RIFORMIAMOLI TUTTI!
AGLI OSCAR DE "IL RIFORMISTA" VINCE IL "VIZIO CAPITALE" (BERTINOTTI E VESPA)
TRA DESTRA E SINISTRA, MEGLIO IL CENTRO (STORICO) - PADRE PIO LETTA BENEDICE
AGLI OSCAR DE "IL RIFORMISTA" VINCE IL "VIZIO CAPITALE" (BERTINOTTI E VESPA)
TRA DESTRA E SINISTRA, MEGLIO IL CENTRO (STORICO) - PADRE PIO LETTA BENEDICE
Reportage di Umberto Pizzi da Zagarolo
Come si diventa riformisti e ospiti di un ricevimento del quotidiano "Il Riformista" che scodella Oscar bipartisan, un colpo al cerchio (il diavolo Bertinotti), un colpo alla botte (l'acqua santa Vespa)? Semplice. Frequentando la Roma che inghiotte tutti, metabolizza i brutti, produce i frutti del "vizio capitale". Di essere "riformisti" loro, i romani, lo sapevano prima dell'invenzione della parola. Tra destra e sinistra, hanno sempre preferito il centro. Storico. Seduti intorno a un tavolo del Bolognese, in fila per apparecchiare le chiappe sul divano della Sora Maria Angiolillo.
Il riformismo all'italiana - si sa - è l'anda e rianda di chi va a uomini perché gli piacciono le donne, Lupo Alberto che ama le galline, l'impaire et passe (pari e dispari) puntate insieme dal giocatore che al Montecarlo di Montecitorio vuol comunque vincere. Corollario para-filosofico para-culo: perché escludere, quando si può tranquillante aggiungere? Siamo gattopardi e funamboli. Sotto sotto, cuori semplici. Perché il pensiero è "debole" e tout se tient.
Un effetto-bilama - contro ogni antica e arrogante deriva ideologica, a un passo dall'andreottismo del "volemose bene" - che Polito (direttore) e Velardi (editore) sanno destreggiare come pochi. In barba a "O Roma o Toma". Ci hanno tritato le palle per anni. Se vinciamo non facciamo prigionieri. È arrivato il Duemila, e miracolo, i vincitori si accorgono che per durare hanno bisogno dei vinti. I quali scoprono che la sconfitta non ha un sapore così amaro. Una volta attovagliati, tutti insieme appassionatamente, alla Città del Gusto per assistere al ritiro dei "cannocchiali" del Riformista.
Una volta rovesciati dalla scala mobile nel salone delle feste colpisce subito la visione di un Brunello Vespa da Montalcino senza il suo librone semestrale sotto l'ascella. L'ottuagenario Macaluso è il più punk di tutti conciato in pullover. Il tavolo principale che vede l'ammucchiata Veltroni, Bertinotti, Vespa, fa Gol! Nel senso di Ehud Gol, ambasciatore israeliano d'Italia.
Rispetto allo scorso anno - Oscar-party all'Hotel Parco dei Principi - non si sbircia nessuna starlet con le zizze da sbarco. Che tanto fecero infuriare Polito per un articolo di Maria Corbi su La Stampa. E il motivo c'è: non è arrivato quel porcone di Luca Telese (Il Giornale), affaccendato tra i fuochi di Puglia. Così l'età media dei presenti si stabilisce tra "attempato" e deceduto". E il vispo Mauro Masi, vice segretario alla Presidenza del Consiglio, taglia presto la corda, rintontito anche dalle chiacchiere di Marione D'Urso su decennale di Lamberto Dini.
Il mix di poteri istituzionali (Catricalà) e politici (Veltroni e Tabacci) ed economici (Gamberale) e giornalistici (Magnaschi, Caldarola e Paolo Franchi) e modaioli (la giacca modello "capriccio del tappezziere" di Lella Bertinotti) è stato però rovinato dalle telecamere di SkyTg24 che, con il pallido Formigli, sotto lo sguardo di Carelli, hanno ripreso un "Porta a porta" segando così gli altri ospiti e il loro piacere della chiacchiera e del taglia e cuci.
Intorno alle 23.30, in una sala ormai semideserta, si è improvvisamente materializzato Gianni Letta, potente e ubiquo come padre Pio. Aveva annunciato che sarebbe venuto per il caffè e così è stato. Emilio Carelli e Corrado Formigli non credevano ai loro occhi (e orecchie) quando Letta ha deciso di parlare in diretta dicendo che "Bertinotti merita il premio di politico dell'anno. Prima, a proposito del Medio Oriente, si diceva che per fare la pace bisogna essere in due. Ecco, con lui, a differenza di altri, si può avere un confronto leale". Carelli e Formigli - bontà loro - hanno considerato le parole di Letta il vero scoop della serata ("Non parla mai, è un miracolo", ripeteva Formigli).
Ovviamente, però, il più corteggiato è stato Filippo Pepe. Il Velardi di Maurizio Gasparri è arrivato alle 22.45 ed è stato assalito praticamente da tutti i giornalisti presenti, oltre che dalla folta rappresentanza Sky in platea (escluso Camiglieri, ma solo perché se n'era già andato).
La cena è costata 20mila euro, 90 euro a persona. Commento generale sul menù kosovaro e sulle porzioni mignon: "La Città del Gusto? Sembra più la città della dieta". Peraltro, nella sala faceva un freddo cane. Quelli del Gambero rosso hanno risparmiato pure sui riscaldamento?
Dagospia 21 Gennaio 2005
Come si diventa riformisti e ospiti di un ricevimento del quotidiano "Il Riformista" che scodella Oscar bipartisan, un colpo al cerchio (il diavolo Bertinotti), un colpo alla botte (l'acqua santa Vespa)? Semplice. Frequentando la Roma che inghiotte tutti, metabolizza i brutti, produce i frutti del "vizio capitale". Di essere "riformisti" loro, i romani, lo sapevano prima dell'invenzione della parola. Tra destra e sinistra, hanno sempre preferito il centro. Storico. Seduti intorno a un tavolo del Bolognese, in fila per apparecchiare le chiappe sul divano della Sora Maria Angiolillo.
Il riformismo all'italiana - si sa - è l'anda e rianda di chi va a uomini perché gli piacciono le donne, Lupo Alberto che ama le galline, l'impaire et passe (pari e dispari) puntate insieme dal giocatore che al Montecarlo di Montecitorio vuol comunque vincere. Corollario para-filosofico para-culo: perché escludere, quando si può tranquillante aggiungere? Siamo gattopardi e funamboli. Sotto sotto, cuori semplici. Perché il pensiero è "debole" e tout se tient.
Un effetto-bilama - contro ogni antica e arrogante deriva ideologica, a un passo dall'andreottismo del "volemose bene" - che Polito (direttore) e Velardi (editore) sanno destreggiare come pochi. In barba a "O Roma o Toma". Ci hanno tritato le palle per anni. Se vinciamo non facciamo prigionieri. È arrivato il Duemila, e miracolo, i vincitori si accorgono che per durare hanno bisogno dei vinti. I quali scoprono che la sconfitta non ha un sapore così amaro. Una volta attovagliati, tutti insieme appassionatamente, alla Città del Gusto per assistere al ritiro dei "cannocchiali" del Riformista.
Una volta rovesciati dalla scala mobile nel salone delle feste colpisce subito la visione di un Brunello Vespa da Montalcino senza il suo librone semestrale sotto l'ascella. L'ottuagenario Macaluso è il più punk di tutti conciato in pullover. Il tavolo principale che vede l'ammucchiata Veltroni, Bertinotti, Vespa, fa Gol! Nel senso di Ehud Gol, ambasciatore israeliano d'Italia.
Rispetto allo scorso anno - Oscar-party all'Hotel Parco dei Principi - non si sbircia nessuna starlet con le zizze da sbarco. Che tanto fecero infuriare Polito per un articolo di Maria Corbi su La Stampa. E il motivo c'è: non è arrivato quel porcone di Luca Telese (Il Giornale), affaccendato tra i fuochi di Puglia. Così l'età media dei presenti si stabilisce tra "attempato" e deceduto". E il vispo Mauro Masi, vice segretario alla Presidenza del Consiglio, taglia presto la corda, rintontito anche dalle chiacchiere di Marione D'Urso su decennale di Lamberto Dini.
Il mix di poteri istituzionali (Catricalà) e politici (Veltroni e Tabacci) ed economici (Gamberale) e giornalistici (Magnaschi, Caldarola e Paolo Franchi) e modaioli (la giacca modello "capriccio del tappezziere" di Lella Bertinotti) è stato però rovinato dalle telecamere di SkyTg24 che, con il pallido Formigli, sotto lo sguardo di Carelli, hanno ripreso un "Porta a porta" segando così gli altri ospiti e il loro piacere della chiacchiera e del taglia e cuci.
Intorno alle 23.30, in una sala ormai semideserta, si è improvvisamente materializzato Gianni Letta, potente e ubiquo come padre Pio. Aveva annunciato che sarebbe venuto per il caffè e così è stato. Emilio Carelli e Corrado Formigli non credevano ai loro occhi (e orecchie) quando Letta ha deciso di parlare in diretta dicendo che "Bertinotti merita il premio di politico dell'anno. Prima, a proposito del Medio Oriente, si diceva che per fare la pace bisogna essere in due. Ecco, con lui, a differenza di altri, si può avere un confronto leale". Carelli e Formigli - bontà loro - hanno considerato le parole di Letta il vero scoop della serata ("Non parla mai, è un miracolo", ripeteva Formigli).
Ovviamente, però, il più corteggiato è stato Filippo Pepe. Il Velardi di Maurizio Gasparri è arrivato alle 22.45 ed è stato assalito praticamente da tutti i giornalisti presenti, oltre che dalla folta rappresentanza Sky in platea (escluso Camiglieri, ma solo perché se n'era già andato).
La cena è costata 20mila euro, 90 euro a persona. Commento generale sul menù kosovaro e sulle porzioni mignon: "La Città del Gusto? Sembra più la città della dieta". Peraltro, nella sala faceva un freddo cane. Quelli del Gambero rosso hanno risparmiato pure sui riscaldamento?
Dagospia 21 Gennaio 2005