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    AMBASCIATORI IN AMBASCE - VARRICCHIO A WASHINGTON È IN SCADENZA: DOPO LA CAMPAGNA PRO-CLINTON E LA CENA IN ONORE DELLA PELOSI, TRUMP HA CHIESTO UN CAMBIO CHE RIFLETTA IL NUOVO CORSO AMERICANO (E PURE ITALIANO). CI SONO DUE OPZIONI: UNO ''EXCHANGE'', CON LA BELLONI CHE ARRIVA A WASHINGTON E VARRICCHIO CHE TORNA A ROMA. OPPURE…


     
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    armando varricchio con donald trump armando varricchio con donald trump

    Gabriele Carrer per “la Verità

     

    C'è insofferenza da parte della Lega verso l' ambasciatore negli Stati Uniti, Armando Varricchio, a tal punto che gli esponenti del Carroccio hanno più volte disertato gli eventi da lui organizzati, come confermano fonti diplomatiche alla Verità.

     

    Colpa dei suoi buoni uffici con la sinistra, italiana e d' oltreoceano. E il diplomatico non piace neppure al presidente Usa Donald Trump, che ne ha più volte chiesto la testa.

    bill clinton all ambasciata italiana bill clinton all ambasciata italiana

    Lunedì Varricchio era tra gli ospiti, assieme Lewis Eisenberg, ambasciatore statunitense in Italia di osservanza trumpiana, della cena all' hotel Four Seasons di Milano organizzata dalla Camera di commercio americana in Italia (associazione di cui i diplomatici sono presidenti onorari) e sponsorizzata da Coca-Coca, Legance avvocati associati e Lockheed Martin.

     

    L' intervento più atteso è stato quello di Giancarlo Giorgetti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio che ha preferito l' evento milanese al Consiglio dei ministri dopo gli scontri nel governo nati dalla sua intervista alla Stampa in cui definiva il premier Giuseppe Conte una figura «non di garanzia».

    hillary clinton all ambasciata italiana hillary clinton all ambasciata italiana

     

    RAPPORTI CON D' ALEMA

    Osservato speciale alla cena, soprattutto dai leghisti, Armando Varricchio, nominato a Washington nel 2016 dall' allora premier Matteo Renzi, di cui era consigliere diplomatico. Alla Lega non sono mai piaciuti i suoi ottimi rapporti con la sinistra italiana: l' ambasciatore può vantare infatti buoni uffici con figure della sinistra italiana ben collegate a livello internazionale come gli ex premier Massimo D' Alema, Enrico Letta, Romano Prodi e l' ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

     

    Ma Varricchio è vicino anche alla sinistra Usa. Un esempio su tutti è la visita di inizio gennaio a Washington del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, che nell' occasione aveva incontrato Nancy Pelosi. In onore della deputata democratica di origini italiane, da poco tornata alla guida della Camera dei rappresentanti di Washington, Varricchio aveva organizzato una cena nella sede diplomatica, la prestigiosa Villa Firenze.

     

    CASALINO DI MAIO VARRICCHIO SPADAFORA CASALINO DI MAIO VARRICCHIO SPADAFORA

    Assente il ministro, sul palco il crooner Tony Bennett, a tavola ospiti del calibro di Bill e Hillary Clinton e dell' ex segretario di Stato John Kerry, braccio destro dell' ex presidente Barack Obama, oltre ad altri deputati di peso del Partito democratico.

     

     Nessun ospite dell' altra grande famiglia politica statunitense, il Partito repubblicano. Da qui le proteste della Lega, da sempre vicina al presidente repubblicano Donald Trump. Sbottò allora il vicepremier e leader leghista Matteo Salvini: «Gli ambasciatori non devono fare politica ma rispettare le politiche del Paese e del governo che rappresentano», racconta una fonte del Carroccio.

     

    armando varricchio con mike pompeo armando varricchio con mike pompeo

    Non è mai piaciuto alla Lega neppure il fatto che nel 2016 Varricchio si sia speso molto nella comunità italiana negli Stati Uniti a favore della sfidante di Trump, la democratica Hillary Clinton. E per la sua vicinanza alla sinistra, Trump arrivò, a inizio del suo mandato, a chiederne la testa. Richiesta rinnovata un anno fa, alla nascita del governo gialloblù, spiegano fonti diplomatiche alla Verità.

     

    Trump sperava nella sponda leghista e grillina, dopo aver sopportato la vicinanza del precedente esecutivo italiano alla sinistra statunitense.

     

     

    LUIGI DI MAIO A WASHINGTON CON L AMBASCIATORE VARRICCHIO LUIGI DI MAIO A WASHINGTON CON L AMBASCIATORE VARRICCHIO

    Qualche esempio? Il selfie dell' allora ministro Maria Elena Boschi con l' ex presidente Bill Clinton durante la convention democratica di Filadelfia che avrebbe incoronato la moglie Hillary e le dichiarazioni a sostegno della sfidante di Trump fatte da Paolo Gentiloni e Matteo Renzi, allora rispettivamente ministro degli Esteri e premier. Che in cambio avevano ricevuto il sostegno di Obama al referendum costituzionale del 2016. Un endorsement che non portò affatto bene al Giglio magico.

     

    Cambiato il vento a Roma, Trump sperava potesse cambiare il vento anche a Villa Firenze ma la diplomazia italiana, in prima linea il ministro Moavero Milanesi, è riuscita a tenere a bada il presidente e l' ambasciata statunitense a Roma, oggi preoccupati, più che dalle simpatie dell' ambasciatore Varricchio, dall' avvicinamento dall' Italia alla Cina.

     

    Di Maio e Varricchio a Washington Di Maio e Varricchio a Washington

    il totonomine

    La moral suasion su Washington ha avuto successo anche alla luce del fatto che il mandato di Varricchio andrà in scadenza l' anno prossimo, quando Trump si giocherà la riconferma alla Casa Bianca partendo da favorito grazie all' economia in positivo.

     

    Dopo le proteste Usa del 2017 in prima fila per Villa Firenze c' era Pasquale Terracciano, nominato però a inizio del 2018 a Mosca. Oggi, invece, alla Farnesina circolano due nomi. Il primo è quello di Elisabetta Belloni, attuale segretario generale della Farnesina.

    VARRICCHIO OBAMA VARRICCHIO OBAMA

     

    In questo caso si ipotizzerebbe uno scambio: la Belloni a Washington per concludere la sua carriera nella più prestigiosa sede diplomatica e Varricchio, in attesa di tempi politici a lui più favorevoli, a Roma. Magari di nuovo alla Farnesina, questa volta da segretario generale, dopo esserne stato vicesegretario dal dicembre 2012 al maggio 2013, prima di diventare consigliere diplomatico dei premier Letta e Renzi.

     

    Il secondo nome è quello di Riccardo Guariglia, capo di gabinetto di Moavero Milanesi, in passato capo del cerimoniale diplomatico della Repubblica. A suo favore potrebbero giocare le origini, è nato a Chicago nel 1961, e i buoni rapporti con il Quirinale.

    armando varricchio e john phillips armando varricchio e john phillips elisabetta belloni elisabetta belloni riccardo guariglia e sergio mattarella riccardo guariglia e sergio mattarella riccardo guariglia riccardo guariglia BELLONI IN PRIMA FILA DA DI MAIO BELLONI IN PRIMA FILA DA DI MAIO BELLONI SORRIDE A DI MAIO BELLONI SORRIDE A DI MAIO VARRICCHIO RENZI VARRICCHIO RENZI

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