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    ZUCCHERO SI SCIOGLIE – DOPO IL RITIRO DI POOH E QUELLO ANNUNCIATO DA AL BANO ANCHE SUGAR FORNACIARI ALZA BANDIERA BIANCA: "UN ALTRO ALBUM E POI BASTA. VOGLIO SMETTERE IN PIEDI. I GIOVANI? NON MI METTO A FARE L’ASINO PER INGRAZIARMELI: LA MIA POPOLARITA’ NON ACCENNA A DIMINUIRE. E SCUSATE L’ARROGANZA..." - VIDEO


     
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    Rita Vecchio per il Messaggero

    zucchero zucchero

     

    Dopo il ritiro dei Pooh. Dopo la rivelazione di Al Bano. Ci mancava pure Zucchero Sugar Fornaciari a incrementare il parterre dei ritiri musicali annunciati. «Faccio un goal con il più bell'album della mia vita, e chiudo con il music business», ha detto. «Ho 62 anni e non sappiamo nemmeno se i negozi di musica sopravviveranno».

     

    Perché, al di là della battuta, «sarà anche presunzione, ma vorrei smettere di fare album restando in piedi». Parole che annunciano sì la volontà di uscire dalle scene, ma che non convincono del tutto nemmeno lui, visto che assicura di possedere nella sua bacheca due brani di Miles Davis, uno di Joe Cocker, un altro dei Blues Brothers nella loro formazione originale.

     

    DIECI DISCHI Intanto però c'è Wanted, il suo ultimo lavoro monumentale appena uscito. Ovvero, centottantotto canzoni per trent'anni di carriera, che sono la sua risposta al «Dove eravamo rimasti?», mentre si palesa davanti ai giornalisti che lo aspettano.

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    L'immancabile cappello in testa, cilindrico. Il tono di voce basso, che è «come una sezione di fiati», per usare le stesse parole di Bono degli U2 che lavorò con lui nell'adattamento in inglese di Miserere nel 1992. Dieci cd (nella versione deluxe e tre in quella standard), un docufilm con imagini inedite, backstage e contenuti speciali, e un 45 giri. Successi storici, la cover dei Creedence Clearwater Revival (Long As I Can See The Light) e tre inediti. Tutto raccontato con il suo Controsenso e contromano. Per usare le parole della nuova Allora Canto.

     

    Si mette a sfogliare le pagine del booklet piene di foto, ricorda di quando cantava Donne sulla baia di San Francisco, dei biglietti dei suoi concerti in tutto il mondo raccolti a mo' di puzzle, delle locandine, dei testi scritti su pergamena dei nuovi brani (Un'Altra Storia, Allora Canto, Speng The Light). Dal 1985, anno in cui ha iniziato, a oggi, di storia da raccontare ne ha.

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    Un po' tra «Vanna Marchi che deve vendere il disco», e un po' come di chi «è orgoglioso di presentare questo capolavoro, regalo della mia casa discografica di sempre», inizia a parlare di musica. Del sassofono suonato dall'età di tredici anni. Di R&B. Di quando suonava la batteria, perché mancava il batterista e di quando «a causa di Pippo, il cantante che non si presentò perché aveva litigato con la morosa, mi dissero: qui dobbiamo salvare la serata. E mi sono dovuto mettere a cantare».

     

    Di Luciano Pavarotti e di Andrea Bocelli. Di quando Brian May lo invitò a unirsi ai Queen al Wembley Stadium di Londra per il tributo a Freddie Mercury. Parla dell'amore che lo ha sempretorturato, quello per la sua ex moglie e dei momenti che ha passato con lei, che gli ha ispirato ancora una volta una canzone, Un'Altra Storia, primo singolo estratto. E dei giovani? «Non faccio nulla per accaparrarmeli. Non mi metto a fare l'asino per piacere loro».

     

    BLUESMANE parimenti senza esitazione risponde a chi lo chiama blues man: «Un orgoglio per me. Ma è troppo semplicistico. Come dire che esiste in Italia il rock». Perché per lui vige sempre il Blues don't care. «Più invecchio e più vado verso i padri del Mississippi. Perché come disse John Lee Hooker: Il blues cominciò quando Dio scacciò Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre».

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    Per lui un tour di dieci date da febbraio. Uno Zucchero inarrestabile predomina sull'altra faccia che vorrebbe smettere. Come Wanted, «titolo nato dalla foto in cui sembro un ricercato». Sorride. «Ma anche perché la mia popolarità non accenna a diminuire. E scusate l'arroganza». Prende in giro se stesso, prima di tutto. Prende il cappello. E se ne va.

     

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