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    “CRAXI ERA UN GIGANTE RISPETTO AI POLITICI DI OGGI” - ANGELO GUGLIELMI, GUIDA DI RAITRE DALL’87 AL ’94: “SALVINI? E’ FURBO MA GLI MANCA LA STAZZA. LUI E DI MAIO NON HANNO IL PESO DEI MORO E DEI BERLINGUER - NON HO MAI CREDUTO ALL’ONNIPOTENZA DELLA TV. CAPITAVA CHE CHI ERA PIÙ PRESENTE SUGLI SCHERMI POI PERDESSE LE ELEZIONI, COSÌ È SUCCESSO ANCHE NEL 2018: LA RAI ERA SCHIERATA COL PD, CHE È STATO TRAVOLTO…”


     
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    Andrea Carugati per “la Stampa”

     

    angelo guglielmi angelo guglielmi

    Il cas  ha fatto sì che lui compisse novant' anni il 2 aprile, pochi giorni prima che Blob, il figlio prediletto della sua lunga carriera televisiva, arrivasse al trentennale. Angelo Guglielmi, alla guida di Rai3 dal 1987 al 1994, è stato più di un direttore: un critico letterario del Gruppo '63 approdato alla tv, un inventore di programmi - da «Chi l' ha visto?» alla «Tv delle ragazze», da «Samarcanda» con Santoro a «Quelli che il calcio» - che in parte resistono ancora oggi, quando nel mondo dei media e della comunicazione è cambiato tutto.

     

    Nacquero in una stagione felice del servizio pubblico, ricca di idee, contaminazioni.

    Un' Italia che si avviava alla fine degli anni Ottanta con una certa voglia di sorridere e di innovare. «L' esatto contrario di quello che avviene oggi», sorride amaro Guglielmi a margine della festa di Blob ieri mattina a viale Mazzini.

     

    LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI

    «Noi facevamo tv per un'Italia che aveva da poco scoperto il benessere, ora invece viviamo in un Paese che non cresce, è fermo e anche un po' disgraziato. Il mio non è un insulto, ma una presa d' atto della realtà».

     

    La politica pesava anche allora su direttori e palinsesti. «Non è vero che oggi la politica è più pressante. Negli anni Ottanta e Novanta lo era eccome, mi sono chiesto spesso come mai non mi abbiano cacciato... Diciamo che c' è una corrispondenza tra la tv e la politica di allora e quelle di oggi. Una distanza infinita, in particolare, tra i vecchi e i nuovi politici: anche Craxi era un gigante rispetto ai protagonisti di oggi».

     

    BETTINO CRAXI BETTINO CRAXI

    Salvini le piace? «Per carità, è bravissimo nel trasformare la Lega in un partito italiano, persino furbo. Ma gli manca la stazza, come a Di Maio: e intendo il peso specifico dei Moro e dei Berlinguer». Non è cambiata l' idea, da parte dei politici, che controllare direttori e tg sia essenziale per il consenso.

     

    Ma è così anche nell' epoca dei social? «Guardi, io non ero convinto dell' onnipotenza delle tv neppure allora. Capitava che chi era più presente sugli schermi poi perdesse le elezioni, così è successo anche nel 2018: la Rai era schierata col Pd, che è stato travolto. Io direi che la tv conta ancora molto: ma come allora non è determinante. Se un leader o un programma non incontrano il sentimento del Paese, non c' è nulla da fare».

    angelo guglielmi angelo guglielmi

     

    Guglielmi ha confidato di non guardare più la tv, tranne le partite di calcio, ma è un' altra delle innocenti bugie che hanno costellato la sua biografia. Interpellato sui palinsesti di oggi è preparatissimo. E sconfortato, soprattutto dai talk politici: «L'unico che si salva è Piazzapulita, quando lo guardo imparo qualcosa che non sapevo. Dagli altri invece sento sempre cose scontate e cambio canale». Perché Formigli è diverso? «Si sente la scuola di Santoro, quella che arriva da Samarcanda. Non a caso lui è stato per anni inviato di Santoro».

     

    Guglielmi non lo dice espressamente, soprattutto per dovere di ospitalità, ma si capisce che sente più vicina al suo gusto La7: «Una volta Rai3 era tra le più apprezzate dal pubblico ma oggi, ormai, tutte le reti sono "istituzioni". Rai3 è l' unica che ha conservato in parte lo spirito di un tempo.

     

    Berlinguer Moro Berlinguer Moro

    Infatti qualcosa della vecchia rete è rimasto ed è rispettato, come Blob che è diventato un mito immortale, o "Chi l' ha visto?" che si erge come una cattedrale mescolando fiction e documentario. Tutti quelli che lavoravano a Rai3 sono fuggiti in altre reti, in particolare a La7. Oggi in Rai non c'è una situazione di ricchezza né dal punto di vista ideativo né dal punto di vista televisivo. Bisognerebbe ricominciare a inventare. Noi eravamo totalmente "inventati"».  

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