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    VIVERE DA SERVA, MORIRE DA SCHIAVA - A BARI UN ROMENO DI 44 ANNI PICCHIA LA COMPAGNA FINO A UCCIDERLA: “SE L’E’ MERITATO, NON AVEVA LAVATO I PIATTI” - LA DONNA SUBIVA VIOLENZE OGNI GIORNO, DA DUE ANNI, MA NON HA MAI VOLUTO SPORGERE DENUNCIA


     
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    Agostino Gramigna per il “Corriere della Sera”

     

    VIOLENZA DOMESTICA1 VIOLENZA DOMESTICA1

    La madre tiene in mano una foto tessera della figlia come a volere ricordare che è esistita, che aveva un volto, un nome e una vita. Anche se la vita di Anita valeva quanto quella di una serva, almeno per l' uomo che aveva scelto di amare. Lui la prendeva a schiaffi e pugni se non ubbidiva ai suoi ordini.

     

    Fino all'ultima aggressione, quella mortale, per non aver voluto lavare i piatti. Anita Betasta Rzepecka, 30 anni, è morta in un ospedale di Bari, dopo la violenza subita tra le mura di un casolare abbandonato alla periferia di Bari. Marian Sima, un romeno di 44 anni, l' ha schiaffeggiata e le ha fatto perdere l' equilibrio.

     

    Cadendo, Anita ha sbattuto violentemente la testa sul pavimento. È rimasta agonizzante per ore. Lui indifferente in piedi davanti al corpo, ha preso una bottiglia e ha bevuto.

    VIOLENZA DONNE VIOLENZA DONNE

    Barbara, mamma di Anita, racconta che lui la picchiava ogni santo giorno e che ogni scusa era buona. Se non puliva la casa, se non faceva come diceva lui. Ed era sempre ubriaco. «Io non potevo fare niente e lei non voleva denunciarlo. Quattro giorni fa l' ha picchiata con tanta violenza e mia figlia è svenuta a terra. Poi l' ha lasciata lì».

     

    Mamma e figlia erano arrivate insieme in Italia dalla Polonia. Barbara vive in una baracca, Anita invece abitava con Marian Sima e altri suoi connazionali romeni in un casolare nel quartiere Japigia. Sima è stato portato in carcere con l'accusa di omicidio volontario. Il dramma è avvenuto giovedì scorso, Anita è morta in ospedale il giorno dopo ma la notizia è stata diffusa solo ieri dopo l'arresto del romeno. È stato un coinquilino della coppia, al rientro la sera nel casolare, a soccorrere la donna e chiamare il 118.

     

    Anita subiva violenze da circa due anni ma non s' è mai rivolta alle forze dell' ordine.

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    Racconta Barbara: «Spesso la minacciava con un coltello alla gola, anche in mia presenza. Le dicevo di lasciarlo perché era un violento. Ho provato tante volte, vai a denunciarlo, vai alla polizia». Ma Anita aveva il terrore che le azioni di Marian potessero diventare ancora più violente.

     

    «Perché hai fatto questo a mia figlia?», ha domandato Barbara all'uomo. Le ha risposto freddamente: «Tua figlia merita tutto questo perché non aveva ripulito casa e non aveva lavato i piatti». Ai vicini di casa invece aveva raccontato storie diverse. Che Anita era caduta da sola mentre saliva le scale, che si era fatta male mentre era in bagno e che si era sentita male dopo essersi ubriacata. Barbara ora chiede giustizia: «Non solo per mia figlia ma per tutte le donne morte come lei».

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