1 – UNA CASCATA IN PIENO CENTRO A MILANO L' AMMIRAGLIA APPLE
Valeria Cerabolini per "la Repubblica"
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La percezione è di entrare in una gigantesca cascata con l' acqua che scorre ovunque, ma dove magicamente non ci si bagna.
Il parallelepipedo di vetro e acciaio del nuovissimo flagship store Apple non ancora inaugurato ( al pubblico apre domani), ma più che visibile nella sua imponenza nella piccola piazza Liberty a ridosso della Galleria, è incastonato tra due gigantesche fontane con 56 getti che spingono l' acqua a otto metri di altezza, e dove già turisti accaldati immergono i piedi per un selfie per una volta inedito.
Ancora vetro e acciaio, e attraverso una scala dove ci si specchia si raggiunge il mega store ricoperto di marmo, quella beola grigia così tipica dell' architettura lombarda, di cui anche il Duomo a pochi metri da qui è fatto.
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Sul davanti, ancora marmo per la grande scalinata che simula un anfiteatro, fiore all' occhiello di un progetto firmato dall' architetto Norman Foster che ha voluto costruire un luogo che fosse una piazza, per rendere sempre più reali gli scambi virtuali nel segno della condivisione di una cultura in divenire.
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Anfiteatro che dà le spalle a quel che resta del vecchio cinema Apollo inglobato nello store con la sua scritta ormai délabré, vessillo di un passato recente che ha suscitato non poche polemiche in città.
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« Scalinate dove sdraiarsi, rilassarsi, parlare» dice Stefan Behling, head of studio della Foster + Partners, mentre mostra le lame di luce che illuminano gli interni in un dialogo con l' esterno dove il marmo e l' acqua rappresentano le citazioni della piazza italiana tradizionale.
Dentro, nello store di 3500 metri quadrati, il diciottesimo in Italia ma secondo solo a quello di San Francisco per dimensioni, su giganteschi tavoli di legno, i gioielli di casa Apple: portatili, iPad, iPhone. Alle pareti accessori colorati ( custodie, cover, cuffie) in ogni gamma di colore.
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Uno spazio immenso dove si aggirano commessi in t-shirt blu con mela bianca, per un totale di 230 assunti. Sul fondo un gigantesco schermo con la scritta "Cosa farai da grande Milano?".
Impegnativa domanda a cui rispondono ventuno giovani creativi (illustratori, musicisti, digital, designer) che qui terranno workshop e lezioni dimostrando le potenzialità dei mezzi a disposizione, perché tutti possano non solo imparare ma iniziare a creare.
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« La nostra intenzione è non solo vendere o consegnare prodotti perfettamente settati - dice Giuseppe Caropreso, market director Apple Southern Europe - Il nostro progetto Today at Apple va in cerca di talenti per portarli qui a dialogare, a inventare con sessioni gratuite».
Perché tutto ciò succeda proprio a Milano, sembra quasi scontato: " Milano non sta mai con le mani in mano" si legge nella brochure. «Milano si evolve, si trasforma, guarda avanti.
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Il progetto " Cosa farai domani Milano" vuole catturare l' energia dinamica, evolutiva. E questo per noi vuole essere il negozio simbolo » aggiunge Caropreso.
Il progetto di coinvolgimento del pubblico, "Today at Apple" è già attivo in altre città, da Londra a Chicago, da Singapore a New York: « Offre più di 16mila sessioni gratuite in tutto il mondo » , dice orgogliosa Kris Bazan, senior director retail marketing, in arrivo da Cupertino per l' inaugurazione milanese, friendly ma inflessibile nel controllare interventi e informazioni.
2 – APRE L' APPLE STORE IN PIAZZA LIBERTY
Luca Beatrice per "il Giornale"
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N on sempre filosofi e sociologi riescono, attraverso le loro speculazioni, a interpretare il tempo e prevedere il futuro. Negli anni '80 tutto era postmoderno, dai palazzi alle caffettiere, e invece il terzo millennio ha ritrovato lo spirito e lo stile del modernismo.
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Negli anni '90 imperversava Marc Auge e la sua teoria dei Non Luoghi. Presto, molto presto, ci saremmo trovati a vivere in un paesaggio come un unico grande centro commerciale, gli stessi negozi di catena in ogni parte del mondo e tutto intorno raccordi autostradali, tangenziali, hub aeroportuali low cost, servizi di navette con cui raggiungere ciò che un tempo si considerava periferia e invece, secondo la teoria del francese, sarebbe diventato il vero cuore pulsante di ipotetiche città tutte uguali.
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E l' Italia? Trasformata (...) (...) in un parco a tema. E la vecchia piazza dove giovani e vecchi si trovavano a bere un caffè e chiacchierare? Sostituita dall' outlet e dalle sue merci perennemente in saldo.
E invece no. Auge aveva torto e la sua visione apocalittica clamorosamente superata dagli eventi. Accade a Milano che Apple apra il suo primo Flag Ship in Italia a piazza Liberty, due passi dal Duomo.
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A non sapere, qualcuno potrebbe sospettare di un' invasione della mela morsicata, come avveniva decenni fa con McDonald' s (ma almeno senza odore). Niente affatto, questi avveniristici concept store sono affidati a grandissimi architetti con il compito di armonizzarli sul tessuto stilistico e culturale preesistente: non solo un' attrazione commerciale ma un vero e proprio segno nel paesaggio urbano che verrà visitato con il medesimo spirito con cui ci si reca al Guggenheim Bilbao, al Whitney di New York o a una dimora storica.
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Cambia la committenza ma resta uguale la modalità percettiva che coinvolge non solo lo sguardo ma tutti i cinque sensi, perché l' architettura si vive, si attraversa.
Per Apple, Norman Foster ha progettato uno spazio pubblico che si armonizza con la piazza Liberty mantenendo forte il legame con la missione sociale del luogo. In gran parte nascosto, ci si deve entrare attraversando illusionisticamente una colonna d' acqua per scoprire la convivenza tra hi-tech e natura. Design del futuro che impatta, in positivo, la tradizione.
LUCA BEATRICE
Tutto ciò accade a Milano. Milano, Italia. Si stenta a crederlo ma è cosi. Sotto la Madunina si respira un' aria diversa.
Europa, mondo. Ed è un miracolo: la metropoli del lavoro, degli affari, della finanza sta compiendo la trasformazione in città turistica del presente, dove non si viene non tanto per ammirare la storia quanto per capire il presente.
Milano ha cambiato faccia negli ultimi dieci anni con i suoi edifici avveniristici, disegnando uno Skyline inedito che quando si studierà l' architettura del terzo millennio si partirà da qua, più che da Londra, più che da New York, più che dal Far East.
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Milano, Italia è un miracolo. Chi l' amministra, indipendentemente dal colore, fa bene ai cittadini e al Paese.
Basterebbe affidare il governo centrale ai milanesi e ripartirebbe tutto. Ma non succederà, così resterà un' Italia a due velocità: quella di Milano e l' altra.
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