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    MOZART PARLA ITALIANO – ALLO SFERISTERIO DI MACERATA IL DEBUTTO DEL NUOVO ALLESTIMENTO DEL ''FLAUTO MAGICO'' DIEL GRANDE REGISTA GRAHAM VICK, CON LIBRETTO IN ITALIANO DI FEDELE D'AMICO – “L’OPERA IN LINGUA ORIGINALE È NATA 50 ANNI FA. NON CI SONO REGOLE, SE LA TRADUZIONE È GIUSTA NON CAMBIA NULLA”


     
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    Valerio Cappelli per il "Corriere della Sera"

     

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    Il flauto magico? A Macerata parlerà in italiano. Graham Vick il 20 luglio allo Sferisterio, con la direzione di Daniel Cohen, porta la «traduzione poetica» di Fedele d' Amico (1980), ma arricchita di suoi «commenti e altre cose».

     

    Mozart, dopo il Ratto, continua a costruire l' opera tedesca, lontana dal dominio italiano, secondo un modello nazionale scritto finalmente per il popolo, grazie all' alternanza di dialoghi recitati e canto: il Singspiel.

    graham vick graham vick

     

    L'«anarchico» regista inglese è una vecchia volpe dei teatri: : «In passato ero convinto dell' assurdità di tradurre in una lingua straniera un lavoro in questo senso popolare. Qui i dialoghi scritti da Schikaneder esaltano ogni singola parola: pensavo che, tradotti, non avrebbero mai reso bene. In realtà non ci sono regole definitive».

     

    sferisterio macerata sferisterio macerata

    Vick allestì il Flauto a Salisburgo nell' originale tedesco, ma quando lo ripeté pari pari a Mosca «fu un errore. In Inghilterra invece lo feci in inglese, nella mia lingua funzionò alla meraviglia la splendida volgarità (a tratti), di Mozart-Schikaneder. Se la traduzione è giusta, musicalmente non cambia assolutamente nulla».

     

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    Le opere in lingua originale è un' usanza nata circa 50 anni fa. Oggi ci sono i sopratitoli, o, in alcuni teatri (Scala, Vienna, Met) display con opzioni di varie lingue. Prima, è successo di tutto. Wagner amava le sue opere in lingua italiana, «la più musicale», diceva; Maria Callas nel 1950 cantò Parsifal in italiano in un disco di Gui con l' Orchestra Rai; a Bologna Karl Böhm negli Anni '40 registrò Macbeth in tedesco, mentre Mussolini fece delle traduzioni (Wozzeck nella prima a Roma andò in scena nella nostra lingua) una bandiera nazionalista; nel 1971 Riccardo Muti assistette all' Opera di Budapest a un Rigoletto dove Nicolai Gedda cantava in italiano e gli altri in ungherese; nello stesso anno, mentre in Germania Sawallisch fece Nozze di Figaro e Falstaff in tedesco, perché «la gente mi seguiva di più», al Maggio si dava l' Ulisse di Dallapiccola, cioé un compositore italiano residente a Firenze che fece tradurre in tedesco un' opera italiana.

     

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    «Questa mi sembra una sciocchezza», dice Vick, «ma oggi siamo tutti più esigenti e più ignoranti. È solo pigrizia. Ripeto, non ci sono regole, due anni fa vidi a Londra un Boris senza una voce russa ed è stato freddissimo».

     

    Cosa si aspetta a Macerata? «Siamo all' aperto e non nella liturgia di un teatro, questo sarà un vantaggio. All' anteprima per i giovani sono ottimista. Dopodiché chi lo sa cosa accadrà davanti al pubblico normale.

     

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    L' aria della Regina della Notte va già nel colore della vostra lingua. Lei è una donna di potere che incute timore agli uomini, è come Kali, la divinità hindu, o Gorgone».

    I personaggi sono quelli, Papageno, Sarastro... Che cosa ha aggiunto Vick?

     

    «Ci sono commenti che dal pubblico in platea verranno gridati, pensieri che il pubblico fa, quando per esempio Tamino non rassicura Pamina invece di starsene col flauto in mano.

    Ho messo voci nella testa di Pamina: Ascolta tua madre. Oppure la presenza di cento cittadini».

     

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    Cento erano gli spettatori che, nell' invenzione di Ingmar Bergman, assistono al suo film del Flauto magico.

     

    «Vero, però io uso i cittadini a mo' di coro greco. È come se fosse un altro mondo, intorno all' universo chiuso degli iniziati, massonici, che poi è il vero problema del Flauto: alla fine si celebra l' idea di un club. Anche la scena è divisa in due, con transenne che creano un mito urbano».

     

    Se Mozart credeva nel numero 3, simbolo massonico, e lo trasferisce in musica, lui crede nel dualismo: «Così, vedremo chi crea e chi distrugge, quelli che hanno e quelli che non hanno, quelli che si proteggono e gli esclusi, i ricchi e i poveri, che è un tema attualissimo, ma i miei dialoghi non sono attualizzati.

     

    Il principe Tamino è l' eroe sconosciuto che arriva da un Paese sconosciuto». Graham Vick disegna un' idea di teatro che respira l' aria del tempo. «Io sto creando un gioco».

     

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