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    AI NEGAZIONISTI E A CHI SOTTOVALUTA IL VIRUS FATE VEDERE LE FACCE E LE STORIE DELLE PERSONE CHE SONO MORTE: SONO PIÙ DI 50MILA, È COME SE FOSSERO SPARITI TUTTI GLI ABITANTI DI SIENA – I DATI HORROR DELLA LOMBARDIA, CHE HA IL 40% DELLE VITTIME: SOLO IL 9,7% HA PERSO LA VITA IN TERAPIA INTENSIVA. UNO SU QUATTRO È MORTO A CASA


     
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    1 – COVID, IN ITALIA 50MILA MORTI. IL 40% IN LOMBARDIA

    Marolina Iossa per www.corriere.it

     

    esercito a bergamo per portare via le bare 4 esercito a bergamo per portare via le bare 4

    Il virus sta rallentando la sua corsa. Sono «soltanto» 22.930 i contagiati in 24 ore. Ma i morti sono ancora troppi, ieri l’Italia ha superato la drammatica soglia delle 50 mila vittime dall’inizio della pandemia, 50.453, con un incremento rispetto al giorno di precedente di 630 casi. Siamo il sesto paese al mondo per numero di vittime. Al primo posto gli Stati Uniti con 247 mila morti, mentre in Europa solo il Regno Unito ha numeri peggiori dei nostri con 55.120 pazienti deceduti.

    CORONAVIRUS - BARE A BERGAMO CORONAVIRUS - BARE A BERGAMO

     

    Cartelle cliniche

    In Italia oltre il 40 per cento dei casi mortali si è registrato in Lombardia, seguita da Emilia Romagna (11% circa) e Piemonte (9,0 %). Dall’ultima indagine dell’Istituto superiore di Sanità dello scorso 18 novembre, emerge che l’età media dei morti è di 80 anni. Sono 531 (1,2% del totale) i pazienti deceduti di età inferiore ai 50 anni.

    ROBERTO SPERANZA ROBERTO SPERANZA

     

    In particolare 121 di questi avevano meno di 40 anni (81 uomini e 40 donne con età compresa tra 0 e 39 anni). Le donne rappresentano il 42,3% del totale. Un approfondimento fatto sui 5.421 pazienti di cui è stato possibile analizzare le cartelle cliniche, rileva che le persone decedute avevano patologie pregresse nella quasi totalità dei casi.

     

    Nessuna patologia solo per 177 pazienti, 694 presentavano 1 patologia, 1.011 due patologie, 3.539 tre o più patologie. Le più frequenti osservate sulle vittime sono problemi cardiovascolari gravi, ipertensione arteriosa, diabete, insufficienza renale cronica.

    GIUSEPPE CONTE ROBERTO SPERANZA GIUSEPPE CONTE ROBERTO SPERANZA

     

    Il ministro Speranza

    Troppi morti, «dobbiamo abbassare questo numero», ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza, oltre a ribadire che questo Natale dovrà essere molto «responsabile» per evitare una nuova ondata a gennaio. I nuovi casi registrati ieri, quasi 23 mila, sono più bassi in valore assoluto perché il bollettino di lunedì riporta i dati della domenica che è sempre il giorno della settimana con meno tamponi.

    coronavirus ospedale di varese 3 coronavirus ospedale di varese 3

     

    La vera buona notizia arriva dal tasso di positività, che per il terzo giorno consecutivo è attorno al 15%, 15 positivi ogni 100 tamponi, e che indica una stabilizzazione della curva. Meglio va anche sul fronte delle terapie intensive, che ieri sono aumentate ma leggermente, soltanto nove posti occupati in più.

     

    Ricoverati e guariti

    Il bollettino di ieri registrava dunque un totale di 34.697 ricoverati con sintomi, con un incremento giornaliero di +418, e di 3.810 pazienti in rianimazione. Sale di molto — ed è un dato rassicurante — il numero di guariti, sono 31.395 in più in 24 ore, il giorno prima erano 13.574, e scende per la prima volta in questa seconda ondata il numero dei cosiddetti malati attuali, ovvero le persone che risultano ancora positive al tampone: sono 9.098 in meno, in totale 796.849. I pazienti ricoverati con sintomi sono 34.697 (+418), mentre i malati più gravi in terapia intensiva sono 3.810.

     

    MORTI DI CORONAVIRUS MORTI DI CORONAVIRUS

    2 – IN LOMBARDIA 1 SU 4 È MORTO IN CASA

    Antonio Grizzuti per “la Verità”

     

    Ogni giorno siamo sommersi da numeri e grafici sul Covid, eppure inspiegabilmente manca una statistica ufficiale - sia a livello nazionale che locale - che ci permetta di capire quante persone muoiano in ospedale, in casa o nelle residenze per anziani.

    GIUSEPPE REMUZZI GIUSEPPE REMUZZI

     

    Noi della Verità siamo riusciti a ottenere in esclusiva lo spaccato dei decessi nel dettaglio da parte della Regione Lombardia, un territorio che da solo rappresenta un quinto della popolazione italiana e il 40% dei morti totali per coronavirus. Partiamo dalle famigerate terapie intensive, da sempre nell' occhio del ciclone. Entrando nel dettaglio dei numeri, si scopre che dei 19.706 morti registrati in Lombardia dall' inizio della pandemia fino al 17 novembre, 1.909 sono occorsi in terapia intensiva.

    CORONAVIRUS - OSPEDALE CORONAVIRUS - OSPEDALE

     

    Una cifra pari al 9,7% del totale e al 16,1% dei decessi complessivi in ospedale. Se consideriamo che il dato tiene conto sia della prima che della seconda ondata, e che i posti letto di terapia intensiva disponibili in Lombardia sono circa un migliaio, anche tenuto conto del «fattore ricambio» ci si sarebbe aspettato un numero di decessi sensibilmente superiore.

     

    Questa informazione sembra confermare le parole pronunciate ai primi di novembre dal professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell' Istituto Mario Negri di Milano e considerato uno dei più importanti ricercatori italiani: «I numeri dicono che i morti non vengono dalla terapia intensiva».

    GIUSEPPE REMUZZI GIUSEPPE REMUZZI

     

    E allora, da dove derivano? Da dove meno ci si aspetta. La fredda realtà dei numeri dice che la metà (50,4%) dei decessi totali proviene dai reparti ordinari. Sono ben 9.944 i pazienti spirati in corsia, pari a 8 decessi su 10 occorsi all' interno di una struttura ospedaliera.

     

    Una proporzione impressionante, che descrive con efficacia la pressione che medici e sanitari stanno subendo non solo nei reparti acuti, ma anche in quelli solitamente destinati alle terapie «normali». La restante quota, pari a 4 decessi su 10, riguarda poi le Rsa (2.890 morti, pari al 14,7%) e le abitazioni private (4.963 morti, pari al 25,2%).

    CORONAVIRUS - OSPEDALE CORONAVIRUS - OSPEDALE

    Numeri la cui interpretazione è tutt' altro che semplice.

     

    Al netto del problema ben noto delle strutture residenziali, specie nel corso della prima ondata, colpisce il dato assai elevato riferito ai morti a casa. Riguardo a questa categoria di persone, la Regione Lombardia precisa che pressoché nella totalità dei casi la positività al coronavirus è stata accertata prima del decesso.

     

    Nella giornata di ieri, anche a seguito di sollecitazione del nostro quotidiano, il governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, ha deciso di rivelare in conferenza stampa il dettaglio dei morti per luogo di decesso. Sommati a quelli lombardi, ci permettono di scattare una fotografia relativa a un quarto della popolazione italiana e alla metà dei decessi per Covid in tutto il Paese.

    CORONAVIRUS - LE BARE PORTATE VIA CON I CAMION CORONAVIRUS - LE BARE PORTATE VIA CON I CAMION

     

    La quota di persone decedute in ospedale arriva al 70,4%, e risulta superiore rispetto alla Lombardia sia per ciò che concerne i reparti ordinari (1.719 morti, 56,2% del totale), sia per le terapie intensive (434 morti, 14,2% del totale). Nemmeno in questo caso però il dato delle aree «critiche» raggiunge i livelli temuti.

     

    Decisamente inferiore la percentuale di decessi al proprio domicilio (4,7%), mentre preoccupa il dato delle Rsa, pari al 22,8% del totale. Nel marasma dei numeri una cosa appare chiara: occorre indagare a fondo per comprendere il luogo esatto in cui avvengono i decessi per Covid. «Dobbiamo capire da dove vengono i morti per capire dove intervenire», sempre per usare le parole del professor Remuzzi, «potrebbero essere dalle Rsa, e lì dobbiamo mettere un impegno enorme, ma anche persone che muoiono per essere arrivate in ospedale per le malattie per cui si arriva normalmente e che sono positive al Covid».

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