L'IRI DE' NOANTRI - DE BENEDETTI & BERLUSCONI, LA STRANA COPPIA UNITA NELLA LOTTA: PER RISTRUTTURARE L'INDUSTRIA UN FONDO BIPARTISAN CON BENETTON, BANCA INTESA, CAPITALIA, I FRATELLI MAGNONI - C'E' LA FIAT IN BALLO?.

Walter Riolfi per "Il Sole 24 Ore"


Con un poco di enfasi l'hanno ribattezza la Yalta della finanza italiana. L'allusione è alla cena di due mesi fa in casa di Gianni Letta tra Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi, quando gli ex nemici si sono accordati su una iniziativa imprenditoriale: creare una sorta di fondo in cui far confluire aziende in difficoltà per cercare di risanarle e farle poi camminare con le loro gambe.

Anticipata da "Il Sole 24 Ore" di sabato scorso, l'operazione è costruita su analoghe esperienze negli Stati Uniti e per questo è stata provvisoriamente identificata con il nome di «Fondo italiano di ristrutturazione». Sembra che l'idea sia stata concepita dallo stesso De Benedetti qualche tempo fa come una costola della sua Cdb Web Tech.

Il progetto, discusso inizialmente con gli attuali azionisti di Sopaf, s'è ampliato in seguito con l'interesse manifestato da Mediobanca e da Lehman Brothers, il cui ruolo andrebbe ben oltre quello di advisor. La presenza di personaggi così diversi come Berlusconi e De Benedetti ha senz'altro una valenza politica: se non altro nel messaggio bipartisan lanciato al mondo imprenditoriale italiano in un momento così delicato per la nostra economia.

Per questo c'è chi crede che la dotazione di 500 milioni di euro immaginata per il fondo sia quanto meno riduttiva. «Sono sicuro che quando il progetto comincerà a concretizzarsi, si farà la fila per entrare», spiega uno dei promotori dell'iniziativa.



Se sono vere le indiscrezioni secondo le quali De Benedetti e Berlusconi sono disposti a investire 150-200 milioni ciascuno e se trovano conferma le voci che anche altri nomi illustri dell'imprenditoria italiana, come i Benetton, sono pronti a partecipare, non è difficile immaginare che il Fondo di ristrutturazione potrebbe partire con un capitale di un miliardo circa.

Infatti sarebbero già coinvolti importanti istituti di credito e già si fa il nome di Banca Intesa e Capitalia. Quali siano le aziende individuate per rappresentare l'attivo del fondo non è dato sapere, così come sembra una pura congettura la voce di un presunto interessamento per Fiat, alimentata probabilmente dalla possibile presenza di Intesa e Capitalia che, attraverso il convertendo, detengono importanti quote dell'azienda torinese.

La creazione di questo Fondo di ristrutturazione, in un momento di profonda crisi del sistema industriale italiano, ha suggerito qualche analogia con il passato. Ma la presenza nel capitale di imprenditori privati e la spiccata vocazione da venture capital o da banca d'affari dell'iniziativa non ha nulla in comune con la pur positiva, in origine, esperienza dell'Iri.

S'è detto che il progetto avrebbe dovuto inizialmente interessare la Sopaf ora controllata dai fratelli Magnoni. Ma non è chiaro se la società avrà un ruolo in questo Fondo. Forse lo potrebbero avere Giorgio e Ruggero Magnoni, visto che quest'ultimo è anche vicepresidente di Lehman.


Dagospia 05 Luglio 2005