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    A COSA CI SERVE IL GOVERNO LEGA-CINQUESTELLE? A NIENTE! LO DICE ANCHE BEPPE GRILLO: “LA BORSA STA TIRANDO, VA TUTTO BENE. LASCIAMO LE COSE COSI’ PER TRE ANNI E MEZZO. SIETE CONVINTI DAVVERO CHE LO STATO, SE NON C’E’ LA GOVERNABILITA’, VADA PEGGIO?” - DURANTE IL SUO SPETTACOLO A CIVITAVECCHIA, BEPPEMAO NON FA RIFERIMENTI A DI MAIO E AL SUO “QUI SI STA FACENDO LA STORIA”. E TIRA UN BUFFETTO AGLI ELETTORI M5S...


     
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    1 - GRILLO SUL PALCO: GOVERNABILITÀ? MOLTO MEGLIO QUANDO NON C' È

    Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”

    BEPPE GRILLO BEPPE GRILLO

     

    «Sì il governo. I giornalisti ti chiedono: allora Beppe Grillo lo facciamo questo governo o no? Come se da un momento all' altro, se gli dicessi di no, se la facessero addosso.

    Ma perché? La borsa sta tirando, va tutto bene. Ma lasciamolo così tre anni e mezzo». Va in scena senza trionfalismi il fondatore del Movimento. A un' ora dall' annuncio di Luigi Di Maio e Matteo Salvini sulla conclusione dell' accordo di governo che oggi verrà portato al Quirinale, Grillo non accenna a chi, come dice Di Maio, «sta facendo la storia».

     

    beppe grillo luigi di maio beppe grillo luigi di maio

    Anzi. In pigiama e vestaglia, senza scarpe, apre il suo spettacolo Insomnia, al teatro Traiano di Civitavecchia, ponendo interrogativi: «Ma siete convinti davvero che lo Stato, se non c' è la governabilità, vada peggio?». Rivendica di fare spettacolo e non «un comizio». E un po' fa ridere, un po' fa pensare, Grillo. Ma non è una battuta quando incalza: «Hanno preso una legge elettorale, l' hanno cambiata per ridurre la democrazia di questo Paese e ora ci si preoccupa della governabilità.

     

    BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO BEPPE GRILLO LUIGI DI MAIO

    Le cose migliori sono state fatte tra il '68 e l' 80, quando i governi cadevano in continuazione. Non c'era la governabilità, c'erano le Brigate rosse che ti sparavano alle gambe. Ma hanno fatto le leggi migliori». Non si dissocia da «quei ragazzi» che stanno trattando con il centrodestra per trovare un governo possibile.

     

    Non rinuncia all'ironia su Silvio Berlusconi riabilitato: «È tornato, torna. È stato oggetto di bullismo». Ma scherza anche sugli attivisti del Movimento: «Ogni tanto ti dicono: ehi, io ti ho dato il voto. Allora ti viene da dire: ok. Vuoi che te lo do indietro? Il voto che cosa significa se il 50% degli italiani non va piu a votare? Non sarebbe meglio se si estraesse a sorte tra gente che si vuole impegnare?». Poi chiosa: «tranquilli che facciamo un bel colpo».

     

    alessandro sallusti a la confessione di peter gomez 2 alessandro sallusti a la confessione di peter gomez 2

    2 - POVERO SALVINI

    Alessandro Sallusti per “il Giornale”

     

    Povero Salvini, in che guaio si è infilato inseguendo vani sogni di gloria. Non farà lui - né deciderà - il premier, non sceglierà i ministri principali, ogni due per tre dovrà chiedere il permesso su cosa dire e cosa fare al suo capo Di Maio, azionista di maggioranza del governo Cinque Stelle sostenuto dalla Lega. E sulle due o tre cose fondamentali starà ad aspettare il responso del commissario Mattarella, il quale ha già fatto chiaramente sapere che varerà solo un governo a responsabilità limitata.

    BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE

     

    Questa, purtroppo, è la verità delle cose, il resto è propaganda. Compreso il tanto strombazzato «contratto», termine orrendo che non promette nulla di buono perché come noto indica vincoli tra controparti e non intese tra parti amiche e leali, che gli accordi li sigillano con una stretta di mano. Povero Salvini, dicevamo. Non è bello vedere la gloriosa Lega, socio fondatore e pilastro del centrodestra, con il cappello in mano, elemosinare fettine di potere da chi fino a ieri l' altro la riteneva una pericolosa associazione di razzisti e ladroni. Alla fine troveranno la quadra, come diceva il saggio Bossi, ma mancando i presupposti non potrà che essere una quadra sbilenca.

    berlusconi salvini berlusconi salvini

     

    L' uomo che doveva e poteva essere il numero uno del più grande raggruppamento politico del Paese si troverà a fare il numero quattro (ma anche cinque) di una surreale compagnia così formata in ordine gerarchico: numero uno, Sergio Mattarella (presidente-commissario con potere di veto); numero due, Mister X (presidente del Consiglio di ministri non suoi); numero tre, Luigi Di Maio (leader del partito di maggioranza della coalizione); numero quattro, Matteo Salvini (subito prima - ma forse pure dopo - un altro Mister X, il ministro dell' Economia).

     

    SALVINI DI MAIO E LA TRATTATIVA LEGA M5S SALVINI DI MAIO E LA TRATTATIVA LEGA M5S

    Povero Salvini, dicevamo. Ne valeva la pena? Evidentemente avrà fatto i suoi conti, ma tenderei a escludere che gli stessi coincidano con i nostri. La bontà di un governo si vede nei suoi primi cento giorni di vita. Se entro il 31 agosto avremo la flat tax (mi accontento al 23 per cento anziché al 15 promesso dalla Lega in campagna elettorale) chiederò scusa del mio scetticismo. Ma se così non fosse, le scuse se le aspetteranno tutti gli elettori del centrodestra portati in dono a Beppe Grillo e soci.

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