PICCOLA POSTA/LA GRANA SGRENA - OGGI PIANGIAMO LA MORTE DELL'EROE CALIPARI, MA NON SAPREMO MAI I NOMI DI QUANTI PERDERANNO LA VITA CON LE BOMBE CHE GLI AMICI DI GIULIANA COMPRERANNO COL RISCATTO CHE, NOI TUTTI, SIAMO STATI COSTRETTI A PAGARE.
Riceviamo e pubblichiamo:
Lettera 1
Ok, è colpa degli amerikani. La terza simona sa qualcosa che gli yankees non vogliono che sappiamo e per questo hanno deliberatamente aperto il fuoco sull'auto che trasportava la bocca della verità. Salvo poi essersi accorti di aver sbagliato e non aver finito il lavoro, ma si sa sono piuttosto faciloni questi G.I.
Oppure hanno vomitato il loro piombo seccati dal fatto che coi miliardi pagati per i vuoti a rendere dal governo italiano, i buoni, quelli che il papà partigiano non si sente di condannare, ci compreranno qualche idiota, qualche macchinina e un po' di tonnellate di esplosivo, per proseguire il frullato quotidiano di quegli irakeni, che a dispetto dei desiderata degli accoliti delle simone, hanno intinto il loro ditino nell'inchiostro viola. Oltre allo stillicidio dei loro commilitoni
Di incidente neanche a parlarne, lo dice persino il neotricoforo.
Prepariamoci quindi a sensazionali rivelazioni nei prossimi giorni, la terza simona nonostante il mafioso avvertimento, non potrà rendere vano il sacrificio del suo liberatore.
Cosa può aver saputo dei suoi carcerieri fruttivendoli? Che gli amerikani sono cattivi? Che il capo di AlQaeda è Bush? Che Berlusconi ha ucciso Kennedy? Che Elvis è vivo?
Attendiamo le finalmente milionarie tirature del "Manifesto".
Ovviamente non trovi nessuno che si chieda se la prima, la seconda e la terza simona abbiano anche qualche responsabilità: per miliardi che ci sono costati i loro corani e i cesti di frutta di commiato, per il colpo micidiale inferto alla nostra politica estera e interna e per la vita di uno dei migliori funzionari di uno dei pochi servizi segreti veramente efficienti in quell'aerea.
La terza, ormai santa e martire, simona per cercare non si sa quale scoop ha provocato danni incalcolabili e nessuno le presenterà il conto, anzi verrà consultata come un oracolo, prima sull'Iraq poi sul ragù alla bolognese, verrà ostensata come una madonna pellegrina a tutte le feste di quei fogli che in 60 anni non ci hanno mai capito un cazzo e un posto in un qualche parlamento non glielo toglie nessuno.
Il posto di chi ha dato la vita per la loro idiozia sarà definitivo. Il grissino torinese e la mortadella hanno già cominciato la loro offensiva, anche il Sismi è stato iscritto nel registro dei buoni e stavolta il rigenerato scalpo verrà appeso a un bel portaocchiali di pelle.
Fare i furbi non paga sempre.
Giovanni Achille
Lettera 2
Caro direttore, leggo sul Corriere le dichiarazioni di Giuliana Sgrena a proposito della supposta, a suo dire, imboscata organizzata dagli americani per eliminarla e non farla parlare.
Insomma vogliono far passare l'idea che gli americani, venuti a conoscenza che per il rilascio della giornalista sarebbe stato pagato un forte riscatto, volevano eliminarla perché la notizia non si propagasse ulteriormente e non favorire altri sequestri con effetto domino.
La cosa mi ha lasciato, mi creda, basito. Mi chiedo. Ma come si fa a supporre una situazione del genere?
Una volta che la pattuglia avesse tirato una gragnuola di colpi di mitragliatrice sulla machina che trasportava il gruppo, comprendente il povero funzionario del SISMI, Giuliana Sgrena e l'autista, se avesse voluto completare l'opera, secondo il mandato ricevuto (Andate e uccidete!), si sarebbe avvicinata all'auto e avrebbe finito sia lei che l'autista. Non le pare?
Giovanni Gennaro
Lettera 3
"La verità, nient'altro che la verità", scrive Furio Colombo su l'Unità: quale verità?
Quella che vorrebbe sentirsi raccontare dal compagno, compagno della Giuliana? o la verità nuda e cruda?, quella che accusa la pattuglia americana di agguato per uccidere la Giuliana?
E gli altri tre che l'accompagnavano, vivi? Pallottole speciali, "pallottole intelligenti", come cani segugi che avrebbero saputo annusare solo la Giuliana? O un eccidio organizzato al Pentagono?
Non è per caso che lì, a Baghdad, di americani ne muoiano tre o quattro al giorno per la più minima svista? Non è che lì, a Baghdad, si sia in guerra, una guerra feroce che uccide grandi, piccoli, vecchi, donne irachene senza remora alcuna?
Il terrorismo non fa sconti a nessuno e muoiono dilaniate centinaia di persone perché è il TERRORISMO, un nuovo modo di fare la guerra che non guarda in faccia a nessuno e ti uccide a tradimento.
L'insinuazione dell'agguato poteva solo essere partorita da qualche mente cretina intossicata dall'odio antiamericano che non dà pace nemmeno al povero Nicola, morto da martire per far vivere una donna che, liberamente, aveva cercato il "suo martirio" e non quello di Nicola.
Celestino
Lettera 4
Caro Dago, la drammatica vicenda della morte che ha colpito Nicola non ci deve far dimenticare la vicenda dei soldati americani che giocano coi i loro aeroplanini F15 nelle montagne italiane causando tragedie come quella del Cermis. L'amara realtà è che l'Italia non è più sovrana del proprio territorio e che con l'operazione Enduring Freedom in Iraq è stato violato l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana.
dylanoir
Lettera 5
Giuliana Sgrena è stata liberata. Uno sbirro del SISMI è morto colpito dagli americani. I No-Global hanno fatto bingo! Va bene. Chissà come è andata realmente, ma il compagno della Sgrena non ha dubbi, anzi ne ha uno: un agguato perché Giuliana sapeva cose. Cosa? Speriamo che adesso ce lo dica. Ma certo, che imbranati questi americani, tendono gli agguati e poi lasciano il lavoro a metà! Vabbè, si sa, gli americani quando non sono diabolici sono imbecilli, no? Il papà di Giuliana perdona i rapitori. Certo, se gli mandavano la testa, forse sarebbe stato meno magnanimo. Ma la testa saltata è quella di un agente dei Servizi Segreti, e allora chissenefrega!
Ma andiamo un attimo oltre. Come mai la Sgrena è stata liberata? Di sicuro è stato pagato un riscatto. Soldi nostri a finanziare i kamikaze. Davvero un bel risultato. Di sicuro figlio del rapimento delle due ineffabili Simone. Insomma, una nuova tassa incombe sulle nostre tasche e, soprattutto sulle nostre coscienze. Le future vittime delle macchine imbottite di esplosivo, spesso anche le famose donne e bambini che sembrano stare a cuore ai pacifisti solo quando vittime delle bombe americane, sanno già chi ringraziare. Ma Giuliana Sgrena è viva e libera e potrà riprendere a diffondere le sue verità dalle colonne del suo quotidiano, sempre così obiettivo e imparziale. E questo è quello che conta. O no?
Dino Manetta
Lettera 6
Ho appena visto i vari TG e sono saltato sul Vs sito leggendo l'intervista di Cossiga sui dubbi di fondo che ha il Ns governo rispetto alla "Campagna d'IRAQ".
Cossiga non poteva essere più chiaro di così. Se rimaniamo in Iraq non possiamo ignorare il comando Anglo-Americano. Non ignorarlo significa seguire le regole comuni che non prevedono nessuna trattativa con i terroristi per nessun ostaggio.
Ovviamente se non ci piace la regola possiamo anche andarcene subito. Dobbiamo capire che agli inglesi e agli americani hanno tagliato teste non regalato corani! Si sono rotti le palle dei nostri giochetti sottobanco.
Per salvare la vita a qualche figlio di mamma non possiamo pensare di continuare a distribuire milioni di euro (e magari anche qualche informazione riservata), ai rapitori che poi li investono in pallottole per sparare sui militari della coalizione. Questa volta gli americani ci hanno riconsegnato una parte del riscatto pagato per le Simone, non in assegno ma in contanti, da spendere subito.
Il messaggio è arrivato chiaro fin troppo chiaro, non serviamo più e gli USA non tollerano oltre che siano sempre le loro teste a cadere. Possiamo ritirarci in buon'ordine.
Ladene
Lettera 7
Mi pongo solo una domanda, Quanti check point ha passato l'auto di Calipari e Sgrena prima di arrivare a quello dell'aeroporto? E gli americani dicono di non saperne niente? Ma per favore!
Paolo
Lettera 8
Incredibile! E pensano anche di darci a bere la storiella dell'auto ad alta velocità scambiata per attentatori! Come se non si scambiassero informazioni. E poi dicono di vedere con i satelliti anche un ago. E adesso vai con la storia dell'eroe, che probabilmente era un Pietro Micca.
Tubi
Lettera 9
Nicola Calipari, il funzionario dei Servizi segreti ucciso in Iraq, per proteggere Giuliana Sgrena, è stato per molti anni, come funzionario della Questura di Roma, il tramite attento e sensibile dei rapporti tra la comunità gay e lesbica romana e le forze di polizia della capitale. Così è stato ricordato con un lungo, caloroso e sentito applauso dal congresso nazionale Arcigay, in corso a Bologna in questi giorni, che stava attendendo l'intervento di Piero Fassino, segretario nazionale dei Ds.
Nel 1994 la comunità gay e lesbica romana si rivolse alla Questura della capitale, per stabilire un rapporto continuativo. L'obiettivo era quello di fronteggiare il flagello degli omicidi anti-gay, di accrescere la sicurezza delle persone lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender), e di stabilire una proficua relazione con le forze dell'ordine.
Il funzionario incaricato dal questore di tenere i rapporti con la comunità lgbt fu proprio Nicola Calipari. Calipari è stato ricordato da Vanni Piccolo ex consigliere per i diritti di gay e lesbiche dell'allora sindaco di Roma Francesco Rutelli, come una persona sensibile, estremamente pacata, concreta e disponibile. Fu proprio lui ad istituire, nel 1994, il numero verde della Questura di Roma cui gay e lesbiche potevano rivolgersi per denunciare violenze e discriminazioni.
"E' stato un poliziotto amico di gay e lesbiche - ha detto il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice -. Capace di interpretare il suo ruolo di garante della sicurezza con un rapporto amichevole e umano con la società".
Il congresso si è anche unito alla richiesta del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi affinché gli Stati Uniti facciano piena chiarezza sulla dinamica dei tragici eventi.
Ieri pomeriggio un applauso altrettanto lungo e sentito ma con sentimenti assai diversi aveva accolto la notizia della liberazione di Giuliana Sgrena.
Ufficio stampa Arcigay: Luigi Valeri,
Lettera 10
Caro Franco due, grazie per la simpatia che ricambio, e ti giuro farò tesoro del tuo consiglio di non essere "cattivo". Anch'io vedi mi pento a volte del mio furore anticomunista, perché mi dico ragionando a freddo che in fondo qualche ragione ce l'hanno anche loro e che anche quando sbagliano sono in buona fede. Ma capita che, appena recitato questo mea culpa, accede qualcosa che mi fa pentire di essermi pentito. Vedi Franco Due, ti prego di credermi se ti giuro che ho pregato perché liberassero la Sgrena e sono felice per la sua liberazione, ma non ti dico quanto amaro, anzi quanto vomito, mi provocano questi comunisti. Eh sì, perché i Comunisti non solo esistono ancora, ma sono sempre gli stessi e non cambiano mai. Non una parola, ripeto una parola, è uscita dalle loro penne o dalle loro bocche contro i resistenti sequestratori. E se ciò era comprensibile mentre la Sgrena era nelle loro mani per non incattivirli più di quanto cattvi sono di già; è abominevole che non lo facciano nemmeno adesso. E nemmeno un accenno di polemica per il pagamento di un eventuale riscatto. Hanno, invece, approfittato di una tragica fatalità, di un involontario equivoco per dare addosso agli americani, dal momento che non potevano certo prendersela (e quanto avrebbero voluto) con Berlusconi e il Governo che si sono comportati magnificamente. Comunque il governo impari la lezione: dovesse ricapitare qualcosa del genere, ovvero che altre "pasionarie" rosse come le Mone vengano rapite, che vadano a loro spese "Io ti salverò", alias Pier Hitchcock Scolari, o quelli del Manifesto, o altri tifosi di Saddam e Al Zarqawi come i CaCoCa (Caruso Cossutta Casarini ) a mettersi d'accordo coi loro compagni partigiani e guerriglieri. Risparmieremo così soldi e, soprattutto vite degnissime e nobili come quella del grande uomo e sfortunato eroe Calipari (non descritto come "mercenario" dalle Sinistre solo perché fa comodo demonizzare gli Usa).
Natalino Russo Seminara
Lettera 11
Dago, non è politically correct ma i giornali oggi dimenticano di dire quella che è una ovvietà e cioè che Guiliana Sgrena si porterà per tutta la vita sulla coscienza la vita del funzionario ucciso. Andare a Baghad significava esporsi al rischio di rapimento con le conseguenze, anche estreme, che si sono evidenziate nel modo peggiore. Quel titolo di oggi ('assasinato dal fuoco americano il suo liberatore') il Manifesto poteva evitarselo. Cosa direbbero al Manifesto se Libero titolasse 'il liberatore assassinato dall'incoscienza della Sgrena' ?
Luigi
Lettera 12
Caro Dago, è dovuto morire in circostanze tragiche lo 007 Nicola Calipari, sacrificando la propria vita per salvare quella di Giuliana Sgrena, perché anche la sinistra gli riconoscesse il merito della liberazione della giornalista del "Manifesto". Infatti, quando ancora non si sapeva della morte dell'agente del Sismi, il sindaco di Roma Walter Veltroni, in una intervista alla tv, assegnava il principale merito del successo dell'operazione alle manifestazioni di protesta dei pacifisti, e metteva soltanto al secondo posto il lavoro dei servizi segreti. Quindi è la morte, e soltanto la morte, che ha fatto diventare Nicola Calipari, anche nei titoli dei giornali di sinistra, il "liberatore".
Adriano Nardini
Lettera 13
Caro Dago, ci risiamo: frutta, biscottini, corano, ringraziamenti per i fantastici carcerieri o accompagnatori, aereo dei servizi, trionfo in tv e al congresso di Bertinotti. Un film già visto con le prime due Simone. Peccato che stavolta ci sia scappato il morto.
trafo
Lettera 14
siamo tutti molto soddisfatti che Giuliana Sgrena, sia tornata nel suo paese ed ai propri affetti. Sicuramente non deve essere stata una bella esperienza la sua. Spero vivamente di leggere su qualche quotidiano, un suo cenno di ringraziamento (ieri ed oggi ho acquistato il quotidiano per il quale lavora, per la prima volta, e non ve ne era segno) al governo e alla sua presidenza,per quello che ha fatto ed anche per quello che, purtroppo, è costato al paese andare a liberarla. Se non altro per buona educazione.
Claudio Spagna - Torino
Lettera 15
Ho una domanda in Italia in caso di rapimento la magistratura applica immediatamente il blocco dei beni per evitare che i familiari della persona rapita possano pagare il riscatto. All'estero (leggi Iraq) la stessa legge non viene applicata, anzi, il riscatto viene pagato con i soldi dello Stato.
Paola
Lettera 16
Caro Dago, prego te e tutti gl'Italiani di voler perdonare le farneticazioni della cara amica e compagna Giuliana. Esse sono l'effetto di un mal celato senso di colpa causato dal rimorso di essere stata la causa della morte di un Uomo eccezionale che ha sacrificato la propria vita per lei che non la meritava.
Lei, poverina, pensava che l'essere giornalista de "Il Manifesto", antiamericana e pacifista, l'avrebbe resa immune da ogni pericolo. Purtroppo, non ha considerato il fatto che i signori terroristi, per finanziare i propri delitti, non guardano in faccia nessuno, per cui, un'esca come la Giuliana, non potevano certamente farsela scappare.
Oggi, piangiamo la morte dell'Eroe Calipari, ma non sapremo mai i nomi di quanti perderanno la vita con le bombe che gli amici di Giuliana compreranno col riscatto che, noi tutti, siamo stati costretti a pagare.
Ascoltando la radio mentre ti scrivo, pare che la Giuliana abbia detto che durante il periodo delle trattative per la sua liberazione, lei nutriva sentimenti di amicizia nei confronti dei cosiddetti rapitori. Sono stupefatto! Pensavo di poterla giustificare, ma mi accorgo che meriterebbe essere restituita ai suoi amici.
Bruno Orso
Lettera 17
Qualcuno - menti malate - arriva a pensare che tutto sia stato combinato. Che si avesse bisogno di fare vedere che non si è succubi di Bush, non se ne è il servo. E quindi si sia deciso di sacrificare una vittima, affinché si potesse rivendicare il merito della liberazione dell'ostaggio (tanto i soldi non mancano), che non poteva essere uccisa, e far vedere come si sia capaci di pretendere chiarezza. Atteggiamento fermo e deciso, non certo di sudditanza! Cosicchè anche il sovrano del mondo libero debba piegarsi a chiedere scusa. Il tutto sotto elezioni. Sempre in tv. Mostrando a tutti quanto rispetto si riscuota. Mostrando a tutti come si sia amici, sì, ma non passivamente. Sembra impossibile. Ma quasi tutto è purtroppo possibile.
Tubi
Lettera 18
Caro Dago la Sgrena dichiara che non andrà più in Irak, se rimaneva a casa, gli italiani avrebbero risparmiato 5Mil. di lire e Calipari sarebbe ancora vivo.
g
Lettera 19
Che la morte di Calipari, di là dal dolore per la perdita di un uomo che era anche un padre di famiglia (lasciamo perdere la retorica sul funzionario esemplare), sia una jattura per chi si è sempre speso in favore dell'amicizia fra Italia e Stati Uniti, pare incontestabile. Tuttavia, la scelta di privilegiare la strada della trattativa con i gaglioffi sequestratori della Sgrena, accettando il mercanteggiamento economico con costoro, etichettati quasi subito come cani sciolti usciti dalle file saddamite, cioé una via di mezzo fra i banditi di strada e i 'resistenti' venuti dall'estero, non poteva che esporre il nostro governo a un pericoloso isolamento nei confronti degli altri membri della coalizione attestati sulla linea dura proclamata da Washington e Londra. Convinti come siamo che la vita umana sia il bene più prezioso da preservare, rimaniamo perplessi di fronte al paradosso di uno stato che si arroga il diritto alla trattativa per la liberazione di alcuni suoi cittadini, mentre in patria la magistratura pone sotto sequestro i beni di quegli sventurati che vengono rapiti da bande di criminali comuni. Anche quando sembra operare a fin di bene, lo stato dimostra tutta la sua predisposizione a prevaricare, decidendo di giocare un gioco vietato ai sudditi, oltretutto dimostrando di tenere in non cale l'eventualità che una fetta considerevole di popolazione avverta come un'offesa il privilegio accordato a persone che hanno scelto di mettersi in mezzo ai guai in nome di ideologie nemiche della solidarietà occidentale.
Calipari è morto perché lo stato che lo stipendiava gli ha ordinato di lavorare in funzione del rilascio di una cittadina italiana: giustamente, egli avrà messo in conto la possibilità che venisse posta a repentaglio la propria sopravvivenza in vista del raggiungimento di tale obiettivo. Ma l'essere falciati a settecento metri dal traguardo non ci sembra rientrare nella categoria dell'imprevisto. Inoltre, il fatto che l'agente del SISMI sia caduto sotto un solo proiettile smentisce l'ipotesi che militari troppo nervosi si siano lasciati andare a un tiro al bersaglio generalizzato, come vorrebbe farci credere la signora Sgrena. Ora, costei ha già evidenziato nel corso di un'intervista un netto pregiudizio che, se confermato, rischia da solo di rendere inutile ogni serio tentativo di accertare la verità.
Tornando all'uccisione di Calipari, non siamo così ipocriti da non pensare che tutta la vicenda sarebbe da noi guardata con occhi diversi se, putacaso, la sparatoria al posto di blocco avesse provocato la morte di un francese o di un appartenente ad altra nazionalità dalla nostra. E' assurdo blaterare di soldati dal grilletto facile, o di sindrome di John Wayne, quando ci si è messi sostanzialmente il cuore in pace per una storiaccia, quella sì, davvero vergognosa come la strage del Cermis.
Giovanni Maria Mischiati
Dagospia 07 Marzo 2005
Lettera 1
Ok, è colpa degli amerikani. La terza simona sa qualcosa che gli yankees non vogliono che sappiamo e per questo hanno deliberatamente aperto il fuoco sull'auto che trasportava la bocca della verità. Salvo poi essersi accorti di aver sbagliato e non aver finito il lavoro, ma si sa sono piuttosto faciloni questi G.I.
Oppure hanno vomitato il loro piombo seccati dal fatto che coi miliardi pagati per i vuoti a rendere dal governo italiano, i buoni, quelli che il papà partigiano non si sente di condannare, ci compreranno qualche idiota, qualche macchinina e un po' di tonnellate di esplosivo, per proseguire il frullato quotidiano di quegli irakeni, che a dispetto dei desiderata degli accoliti delle simone, hanno intinto il loro ditino nell'inchiostro viola. Oltre allo stillicidio dei loro commilitoni
Di incidente neanche a parlarne, lo dice persino il neotricoforo.
Prepariamoci quindi a sensazionali rivelazioni nei prossimi giorni, la terza simona nonostante il mafioso avvertimento, non potrà rendere vano il sacrificio del suo liberatore.
Cosa può aver saputo dei suoi carcerieri fruttivendoli? Che gli amerikani sono cattivi? Che il capo di AlQaeda è Bush? Che Berlusconi ha ucciso Kennedy? Che Elvis è vivo?
Attendiamo le finalmente milionarie tirature del "Manifesto".
Ovviamente non trovi nessuno che si chieda se la prima, la seconda e la terza simona abbiano anche qualche responsabilità: per miliardi che ci sono costati i loro corani e i cesti di frutta di commiato, per il colpo micidiale inferto alla nostra politica estera e interna e per la vita di uno dei migliori funzionari di uno dei pochi servizi segreti veramente efficienti in quell'aerea.
La terza, ormai santa e martire, simona per cercare non si sa quale scoop ha provocato danni incalcolabili e nessuno le presenterà il conto, anzi verrà consultata come un oracolo, prima sull'Iraq poi sul ragù alla bolognese, verrà ostensata come una madonna pellegrina a tutte le feste di quei fogli che in 60 anni non ci hanno mai capito un cazzo e un posto in un qualche parlamento non glielo toglie nessuno.
Il posto di chi ha dato la vita per la loro idiozia sarà definitivo. Il grissino torinese e la mortadella hanno già cominciato la loro offensiva, anche il Sismi è stato iscritto nel registro dei buoni e stavolta il rigenerato scalpo verrà appeso a un bel portaocchiali di pelle.
Fare i furbi non paga sempre.
Giovanni Achille
Lettera 2
Caro direttore, leggo sul Corriere le dichiarazioni di Giuliana Sgrena a proposito della supposta, a suo dire, imboscata organizzata dagli americani per eliminarla e non farla parlare.
Insomma vogliono far passare l'idea che gli americani, venuti a conoscenza che per il rilascio della giornalista sarebbe stato pagato un forte riscatto, volevano eliminarla perché la notizia non si propagasse ulteriormente e non favorire altri sequestri con effetto domino.
La cosa mi ha lasciato, mi creda, basito. Mi chiedo. Ma come si fa a supporre una situazione del genere?
Una volta che la pattuglia avesse tirato una gragnuola di colpi di mitragliatrice sulla machina che trasportava il gruppo, comprendente il povero funzionario del SISMI, Giuliana Sgrena e l'autista, se avesse voluto completare l'opera, secondo il mandato ricevuto (Andate e uccidete!), si sarebbe avvicinata all'auto e avrebbe finito sia lei che l'autista. Non le pare?
Giovanni Gennaro
Lettera 3
"La verità, nient'altro che la verità", scrive Furio Colombo su l'Unità: quale verità?
Quella che vorrebbe sentirsi raccontare dal compagno, compagno della Giuliana? o la verità nuda e cruda?, quella che accusa la pattuglia americana di agguato per uccidere la Giuliana?
E gli altri tre che l'accompagnavano, vivi? Pallottole speciali, "pallottole intelligenti", come cani segugi che avrebbero saputo annusare solo la Giuliana? O un eccidio organizzato al Pentagono?
Non è per caso che lì, a Baghdad, di americani ne muoiano tre o quattro al giorno per la più minima svista? Non è che lì, a Baghdad, si sia in guerra, una guerra feroce che uccide grandi, piccoli, vecchi, donne irachene senza remora alcuna?
Il terrorismo non fa sconti a nessuno e muoiono dilaniate centinaia di persone perché è il TERRORISMO, un nuovo modo di fare la guerra che non guarda in faccia a nessuno e ti uccide a tradimento.
L'insinuazione dell'agguato poteva solo essere partorita da qualche mente cretina intossicata dall'odio antiamericano che non dà pace nemmeno al povero Nicola, morto da martire per far vivere una donna che, liberamente, aveva cercato il "suo martirio" e non quello di Nicola.
Celestino
Lettera 4
Caro Dago, la drammatica vicenda della morte che ha colpito Nicola non ci deve far dimenticare la vicenda dei soldati americani che giocano coi i loro aeroplanini F15 nelle montagne italiane causando tragedie come quella del Cermis. L'amara realtà è che l'Italia non è più sovrana del proprio territorio e che con l'operazione Enduring Freedom in Iraq è stato violato l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana.
dylanoir
Lettera 5
Giuliana Sgrena è stata liberata. Uno sbirro del SISMI è morto colpito dagli americani. I No-Global hanno fatto bingo! Va bene. Chissà come è andata realmente, ma il compagno della Sgrena non ha dubbi, anzi ne ha uno: un agguato perché Giuliana sapeva cose. Cosa? Speriamo che adesso ce lo dica. Ma certo, che imbranati questi americani, tendono gli agguati e poi lasciano il lavoro a metà! Vabbè, si sa, gli americani quando non sono diabolici sono imbecilli, no? Il papà di Giuliana perdona i rapitori. Certo, se gli mandavano la testa, forse sarebbe stato meno magnanimo. Ma la testa saltata è quella di un agente dei Servizi Segreti, e allora chissenefrega!
Ma andiamo un attimo oltre. Come mai la Sgrena è stata liberata? Di sicuro è stato pagato un riscatto. Soldi nostri a finanziare i kamikaze. Davvero un bel risultato. Di sicuro figlio del rapimento delle due ineffabili Simone. Insomma, una nuova tassa incombe sulle nostre tasche e, soprattutto sulle nostre coscienze. Le future vittime delle macchine imbottite di esplosivo, spesso anche le famose donne e bambini che sembrano stare a cuore ai pacifisti solo quando vittime delle bombe americane, sanno già chi ringraziare. Ma Giuliana Sgrena è viva e libera e potrà riprendere a diffondere le sue verità dalle colonne del suo quotidiano, sempre così obiettivo e imparziale. E questo è quello che conta. O no?
Dino Manetta
Lettera 6
Ho appena visto i vari TG e sono saltato sul Vs sito leggendo l'intervista di Cossiga sui dubbi di fondo che ha il Ns governo rispetto alla "Campagna d'IRAQ".
Cossiga non poteva essere più chiaro di così. Se rimaniamo in Iraq non possiamo ignorare il comando Anglo-Americano. Non ignorarlo significa seguire le regole comuni che non prevedono nessuna trattativa con i terroristi per nessun ostaggio.
Ovviamente se non ci piace la regola possiamo anche andarcene subito. Dobbiamo capire che agli inglesi e agli americani hanno tagliato teste non regalato corani! Si sono rotti le palle dei nostri giochetti sottobanco.
Per salvare la vita a qualche figlio di mamma non possiamo pensare di continuare a distribuire milioni di euro (e magari anche qualche informazione riservata), ai rapitori che poi li investono in pallottole per sparare sui militari della coalizione. Questa volta gli americani ci hanno riconsegnato una parte del riscatto pagato per le Simone, non in assegno ma in contanti, da spendere subito.
Il messaggio è arrivato chiaro fin troppo chiaro, non serviamo più e gli USA non tollerano oltre che siano sempre le loro teste a cadere. Possiamo ritirarci in buon'ordine.
Ladene
Lettera 7
Mi pongo solo una domanda, Quanti check point ha passato l'auto di Calipari e Sgrena prima di arrivare a quello dell'aeroporto? E gli americani dicono di non saperne niente? Ma per favore!
Paolo
Lettera 8
Incredibile! E pensano anche di darci a bere la storiella dell'auto ad alta velocità scambiata per attentatori! Come se non si scambiassero informazioni. E poi dicono di vedere con i satelliti anche un ago. E adesso vai con la storia dell'eroe, che probabilmente era un Pietro Micca.
Tubi
Lettera 9
Nicola Calipari, il funzionario dei Servizi segreti ucciso in Iraq, per proteggere Giuliana Sgrena, è stato per molti anni, come funzionario della Questura di Roma, il tramite attento e sensibile dei rapporti tra la comunità gay e lesbica romana e le forze di polizia della capitale. Così è stato ricordato con un lungo, caloroso e sentito applauso dal congresso nazionale Arcigay, in corso a Bologna in questi giorni, che stava attendendo l'intervento di Piero Fassino, segretario nazionale dei Ds.
Nel 1994 la comunità gay e lesbica romana si rivolse alla Questura della capitale, per stabilire un rapporto continuativo. L'obiettivo era quello di fronteggiare il flagello degli omicidi anti-gay, di accrescere la sicurezza delle persone lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender), e di stabilire una proficua relazione con le forze dell'ordine.
Il funzionario incaricato dal questore di tenere i rapporti con la comunità lgbt fu proprio Nicola Calipari. Calipari è stato ricordato da Vanni Piccolo ex consigliere per i diritti di gay e lesbiche dell'allora sindaco di Roma Francesco Rutelli, come una persona sensibile, estremamente pacata, concreta e disponibile. Fu proprio lui ad istituire, nel 1994, il numero verde della Questura di Roma cui gay e lesbiche potevano rivolgersi per denunciare violenze e discriminazioni.
"E' stato un poliziotto amico di gay e lesbiche - ha detto il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice -. Capace di interpretare il suo ruolo di garante della sicurezza con un rapporto amichevole e umano con la società".
Il congresso si è anche unito alla richiesta del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi affinché gli Stati Uniti facciano piena chiarezza sulla dinamica dei tragici eventi.
Ieri pomeriggio un applauso altrettanto lungo e sentito ma con sentimenti assai diversi aveva accolto la notizia della liberazione di Giuliana Sgrena.
Ufficio stampa Arcigay: Luigi Valeri,
Lettera 10
Caro Franco due, grazie per la simpatia che ricambio, e ti giuro farò tesoro del tuo consiglio di non essere "cattivo". Anch'io vedi mi pento a volte del mio furore anticomunista, perché mi dico ragionando a freddo che in fondo qualche ragione ce l'hanno anche loro e che anche quando sbagliano sono in buona fede. Ma capita che, appena recitato questo mea culpa, accede qualcosa che mi fa pentire di essermi pentito. Vedi Franco Due, ti prego di credermi se ti giuro che ho pregato perché liberassero la Sgrena e sono felice per la sua liberazione, ma non ti dico quanto amaro, anzi quanto vomito, mi provocano questi comunisti. Eh sì, perché i Comunisti non solo esistono ancora, ma sono sempre gli stessi e non cambiano mai. Non una parola, ripeto una parola, è uscita dalle loro penne o dalle loro bocche contro i resistenti sequestratori. E se ciò era comprensibile mentre la Sgrena era nelle loro mani per non incattivirli più di quanto cattvi sono di già; è abominevole che non lo facciano nemmeno adesso. E nemmeno un accenno di polemica per il pagamento di un eventuale riscatto. Hanno, invece, approfittato di una tragica fatalità, di un involontario equivoco per dare addosso agli americani, dal momento che non potevano certo prendersela (e quanto avrebbero voluto) con Berlusconi e il Governo che si sono comportati magnificamente. Comunque il governo impari la lezione: dovesse ricapitare qualcosa del genere, ovvero che altre "pasionarie" rosse come le Mone vengano rapite, che vadano a loro spese "Io ti salverò", alias Pier Hitchcock Scolari, o quelli del Manifesto, o altri tifosi di Saddam e Al Zarqawi come i CaCoCa (Caruso Cossutta Casarini ) a mettersi d'accordo coi loro compagni partigiani e guerriglieri. Risparmieremo così soldi e, soprattutto vite degnissime e nobili come quella del grande uomo e sfortunato eroe Calipari (non descritto come "mercenario" dalle Sinistre solo perché fa comodo demonizzare gli Usa).
Natalino Russo Seminara
Lettera 11
Dago, non è politically correct ma i giornali oggi dimenticano di dire quella che è una ovvietà e cioè che Guiliana Sgrena si porterà per tutta la vita sulla coscienza la vita del funzionario ucciso. Andare a Baghad significava esporsi al rischio di rapimento con le conseguenze, anche estreme, che si sono evidenziate nel modo peggiore. Quel titolo di oggi ('assasinato dal fuoco americano il suo liberatore') il Manifesto poteva evitarselo. Cosa direbbero al Manifesto se Libero titolasse 'il liberatore assassinato dall'incoscienza della Sgrena' ?
Luigi
Lettera 12
Caro Dago, è dovuto morire in circostanze tragiche lo 007 Nicola Calipari, sacrificando la propria vita per salvare quella di Giuliana Sgrena, perché anche la sinistra gli riconoscesse il merito della liberazione della giornalista del "Manifesto". Infatti, quando ancora non si sapeva della morte dell'agente del Sismi, il sindaco di Roma Walter Veltroni, in una intervista alla tv, assegnava il principale merito del successo dell'operazione alle manifestazioni di protesta dei pacifisti, e metteva soltanto al secondo posto il lavoro dei servizi segreti. Quindi è la morte, e soltanto la morte, che ha fatto diventare Nicola Calipari, anche nei titoli dei giornali di sinistra, il "liberatore".
Adriano Nardini
Lettera 13
Caro Dago, ci risiamo: frutta, biscottini, corano, ringraziamenti per i fantastici carcerieri o accompagnatori, aereo dei servizi, trionfo in tv e al congresso di Bertinotti. Un film già visto con le prime due Simone. Peccato che stavolta ci sia scappato il morto.
trafo
Lettera 14
siamo tutti molto soddisfatti che Giuliana Sgrena, sia tornata nel suo paese ed ai propri affetti. Sicuramente non deve essere stata una bella esperienza la sua. Spero vivamente di leggere su qualche quotidiano, un suo cenno di ringraziamento (ieri ed oggi ho acquistato il quotidiano per il quale lavora, per la prima volta, e non ve ne era segno) al governo e alla sua presidenza,per quello che ha fatto ed anche per quello che, purtroppo, è costato al paese andare a liberarla. Se non altro per buona educazione.
Claudio Spagna - Torino
Lettera 15
Ho una domanda in Italia in caso di rapimento la magistratura applica immediatamente il blocco dei beni per evitare che i familiari della persona rapita possano pagare il riscatto. All'estero (leggi Iraq) la stessa legge non viene applicata, anzi, il riscatto viene pagato con i soldi dello Stato.
Paola
Lettera 16
Caro Dago, prego te e tutti gl'Italiani di voler perdonare le farneticazioni della cara amica e compagna Giuliana. Esse sono l'effetto di un mal celato senso di colpa causato dal rimorso di essere stata la causa della morte di un Uomo eccezionale che ha sacrificato la propria vita per lei che non la meritava.
Lei, poverina, pensava che l'essere giornalista de "Il Manifesto", antiamericana e pacifista, l'avrebbe resa immune da ogni pericolo. Purtroppo, non ha considerato il fatto che i signori terroristi, per finanziare i propri delitti, non guardano in faccia nessuno, per cui, un'esca come la Giuliana, non potevano certamente farsela scappare.
Oggi, piangiamo la morte dell'Eroe Calipari, ma non sapremo mai i nomi di quanti perderanno la vita con le bombe che gli amici di Giuliana compreranno col riscatto che, noi tutti, siamo stati costretti a pagare.
Ascoltando la radio mentre ti scrivo, pare che la Giuliana abbia detto che durante il periodo delle trattative per la sua liberazione, lei nutriva sentimenti di amicizia nei confronti dei cosiddetti rapitori. Sono stupefatto! Pensavo di poterla giustificare, ma mi accorgo che meriterebbe essere restituita ai suoi amici.
Bruno Orso
Lettera 17
Qualcuno - menti malate - arriva a pensare che tutto sia stato combinato. Che si avesse bisogno di fare vedere che non si è succubi di Bush, non se ne è il servo. E quindi si sia deciso di sacrificare una vittima, affinché si potesse rivendicare il merito della liberazione dell'ostaggio (tanto i soldi non mancano), che non poteva essere uccisa, e far vedere come si sia capaci di pretendere chiarezza. Atteggiamento fermo e deciso, non certo di sudditanza! Cosicchè anche il sovrano del mondo libero debba piegarsi a chiedere scusa. Il tutto sotto elezioni. Sempre in tv. Mostrando a tutti quanto rispetto si riscuota. Mostrando a tutti come si sia amici, sì, ma non passivamente. Sembra impossibile. Ma quasi tutto è purtroppo possibile.
Tubi
Lettera 18
Caro Dago la Sgrena dichiara che non andrà più in Irak, se rimaneva a casa, gli italiani avrebbero risparmiato 5Mil. di lire e Calipari sarebbe ancora vivo.
g
Lettera 19
Che la morte di Calipari, di là dal dolore per la perdita di un uomo che era anche un padre di famiglia (lasciamo perdere la retorica sul funzionario esemplare), sia una jattura per chi si è sempre speso in favore dell'amicizia fra Italia e Stati Uniti, pare incontestabile. Tuttavia, la scelta di privilegiare la strada della trattativa con i gaglioffi sequestratori della Sgrena, accettando il mercanteggiamento economico con costoro, etichettati quasi subito come cani sciolti usciti dalle file saddamite, cioé una via di mezzo fra i banditi di strada e i 'resistenti' venuti dall'estero, non poteva che esporre il nostro governo a un pericoloso isolamento nei confronti degli altri membri della coalizione attestati sulla linea dura proclamata da Washington e Londra. Convinti come siamo che la vita umana sia il bene più prezioso da preservare, rimaniamo perplessi di fronte al paradosso di uno stato che si arroga il diritto alla trattativa per la liberazione di alcuni suoi cittadini, mentre in patria la magistratura pone sotto sequestro i beni di quegli sventurati che vengono rapiti da bande di criminali comuni. Anche quando sembra operare a fin di bene, lo stato dimostra tutta la sua predisposizione a prevaricare, decidendo di giocare un gioco vietato ai sudditi, oltretutto dimostrando di tenere in non cale l'eventualità che una fetta considerevole di popolazione avverta come un'offesa il privilegio accordato a persone che hanno scelto di mettersi in mezzo ai guai in nome di ideologie nemiche della solidarietà occidentale.
Calipari è morto perché lo stato che lo stipendiava gli ha ordinato di lavorare in funzione del rilascio di una cittadina italiana: giustamente, egli avrà messo in conto la possibilità che venisse posta a repentaglio la propria sopravvivenza in vista del raggiungimento di tale obiettivo. Ma l'essere falciati a settecento metri dal traguardo non ci sembra rientrare nella categoria dell'imprevisto. Inoltre, il fatto che l'agente del SISMI sia caduto sotto un solo proiettile smentisce l'ipotesi che militari troppo nervosi si siano lasciati andare a un tiro al bersaglio generalizzato, come vorrebbe farci credere la signora Sgrena. Ora, costei ha già evidenziato nel corso di un'intervista un netto pregiudizio che, se confermato, rischia da solo di rendere inutile ogni serio tentativo di accertare la verità.
Tornando all'uccisione di Calipari, non siamo così ipocriti da non pensare che tutta la vicenda sarebbe da noi guardata con occhi diversi se, putacaso, la sparatoria al posto di blocco avesse provocato la morte di un francese o di un appartenente ad altra nazionalità dalla nostra. E' assurdo blaterare di soldati dal grilletto facile, o di sindrome di John Wayne, quando ci si è messi sostanzialmente il cuore in pace per una storiaccia, quella sì, davvero vergognosa come la strage del Cermis.
Giovanni Maria Mischiati
Dagospia 07 Marzo 2005