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    UNA BREXIT AL CAFFE’. LONDRA PREPARA VISTI AD HOC PER I BARISTI STRANIERI, MA NON AVREBBERO PIU’ DIRITTO ALL’ASSICURAZIONE SANITARIA E POSSONO RESTARE SOLO DUE ANNI – SENZA GLI IMMIGRATI I BAR RESTEREBBERO VUOTI: I GIOVANI BRITANNICI NON VOGLIONO FARE QUESTO MESTIERE


     
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    Cri. Mar. per Il Messaggero

     

    Un permesso di lavoro di due anni per giovani europei, o meglio, un visto per baristi che consenta alle catene di ristorazione del Regno Unito di non trovarsi a corto di personale dopo la Brexit. È questa la soluzione allo studio del governo britannico per rispondere alla crisi di personale che si preannuncia dopo l' uscita dall' Unione europea e che rischia di mettere in ginocchio chi, come il colosso della ristorazione veloce di qualità Pret-a-manger, conta su giovani spagnoli, italiani e europei in generale per servire i propri latte, termine con cui si indica una sorta di gigantesco cappuccino, e i propri costosi panini.

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    Solo un curriculum su cinquanta tra quelli ricevuti da Pret proviene da un britannico e ci vorrebbero dieci anni, a detta dell' associazione che rappresenta il settore dell' accoglienza e della ristorazione del paese, a sostituire il personale europeo, visto che i britannici non considerano il bancone di un bar «un posto di lavoro desiderabile». Solo le caffetterie del paese danno lavoro a 110mila persone, che guadagnano appena 16mila sterline all' anno in media, mentre i giovani britannici tra i 16 e i 24 anni che non hanno un lavoro sono 826mila.

     

    LO SCHEMA DI MOBILITÀ

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    Il sistema allo studio, detto Schema di mobilità giovanile, è ispirato a quello già applicato per i giovani di Australia, Nuova Zelanda, Canada e altri paesi, prevede che chi fa richiesta abbia almeno duemila sterline nel suo conto in banca e finora non si può definire un successo, visto che ha attirato appena 42mila giovani da paesi che hanno in tutto una popolazione di 350 milioni di persone.

     

    Destinato solo a chi ha tra i 18 e i 30 anni, il visto per baristi ha dei limiti stretti e non può superare i due anni, oltre a non dare diritto ad assistenza sanitaria, né a sussidi di disoccupazione o per la casa. Difficilmente può attirare giovani ambiziosi e desiderosi di fare carriera. È stato suggerito al governo da Lord Green, del think tank Migration Watch Uk, secondo cui si possono «prendere due piccioni con una fava», ossia «andare incontro alle esigenze dei pub e dei ristoranti e mantenere i nostri legami con i giovani europei permettendo loro di venire per un periodo strettamente limitato di due anni per lavorare», senza dare loro la possibilità di «diventare migranti a lungo termine che aggiungano pressione sui servizi pubblici».

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    Per ora sono solo ipotesi, come spiegato da un portavoce del ministero degli Interni: «Il governo sta lavorando per individuare e sviluppare opzioni per plasmare il sistema futuro in modo da garantire l' esito migliore possibile per i britannici». Ma il governo pensa che sia una «buona idea» e quella del visto per baristi rischia di essere l' ultima di una serie di proposte controverse avanzate per dare all' opinione pubblica britannica l' impressione di ridurre un' immigrazione di cui il paese ha in realtà disperato bisogno.

     

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    «È tempo che Theresa May si svegli e si faccia un caffè», ha scherzato il leader Lib Dem Tim Farron, aggiungendo: «I nostri ospedali, le nostre case di cura e il nostro settore dell' edilizia contano tutti sui laboriosi cittadini europei. Il governo deve urgentemente garantire il diritto dei cittadini europei a rimanere invece di uscirsene con queste proposte insultanti».

     

    La maggioranza dei tre milioni e mezzo di cittadini europei residenti nel Regno Unito e sul cui futuro il governo ancora non ha voluto dare certezze fa lavori mal pagati ma cruciali per il paese: il servizio sanitario nazionale, ad esempio, ha 57mila dipendenti europei, senza i quali sarebbe al collasso. E già ora molti stanno cercando strade alternative, spaventati dall' incertezza di un futuro in cui non ci sono garanzie.

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