle tutti i mali di Roma».

     

    Qual è la sua idea di impresa?

    «Mi confronto molto con i miei manager, ho bisogno di avere diversità intorno a me. Non apprezzo gli yes men, anche se un certo punto bisogna decidere e può farlo solo una persona. La presenza del capo in azienda è importante e i miei 2.500 dipendenti sanno come la penso. Controllo tutto, dal materasso alla cottura degli spaghetti».

     

    La sua è una classica azienda familiare: è succeduto a suo padre Charles, collabora da sempre con sua sorella Olga Polizzi. E ora sono entrati in azienda i figli.

    HOTEL SAN DOMENICO TAORMINA HOTEL SAN DOMENICO TAORMINA

    «Naturalmente hanno idee molto più moderne delle mie. Ma per fortuna ci tiene insieme una filosofia comune. La stessa cosa che è successa tra me e mio padre: abbiamo condiviso tante esperienze, essere suo figlio mi apre ancora parecchie porte. Ai miei ragazzi insegno a non comportarsi come figli di papà: io ho cominciato facendo la maionese. Anche se loro a volte si lamentano e dicono che li pago poco».

     

    I figli le hanno insegnato ad essere «social»?

    «Penso che i social siano una grande perdita di concentrazione e non so dove la gente trovi tutto questo tempo per chattare e postare. Mi lascio coinvolgere solo dalla chat "Familee", ma i partecipanti siamo io, mia moglie e i ragazzi».

     

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