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    VITA, RICORDI E NOSTALGIE DEL GRANDE LINO BANFI: “MIO PADRE FACEVA L’ORTOLANO E IO PER STUDIARE MI FECI CHIUDERE IN SEMINARIO, PER DIVENTARE O PRETE O NOTAIO” - “CON NADIA CASSINI INTERPRETAVO IL RUOLO DI UN MASSAGGIATORE, QUINDI ERO ABILITATO A TOCCARLE IL LATO B, TANTO AGOGNATO DAGLI ITALIANI..."


     
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    Emilia Costantini per il “Corriere della Sera”

     

    JERRY CALA E LINO BANFI JERRY CALA E LINO BANFI

    «Ho comprato un coccodrillino di plastica: è carino, muove le zampette, apre le fauci... E quando un giornalista viene a trovarmi per fare un' intervista, glielo faccio vedere e gli chiedo: si tratta di questo?». Lino Banfi è scaramantico ed esorcizza così il «coccodrillo», in gergo giornalistico il necrologio dedicato a personaggi noti, che «prima o poi - dice - qualcuno lo scriverà anche su di me: meglio poi che prima».

    luca cordero di montezemolo con lino banfi foto andrea arriga luca cordero di montezemolo con lino banfi foto andrea arriga

     

    La sua storia, iniziata quasi ottantuno anni fa, parte da un paese pugliese, Andria. «La mia era una famiglia ricca di blasoni, una famiglia di conti... sì, quelli che non tornavano mai alla fine del mese. Mio padre faceva l' ortolano, era arrivato alla terza elementare, però siccome aveva fatto il servizio militare, si sentiva laureato. Io, per studiare, mi feci chiudere in seminario: a quell' epoca, se uno voleva studiare, doveva diventare prete o notaio»

     

    Era da poco finita la guerra e il piccolo Pasquale Zagaria, 10 anni, viene spedito in collegio: «Mentre gli altri ragazzini potevano tornare a giocare a pallone per strada, perché non cadevano più le bombe, io venivo responsabilizzato. I preti erano severi: ancora oggi ho dolori alle ginocchia, perché lì ti inginocchiavi in continuazione per pregare o per punizione».

    LINO BANFI E EDWIGE FENECH LINO BANFI E EDWIGE FENECH

     

    Non solo penitenze, in seminario, anche i suoi primi spettacoli: «Nelle occasioni canoniche partecipavo alle recite: non ero bello e non mi facevano mai fare la parte di Gesù, al massimo San Giuseppe, San Pietro o il traditore Giuda». E siccome faceva già ridere il pubblico, il rettore lo rimproverò:«Zagaria, mi disse, ma perché i tuoi compagni fanno commuovere e tu susciti solo risate?». Poi intervenne il vescovo, che aveva colto la vis comica in erba dello scolaro, «e mi dette la sua benedizione».

     

    LINO BANFI E BARBARA BOUCHET LINO BANFI E BARBARA BOUCHET

    Non aveva ancora finito il liceo classico, che già si ritrovò al seguito di una compagnia di varietà: «Avrò avuto 16-17 anni, scappai da casa, attratto da artisti e ballerine. Mio padre mi venne a beccare a Taranto, era arrabbiato, mi disse sei pazzo? E pensare che lui sognava che diventassi "cherdinele", cardinale in lingua italiana. Ma non volevo tornare tra i banchi e gli risposi che se mi costringeva a tornare, sarei scappato di nuovo». E lui? «Ebbe un attimo di disorientamento e mi chiese: se vuoi fare l' artista, fallo, ma poi che lavoro vuoi fare da grande?». Era quello il suo lavoro: e iniziò la carriera.

     

    LINO BANFI LINO BANFI

    Il primo problema, imbroccare il nome d' arte giusto: Pasquale Zagaria, troppo lungo. «Come pseudonimo avevo scelto Lino Zaga, ma fu il grande Totò a farmelo modificare. Quando mi ricevette in casa sua ai Parioli, ero molto emozionato. Mi accolse in vestaglia di raso bordò, con tanto di stemma sul taschino. Mi fece accomodare in salotto e subito mi chiese: " Come ti chiami?". Quando gli risposi Lino Zaga, fu drastico: nel mondo dello spettacolo accorciare il nome porta bene, accorciare il cognome porta jella».

     

    LINO BANFI LINO BANFI

    Quindi l' urgenza di sceglierne un altro, ma come? «Il mio impresario, che faceva il maestro elementare, acchiappò l' elenco della sua classe: il primo nome era Aureliano Banfi». Così nasce Lino Banfi.Il ricordo degli esordi nell' avanspettacolo è legato a Graziano Jovinelli, padrone del mitico Ambra Jovinelli: «Era un cinema-teatro e noi artisti facevamo le nostre scenette nell' intervallo tra un film e l' altro: durante la proiezione, però, dovevamo stare buoni e zitti dietro lo schermo, quindi guardavamo il film a rovescio.

     

    È stato lì che ho visto recitare i grandi del cinema: li studiavo, rubacchiavo e mettevo nel sacco, dicendomi che un giorno anche io sarei diventato famoso come loro». Tra i tanti maestri, Peppino De Filippo: «Un vero gigante, mi ha insegnato tanti segreti». Per esempio? «Mi ripeteva: per suscitare la risata, le battute devono avere i ritmi giusti, ci vuole la pausa e la menopausa...».

    LINO BANFI E LINO TOFFOLO LINO BANFI E LINO TOFFOLO

     

    Pur non essendo bello è diventato uno degli attori di punta della commedia sexy all' italiana. «Mi sarebbe piaciuto essere più magro e più alto: certi miei colleghi seduttori mi facevano incacchiare, stavano sempre in copertina. Io non sono mai stato copertinabile, né scopertinabile». Impossibile elencare tutti i film che ha girato con le più belle attrici degli anni 70.

     

    ALVARO VITALI - EDVIGE FENECH - LINO BANFI ALVARO VITALI - EDVIGE FENECH - LINO BANFI

    «Con Nadia Cassini interpretavo il ruolo di un massaggiatore, quindi ero abilitato a toccarle il lato b, tanto agognato dagli italiani: era una parte anatomica talmente importante, che era stata assicurata per circa 2 miliardi di lire. Mi sembrava un' esagerazione e chiesi al marito di Nadia perché avesse sottoscritto una polizza così importante». La risposta? «La moglie lavorava molto con quella parte e, se cascava o si faceva male era un problema. In altri termini, secondo lui, Nadia lavorava col cu...».

     

    NADIA CASSINI E LINO BANFI NADIA CASSINI E LINO BANFI

    Un lungo sodalizio cinematografico con Edwige Fenech: «Siamo amici e ancora oggi ci sentiamo. Ora si è trasferita in Portogallo e le ho detto: è il posto giusto per te, sei nata in Algeria, in una città che si chiama Bona, adesso sei ancora bellissima e non a caso vivi a Lis-bona».

     

    Tante belle donne: e Lucia, sua moglie da 55 anni, mai gelosa? «Mai. Conosce i miei limiti da conquistatore. E poi le mie compagne di lavoro erano corteggiatissime dai belloni, io sarei stato ridicolo». Non solo belle attrici, anche tanti amici attori: «Con Nino Manfredi, una vera simbiosi. Quando si ammalò, andavo spesso a trovarlo in ospedale e cercavo di farlo ridere, di stimolarlo...».

     

    NADIA CASSINI E LINO BANFI NADIA CASSINI E LINO BANFI

    Una carriera ricca e intensa, però un rammarico Lino non lo nasconde: «Non mi è mai capitato di interpretare un film importante, di quelli che partecipano ai festival. Non ho mai ricevuto un premio: mi accontenterei di un orsetto di pelouche. Nel mio lungo percorso artistico, sono sempre stato scortato da un' ombra di malinconia e forse per questo mia moglie dice che sono sempre "inchezzeto". Ma si sa: i comici in famiglia non sono divertenti».

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