DENTRO SCARONI, PER GODERE - FUORI MINCATO, A PRESCINDERE (AH, PUTIN)
PADOA SCHIOPPA FAZIO - DE LISE, IL TAR DELL'OPUS DEI - RCS ALL'IFIL? FIAT AVIS
TINTO PRODI DIVIDE PASSERA E BAZOLI - ANCORA GUAI BRASILIANI PER TRONCHETTI
PADOA SCHIOPPA FAZIO - DE LISE, IL TAR DELL'OPUS DEI - RCS ALL'IFIL? FIAT AVIS
TINTO PRODI DIVIDE PASSERA E BAZOLI - ANCORA GUAI BRASILIANI PER TRONCHETTI
1 - DENTRO SCARONI, PER GODERE
L'ultimatum di Paoletto Scaroni e della lobby che lo sostiene ha funzionato. Come Dagospia aveva anticipato, il presidente dell'ENEL con gli occhiali da seminarista e la pupilla da inseminator, mercoledì scorso ha minacciato di tornarsene alla Pilkington di Londra se non l'avessero nominato al vertice dell'ENI. Il diktat del manager McKinsey, 58 anni, tre figli, ha funzionato alla grande e ha trovato nel Governo una sponda validissima in Giulietto Tremonti e nel Cavaliere. Godono i supporters anglo-americani, godono gli amici del cuore (Beppe Pisante, Gianfelice Rocca) e gode più di tutti il Cavaliere che finalmente non deve più combattere contro il muro di gomma di Vittorio Mincato così riluttante a seguirlo nelle sue strategie sul mercato russo.
2 - FUORI MINCATO, A PRESCINDERE
E' il volto duro della politica, quello che Massimo Pini e i boiardi di Stato rimpiangono anche se molti di loro (Agnes, Pascale, Fabiani) hanno provato sulla loro pelle che cosa significa essere licenziati in tronco con una telefonata. La lezione questa volta ha toccato Vittorio Mincato, il ragioniere triste di Torrebelvicino. Non basta fare utili a palate, chiudere una trimestrale da favola, guidare con onore un'azienda che si colloca nella top-ten delle multinazionali. Non basta fottersene del consigliere leghista di Pavia l'illustre sconosciuto Dario Fruscio, negargli privilegi e richieste. Anzi, se ti cacciano dall'ENI dopo 40 anni di servizio e hai evitato i fondi neri, la Tangentopoli, e gli appetiti della prima, seconda e quasi terza Repubblica, ti mandano a casa con la scusa che hai quasi 68 anni (meno di Greenspan, meno del Papa, meno del Governatore). Per fortuna c'è Mozart, il piacere della famiglia e dei libri, la stima degli amici (pochissimi) e dei mercati. Firmato: Mimmo Siniscalco, un tecnico "indipendente" prestato alla politico.
3 - DE LISE, IL TAR DELL'OPUS DEI
Dopo Corrado Calabrò, ex-presidente del Tar del Lazio, poeta erotico, scrittore di discreto insuccesso e nuovo presidente delle Autorità per le Telecomunicazioni, adesso tocca a un cattolico di provata fede. È questa la parola d'ordine dell'Opus Dei che sta tirando la volata a Pasquale De Lise per la poltrona del Tar regionale. De Lise è molto conosciuto negli ambienti di Santa Romana Chiesa, frequenta Navarro Valls e Pippo Corigliano. La sua carriera di giovane magistrato è iniziata con il celebre Giovanni Torregrossa, il siciliano Capo di Gabinetto ai Lavori Pubblici e alle Partecipazioni Statali. Per tutti De Lise era "Pasqualino" un ragazzo obbediente e fervente con l'eloquio stretto e le ambizioni larghe.
4 - PADOA SCHIOPPA? SCHIOPPA FAZIO
Il nome gira sottovoce, soprattutto nei corridoi di via Nazionale dove da 48 ore l'atmosfera è plumbea e carica di attesa. Solo i funzionari più giovani della Banca d'Italia hanno il coraggio di dire che Tommaso Padoa Schioppa, potrebbe essere il successore ideale di Antonio Fazio. L'economista bellunese, 64 anni, una laurea nel 1966 alla Bocconi (la madre di tutti i sapientoni) ha il curriculum giusto per quella poltrona. Conosce bene la Banca d'Italia dove ha lavorato a più riprese fino al 1997, è stato presidente della Consob nel '98 e poi è diventato membro della BCE che ha lasciato nell'aprile di quest'anno. Con un articolo pubblicato sul "Corriere" il 27 febbraio ("L'effetto Wimbledon"), Padoa Schioppa che fa il pendolare tra Roma, Parigi e New York, ha aperto un grande dibattito sul patriottismo in economia e ha preso le distanze dalle tesi rigide sull'italianità del sistema. Il 27 aprile scorso ha lasciato Francoforte con un ricevimento al quale erano presenti 200 grandi banchieri (Trichet, Duisenberg, Wolcker, Tietmeyer). Alzando i calici il gotha della finanza augurò a Tommaso di rivederlo presto con un alto incarico.
5 - L'AMORE PER PRODI DIVIDE PASSERA E BAZOLI
Cime tempestose non è soltanto il titolo del libro di Emily Brontë che racconta la storia di una passione dolorosa, ma anche il titolo del film che si sta girando nelle stanze di BancaIntesa. Secondo i rumors che trapelano dall'istituto milanese i rapporti tra il presidente Giovanni Bazoli e l'amministratore delegato Corrado Passera, avrebbero subito negli ultimi tempi un forte deterioramento. Le ragioni non sarebbero da ricondurre alla gestione della banca, né alle vicende Fiat che Passera segue con estrema attenzione, ma alla politica e hanno un nome preciso: Romano Prodi. Bazoli, l'uomo che Giuseppe Guzzetti ha definito "il Torquemada delle banche" e Enrico Cuccia "un democristiano della migliore razza", ritiene che il giovane Passera stia facendo presso il Professore di Bologna una sua campagna personale. Il rapporto di Bazoli con Prodi è antico, il legame risale ai tempi di Beniamino Andreatta anche se nel passato non sono mancate occasioni in cui le due volpi cattoliche hanno avuto occasioni di duri confronti.
6 - PINI SMEMORANDO AL MASSIMO
Gli anni passano per tutti anche per Massimo Pini, l'ex-boiardo di Stato che in un articolo sul "Corriere dell'Economia" titolato "Io rimpiango" versa lacrime assurde sull'età d'oro delle Partecipazioni Statali. Il craxiano di ferro che dopo la delusione elettorale alle politiche del 2001 è passato con una piroetta nelle file di AN, attacca in particolare il disegno superficiale di Giuliano Amato che inaugurò l'epoca delle privatizzazioni. "Amato - scrive Pini - non dette una nuova missione agli enti economici, ma segnò l'inizio di un periodo tragico per l'Italia". Apocalittico il giudizio dell'uomo che siede nel consiglio di Finmeccanica e del Gruppo Ligresti. Apocalittico e "smemorando" perché dimentica che nel 1992, quando finì l'avventura dell'IRI e dell'Efim, fu proprio Giuliano Amato a nominarlo consigliere del Presidente del Consiglio per le privatizzazioni.
7 - FORUM PA(TETICO)
Mentre a Piazza del Popolo il presidente Cianpi e l'intero governo festeggiano il 153° anniversario della Polizia, alla Fiera di Roma sta per chiudersi il Forum PA. L'edizione di quest'anno è stata sottotono, con pochi visitatori e un'eco di stampa modesta. Oggi il programma prevede la partecipazione di Berlusconi, Baccini e Stanca per un Convegno conclusivo, ma a frenare la presenza del Governo è la paura dei fischi che possono partire dagli statali in attesa del rinnovo del contratto.
8 - "IL MONDO" DI LUCA
Lascia Confindustria Daniela Binetti, la donna "forte" di viale dell'Astronomia che era molto di più di un capo del personale. La notizia è del "Mondo" che attribuisce la decisione a contrasti con il nuovo vicedirettore generale, Luigi Mastrobuono. Il settimanale compila la pagella di un anno di gestione di Luca-Luca. Ecco i voti: gestione 6, rapporti con i sindacati (4 per i risultati, 8 per le intenzioni), rapporti con il Governo (non classificato ma con giustificazione), rapporti con le imprese 10, comunicazione 10, la squadra (rimandati a settembre). È una pagella molto generosa.
9 - RCS ALL'IFIL? FIAT AVIS
L'impero di Agnelli è in movimento. Sembra infatti che la Fiat voglia cedere entro settembre alla IFIL, la cassaforte della Famiglia guidata da Gianluigi Gabetti, le quote di RCS (9,8%), Mediobanca (2%) e il 100% di Itedi (editore della "Stampa"). Così vogliono le banche guidate dal S. Paolo di Enrico Salza che prima del convertendo di settembre chiedono alla Famiglia di fare la sua parte, e così aveva anticipato Dagospia tre giorni fa (ripresa da "Finanza & Mercati" senza uno straccio di riconoscenza). Ma c'è un particolare: Gabetti non vuole affatto svenarsi per rilevare le tre quote. Basta vedere che cosa sta succedendo nella RCS di Colao Meravigliao dove negli ultimi quattro giorni il titolo è salito del 18,5% grazie agli acquisti a piene mani di Giuseppe Statuto e Stefano Ricucci. A questi prezzi ricomprarsi la quota RCS per Gabetti e per la Famiglia non è un affare, ma una donazione di sangue.
10 - ANCORA GUAI BRASILIANI PER TRONCHETTI
La gioia di Tronchetta Provera per il "regalo" ricevuto - cancellazione da parte del Tar del Lazio di una multa da 156 milioni - si è spenta alla notizia che la Citycorp, che ha la maggioranza in Brasil Telecom, ha fatto causa a Telecom Italia. Non si sa il motivo del contendere, la vicenda carioca è ingaburgliatissima, con caduta nel thrilling (spie e controspie). Messo in condizione (giudiziarie) di non nuocere il management di Dantas e Cico (scaricati da Citycorp), sembrava in discesa la strada per Tronchetti: un'alleanza con la banca americana per il controllo della gallina d'oro brasiliana. Il primo ingranaggio si è inceppato quando Citycorp ha chiesto al marito di Afef di comprarsi la loro quota di Telecom Brasile - cosa che le casse italiche non permettono. Adesso si va per avvocati. La samba continua.
Dagospia 13 Maggio 2005
L'ultimatum di Paoletto Scaroni e della lobby che lo sostiene ha funzionato. Come Dagospia aveva anticipato, il presidente dell'ENEL con gli occhiali da seminarista e la pupilla da inseminator, mercoledì scorso ha minacciato di tornarsene alla Pilkington di Londra se non l'avessero nominato al vertice dell'ENI. Il diktat del manager McKinsey, 58 anni, tre figli, ha funzionato alla grande e ha trovato nel Governo una sponda validissima in Giulietto Tremonti e nel Cavaliere. Godono i supporters anglo-americani, godono gli amici del cuore (Beppe Pisante, Gianfelice Rocca) e gode più di tutti il Cavaliere che finalmente non deve più combattere contro il muro di gomma di Vittorio Mincato così riluttante a seguirlo nelle sue strategie sul mercato russo.
2 - FUORI MINCATO, A PRESCINDERE
E' il volto duro della politica, quello che Massimo Pini e i boiardi di Stato rimpiangono anche se molti di loro (Agnes, Pascale, Fabiani) hanno provato sulla loro pelle che cosa significa essere licenziati in tronco con una telefonata. La lezione questa volta ha toccato Vittorio Mincato, il ragioniere triste di Torrebelvicino. Non basta fare utili a palate, chiudere una trimestrale da favola, guidare con onore un'azienda che si colloca nella top-ten delle multinazionali. Non basta fottersene del consigliere leghista di Pavia l'illustre sconosciuto Dario Fruscio, negargli privilegi e richieste. Anzi, se ti cacciano dall'ENI dopo 40 anni di servizio e hai evitato i fondi neri, la Tangentopoli, e gli appetiti della prima, seconda e quasi terza Repubblica, ti mandano a casa con la scusa che hai quasi 68 anni (meno di Greenspan, meno del Papa, meno del Governatore). Per fortuna c'è Mozart, il piacere della famiglia e dei libri, la stima degli amici (pochissimi) e dei mercati. Firmato: Mimmo Siniscalco, un tecnico "indipendente" prestato alla politico.
3 - DE LISE, IL TAR DELL'OPUS DEI
Dopo Corrado Calabrò, ex-presidente del Tar del Lazio, poeta erotico, scrittore di discreto insuccesso e nuovo presidente delle Autorità per le Telecomunicazioni, adesso tocca a un cattolico di provata fede. È questa la parola d'ordine dell'Opus Dei che sta tirando la volata a Pasquale De Lise per la poltrona del Tar regionale. De Lise è molto conosciuto negli ambienti di Santa Romana Chiesa, frequenta Navarro Valls e Pippo Corigliano. La sua carriera di giovane magistrato è iniziata con il celebre Giovanni Torregrossa, il siciliano Capo di Gabinetto ai Lavori Pubblici e alle Partecipazioni Statali. Per tutti De Lise era "Pasqualino" un ragazzo obbediente e fervente con l'eloquio stretto e le ambizioni larghe.
4 - PADOA SCHIOPPA? SCHIOPPA FAZIO
Il nome gira sottovoce, soprattutto nei corridoi di via Nazionale dove da 48 ore l'atmosfera è plumbea e carica di attesa. Solo i funzionari più giovani della Banca d'Italia hanno il coraggio di dire che Tommaso Padoa Schioppa, potrebbe essere il successore ideale di Antonio Fazio. L'economista bellunese, 64 anni, una laurea nel 1966 alla Bocconi (la madre di tutti i sapientoni) ha il curriculum giusto per quella poltrona. Conosce bene la Banca d'Italia dove ha lavorato a più riprese fino al 1997, è stato presidente della Consob nel '98 e poi è diventato membro della BCE che ha lasciato nell'aprile di quest'anno. Con un articolo pubblicato sul "Corriere" il 27 febbraio ("L'effetto Wimbledon"), Padoa Schioppa che fa il pendolare tra Roma, Parigi e New York, ha aperto un grande dibattito sul patriottismo in economia e ha preso le distanze dalle tesi rigide sull'italianità del sistema. Il 27 aprile scorso ha lasciato Francoforte con un ricevimento al quale erano presenti 200 grandi banchieri (Trichet, Duisenberg, Wolcker, Tietmeyer). Alzando i calici il gotha della finanza augurò a Tommaso di rivederlo presto con un alto incarico.
5 - L'AMORE PER PRODI DIVIDE PASSERA E BAZOLI
Cime tempestose non è soltanto il titolo del libro di Emily Brontë che racconta la storia di una passione dolorosa, ma anche il titolo del film che si sta girando nelle stanze di BancaIntesa. Secondo i rumors che trapelano dall'istituto milanese i rapporti tra il presidente Giovanni Bazoli e l'amministratore delegato Corrado Passera, avrebbero subito negli ultimi tempi un forte deterioramento. Le ragioni non sarebbero da ricondurre alla gestione della banca, né alle vicende Fiat che Passera segue con estrema attenzione, ma alla politica e hanno un nome preciso: Romano Prodi. Bazoli, l'uomo che Giuseppe Guzzetti ha definito "il Torquemada delle banche" e Enrico Cuccia "un democristiano della migliore razza", ritiene che il giovane Passera stia facendo presso il Professore di Bologna una sua campagna personale. Il rapporto di Bazoli con Prodi è antico, il legame risale ai tempi di Beniamino Andreatta anche se nel passato non sono mancate occasioni in cui le due volpi cattoliche hanno avuto occasioni di duri confronti.
6 - PINI SMEMORANDO AL MASSIMO
Gli anni passano per tutti anche per Massimo Pini, l'ex-boiardo di Stato che in un articolo sul "Corriere dell'Economia" titolato "Io rimpiango" versa lacrime assurde sull'età d'oro delle Partecipazioni Statali. Il craxiano di ferro che dopo la delusione elettorale alle politiche del 2001 è passato con una piroetta nelle file di AN, attacca in particolare il disegno superficiale di Giuliano Amato che inaugurò l'epoca delle privatizzazioni. "Amato - scrive Pini - non dette una nuova missione agli enti economici, ma segnò l'inizio di un periodo tragico per l'Italia". Apocalittico il giudizio dell'uomo che siede nel consiglio di Finmeccanica e del Gruppo Ligresti. Apocalittico e "smemorando" perché dimentica che nel 1992, quando finì l'avventura dell'IRI e dell'Efim, fu proprio Giuliano Amato a nominarlo consigliere del Presidente del Consiglio per le privatizzazioni.
7 - FORUM PA(TETICO)
Mentre a Piazza del Popolo il presidente Cianpi e l'intero governo festeggiano il 153° anniversario della Polizia, alla Fiera di Roma sta per chiudersi il Forum PA. L'edizione di quest'anno è stata sottotono, con pochi visitatori e un'eco di stampa modesta. Oggi il programma prevede la partecipazione di Berlusconi, Baccini e Stanca per un Convegno conclusivo, ma a frenare la presenza del Governo è la paura dei fischi che possono partire dagli statali in attesa del rinnovo del contratto.
8 - "IL MONDO" DI LUCA
Lascia Confindustria Daniela Binetti, la donna "forte" di viale dell'Astronomia che era molto di più di un capo del personale. La notizia è del "Mondo" che attribuisce la decisione a contrasti con il nuovo vicedirettore generale, Luigi Mastrobuono. Il settimanale compila la pagella di un anno di gestione di Luca-Luca. Ecco i voti: gestione 6, rapporti con i sindacati (4 per i risultati, 8 per le intenzioni), rapporti con il Governo (non classificato ma con giustificazione), rapporti con le imprese 10, comunicazione 10, la squadra (rimandati a settembre). È una pagella molto generosa.
9 - RCS ALL'IFIL? FIAT AVIS
L'impero di Agnelli è in movimento. Sembra infatti che la Fiat voglia cedere entro settembre alla IFIL, la cassaforte della Famiglia guidata da Gianluigi Gabetti, le quote di RCS (9,8%), Mediobanca (2%) e il 100% di Itedi (editore della "Stampa"). Così vogliono le banche guidate dal S. Paolo di Enrico Salza che prima del convertendo di settembre chiedono alla Famiglia di fare la sua parte, e così aveva anticipato Dagospia tre giorni fa (ripresa da "Finanza & Mercati" senza uno straccio di riconoscenza). Ma c'è un particolare: Gabetti non vuole affatto svenarsi per rilevare le tre quote. Basta vedere che cosa sta succedendo nella RCS di Colao Meravigliao dove negli ultimi quattro giorni il titolo è salito del 18,5% grazie agli acquisti a piene mani di Giuseppe Statuto e Stefano Ricucci. A questi prezzi ricomprarsi la quota RCS per Gabetti e per la Famiglia non è un affare, ma una donazione di sangue.
10 - ANCORA GUAI BRASILIANI PER TRONCHETTI
La gioia di Tronchetta Provera per il "regalo" ricevuto - cancellazione da parte del Tar del Lazio di una multa da 156 milioni - si è spenta alla notizia che la Citycorp, che ha la maggioranza in Brasil Telecom, ha fatto causa a Telecom Italia. Non si sa il motivo del contendere, la vicenda carioca è ingaburgliatissima, con caduta nel thrilling (spie e controspie). Messo in condizione (giudiziarie) di non nuocere il management di Dantas e Cico (scaricati da Citycorp), sembrava in discesa la strada per Tronchetti: un'alleanza con la banca americana per il controllo della gallina d'oro brasiliana. Il primo ingranaggio si è inceppato quando Citycorp ha chiesto al marito di Afef di comprarsi la loro quota di Telecom Brasile - cosa che le casse italiche non permettono. Adesso si va per avvocati. La samba continua.
Dagospia 13 Maggio 2005