1 - A FUROR DI PASSERA...
Giorgio Meletti per "il Fatto Quotidiano"
La stella di Mario Monti ha già smesso di brillare nel chiacchiericcio della politica: il professore di Varese è stato già archiviato come tecnico puro senza futuro. Adesso è il momento del ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture Corrado Passera. Ha undici anni meno del premier e non fa mistero di considerare l'incarico nel governo di emergenza come trampolino per una vera carriera da leader. Domenica sera, intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa (Rai3), ha detto: "Non so se sono capace, non so se imparerò in tempi rapidi. Occuparsi del bene comune, però, è il più bello dei lavori".
sntgdo35 fioroni abbioccoIL LEADER IDV: È IL FUTURO
Antonio Di Pietro, che lo conosce bene, non ha dubbi. In contemporanea alla quasi esplicita discesa in campo dell'ex banchiere, ha spiegato a In onda (La7): "Sarà lui il soggetto che dovremo tenere in conto per la politica dei prossimi anni. In queste ore stanno facendo a gara a chi può accaparrarselo tra centrosinistra, centrodestra e Terzo Polo".
Di Pietro parla con cognizione di causa: nel 1995, quando preparava la sua entrata in politica, non si capiva se da destra, da sinistra o dal centro, aveva come consigliere proprio l'allora quarantenne amministratore delegato dell'Olivetti. Il quale adesso replica quello stesso copione, proponendosi come leader buono per il centro ma anche per il centro-sinistra, attraverso il sapiente dosaggio di messaggi mai casuali. Mentre alcuni suoi colleghi di governospingono sull'acceleratore delle scelte "dolorose ma necessarie", nell'intervista a Fazio Passera ha sfoderato alcune eleganti veroniche sempre con lo sguardo rivolto a sinistra. Anche a costo di distinguersi dal presidente del Consiglio.
MARIO MONTIPrima mossa: dopo settimane di tentennamenti governativi, che hanno attirato sull'esecutivo tecnico l'accusa di essere prono agli interessi di Berlusconi, è stato lui a intestarsi la svolta sulle frequenze televisive: "Non è tollerabile darle gratis", ha detto, annunciando lo stop al cosiddetto beauty contest e rinviando però prudentemente la vendita dei canali tv di un anno.
Seconda mossa: smentendo Monti - che aveva fatto dire in Parlamento al ministro Giarda che l'accordo con la Svizzera per tassare i capitali italiani esportati oltre confine era giuridicamente improponibile - ha annunciato che la cosa va fatta al più presto per dare una stangata ai 150 miliardi di euro nascosti nelle banche elvetiche. Non a caso ieri il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, ha salutato con soddisfazione la svolta di Passera sulle frequenze e rivolto un appello al governo per "riconsiderare la questione della Svizzera": tradotto, un appello a Monti perché dia retta a Passera.
ANTONIO DI PIETROIL CATTOLICO TRA BAZOLI E CAI
Passera dispone di una serie di requisiti considerati decisivi per una leadership riformista moderata. È cattolicissimo, è lombardo, cioè uomo del nord, non è un politico di professione (finora). Viene dalla scuola di Carlo De Benedetti, icona imprenditoriale del riformismo di centro-sinistra, è stato chiamato da Romano Prodi a risanare (con successo) le Poste, è stato chiamato dal banchiere Giovanni Bazoli, padre nobile del centro-sinistra, alla guida della Banca Intesa Sanpaolo.
Ha votato alle primarie del Pd, ma solo fino a un certo punto, perché quando il potere di Berlusconi è apparso definitivamente inscalfibile (elezioni del 2008) il manager di Como si è avvicinato al centro destra, flirtando con B. soprattutto come regista del salvataggio Alitalia a spese dello Stato.
PIERLUIGI BERSANII NEMICI DEL POPOLO
Ma adesso, mentre il governo Monti diventa anti-popolare agli occhi dei critici, Passera sta bene attento a non confondersi nella foto di gruppo dei nemici del popolo. Castiga Berlusconi sulle frequenze, dichiara guerra ai grandi evasori, annuncia che si batterà per le liberalizzazioni, che sono il vero totem del suo schieramento di riferimento: il Terzo Polo, in primis, ma anche la sinistra del Pdl e la destra del Pd.
La sua scommessa è di conquistare la leadership dimostrando la capacità di attrarre verso il centro pezzi della destra e della sinistra. Come vuole convincere la sinistra moderata l'abbiamo visto. Per la destra che guarda al centro appare per ora sufficiente la giusta dose di continuismo di Passera, simboleggiata dalla determinazione ad andare avanti con i miliardi spesi (spesso inutilmente) nei cantieri delle grandi opere.
PIER FERDINANDO CASINI
2 - FIORONI: PERCHÈ NO? IL PD ORA SCELGA...
Wanda Marra per "il Fatto Quotidiano"
Passera? Faccia bene il suo lavoro di Ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture, salvi l'Italia insieme al suo governo e poi si vedrà. Meglio uno capace in più che uno in meno in politica". Beppe Fioroni, ex popolare, tra i plenipotenziari del Pd che più sostengono Mario Monti e i suoi tecnici, non si sbilancia sul futuro di Corrado Passera come leader politico. Ma nemmeno lo esclude.
Una domanda a bruciapelo: come lo vede Passera candidato leader di un futuro schieramento?
Sia chiaro, non credo alle scorciatoie in politica.
Lui però ha fatto capire che sta pensando a scendere in campo.
Passera è un ottimo tecnico, però non so se avrebbe l'abilità necessaria in politica. Ma non gli dico di no. Se vuole scendere in campo, io ne sono felice. Dopodiché, chi ha del filo da tessere, lo tessa.
Nel Pd c'è qualcuno che lo vedrebbe bene come candidato premier?
Nella tradizione del centrosinistra c'è sempre stato qualcuno che per cancellare l'alleanza a sinistra, ha ceduto un pezzetto al centro. Penso, per esempio, all'operazione Dini o Mastella.
Passera potrebbe essere il protagonista di un'operazione del genere?
Potrebbe funzionare, ma non se l'obiettivo è "aggiungi un posto a tavola". Ci dev'essere un progetto comune e condiviso.
Con il superamento del Pd, magari per dar vita a un grande centro?
Penso che il Pd debba scegliere e debba decidere cosa vuol'essere. Sarà una fase di grande chiarezza per il partito: si deve creare qualcosa di più forte.
Magari costruendo la grande forza per la guida del paese di cui parla Casini?
Casini per ora pensa ad un'alleanza tripartitica, anche per dopo le elezioni. Un progetto difficile, che guarda con preoccupazione al cambiamento.
E lei non è d'accordo?
La Seconda Repubblica è finita con la politica in panchina. Ora è il momento di sciogliere i nodi di merito, dar vita a coalizioni che si riconoscano in progetti da realizzare e non in nemici da abbattere. Il governo Monti produce movimento: chi cerca di conservare quel che c'è sarà travolto.