SANREMO SI ABBATTE, NON SI CAMBIA - FAGIOLI LEFT (MIGLIORA IL PRODOTTO) - AFRICA E ROCKSTAR - SCHERZARE COI SANTI - RATE FINO AL 2066 E FIGLI AI CINESI CASH - MINOLI IL MINOLIZZATORE (LA STORIA SONO IO).

1 - PANEM ET SANREMO.
Filippo Facci per "Il Giornale"

Ora però dobbiamo piantarla, dobbiamo saltare le considerazioni su Sanremo specchio degli italiani, saltare le valutazioni su costi, ospiti, scenografie, dobbiamo smettere di dire che parlarne male è comunque fisiologico, che del resto gli ascolti eccetera: perché Sanremo va abolito, punto, va bruciato nella calce viva, è una mummia inutile, qualcosa che le altre televisioni dovrebbero smettere di trattare come un moloch o come qualcosa di ineluttabile.

Sanremo è un circuito culturale e commerciale scollegato col resto del mondo, è ciò che agli occhi degli ospiti stranieri conferma loro, ogni volta, che siamo al livello dello Zambia, anzi di Totò, spaghetti, canottiera, pummarola, lupara sotto il letto: ma non siamo più quella cosa lì, siamo cambiati persino noi, siamo meglio, o comunque abbiamo il diritto o il dovere civile di pensarlo. Sanremo non è vecchio: è morto, lo è come quelle stelle di cui s'intravede la luce di un altro tempo; Sanremo non è un tabernacolo di reliquie: è, come tutta la Rai, l'impianto probatorio che testimonia un mancato cambiamento culturale e strutturale di questo Paese.

Guardatelo pure, Sanremo, se proprio volete; rivivetelo ogni volta come un sapore d'infanzia pagato col canone: ma non osate mai più lamentarvi del mancato ruolo del servizio pubblico. Sanremo si abbatte, non si cambia.

2 - DI RIFFA O DI RAFFA, FAGIOLI MIGLIORA IL PRODOTTO.
Andrea Marcenaro per "Il Foglio"

Considerato che la rivista si chiama Left. Considerato che essendo Lef "l'acronimo di Liberté, egalité e fraternité", come hanno spiegato gli ideatori, c'è comunque una "t" di troppo. Considerato che il direttore di Left era nientemeno che Giulietto Chiesa. E il condirettore nientemeno che Adalberto Minucci. Considerato che sono usciti solo i primi due numeri. Considerato che dopo i primi due numeri è scoppiato un casino. Considerato che Giulietto e Adalberto hanno testé reso pubblico un comunicato in cui definiscono gli editori "i nuovi padroni" e denunciano come sia "chiaro che razza di sinistra hanno in mente". Considerato che gli editori devono essersi rotti i coglioni da subito sia di Giulietto che di Adalberto. Considerato che il pomo della discordia sembra individuabile in una contestata rubrica dello psichiatra iconoclasta Massimo Fagioli. Considerato che alla fine della fiera gli editori hanno licenziato su due piedi sia il direttore che il condirettore. Considerate tutte queste cose, e segnatamente l'ultima, suona strabiliante che uno come Fagioli, di riffa o di raffa, sia stato in grado di migliorare un prodotto.



3 - DISASTRI AFRICANI E ROCKSTAR.
Alberto Arbasino per "La Stampa"

Cara Stampa, visti gli attuali disastri in Africa, le rockstar impegnate per l'Africa faranno concerti o donazioni per le vittime? O vi saranno impedimenti moralistici?

4 - SCHERZA COI FANTI E ANCHE CON I SANTI.
Alberto Arbasino per "La Stampa"

In altri tempi, si cantava perfino nella Tosca «Scherza coi fanti, e lascia stare i santi». Ma anche scherzare con le fanterie di occupazione era pericoloso, in Italia. La Danimarca essendo luterana, i suoi sensi dell'umorismo non sempre coincidono con gli «scherzi da prete» dei cattolici, evidentemente. Ma qui a Roma stanno arrivando inviti a mostre «trasgressive» dove una culona ci presenta le chiappe nude mentre appare in cielo la Madonna Sistina di Raffaello. L'«ed è subito polemica» farà aumentare il prezzo (di quanto?) visto il momento?

5 - RATE FINO AL 2066.
Gianni Boncompagni per "Il Foglio"

Preso da una crisi di grande euforia, un consumatore di Napoli, letta la notizia del calo dell'inflazione a febbraio, ha comprato a rate mensili di 7 euro, una macchina superaccessoriata che finirà di pagare a marzo del 2066. La moglie, meno ottimista, ha invece venduto i tre figli piccoli per trapianti di organi e quello grande come schiavo a dei cinesi rimediando così ben 63 euro cash.

7 - L'HANDICAP DI MINOLI? MINOLIZZA TUTTO.
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera Magazine"

Giovanni Minoli sta studiando da direttore generale della Rai. Il suo antico sogno di scalare il vertice del Servizio pubblico sta per realizzarsi, se solo Romano Prodi vincerà le prossime elezioni. Sui giornali abbiamo letto che Minoli non ha risparmiato i suoi consigli al leader dell'Unione nella preparazione agli scontri televisivi; abbiamo persino letto che Flavia Prodi non nasconde la sua simpatia per il direttore di RaiEducational.
 
Ma il gesto più significativo di questa sorvegliata ascesa al soglio di Viale Mazzini è la violenta polemica scoppiata tra Minoli e Bruno Vespa a proposito delle domande fatte a Prodi (ci sarebbe stata una sproporzione di domande a sfavore del leader dell'Unione), con minacce di portare la questione in tribunale. Anche Forza Italia accusa Minoli di essere lo sparring partner di Prodi, e questo nuovo addebito, sempre che il centrosinistra vinca, sarà una medaglia in più da far valere.
 
Minoli è stato abile a clonare "II grande talk", un programma di Sat2000 (facendo arrabbiare non poco il direttore di "Avvenire" Dino Boffo), per usarlo, ogni sabato mattina, come arma impropria per una resa dei conti con il resto della programmazione e con la critica. Insomma, Minoli non si accontenta di fare programmi ma si permette anche di giudicarli, come fosse già il direttore generale.
 
Gli handicap di Minoli sono però due. Il primo è che molti politici, ricordando forse i suoi troppo generosi spot a favore di Bettino Craxi, le sue parentele, le sue amicizie ora con Walter Veltroni ora con Letizia Moratti ora con Gennaro Malgieri, non si fidano di lui: ha troppa vocazione per il potere. Il secondo, più di carattere linguistico, è che Minoli «minolizza» tutto. Basta vedere come ha trasformato "La storia siamo noi", il programma ideato da Renato Parascandolo, in "La storia sono io": sempre presente in video, sempre al centro dell'attenzione; sempre esageratamente persuaso di aver inventato lui il mezzo (un metodo che fa arricciare il naso a più di uno storico di professione). Ammesso che le urne, premino la sinistra, si tratta di vedere se Prodi e l'Unione avranno la forza e il coraggio di trasformare il Servizio Pubblico in Servizio Minoli.


Dagospia 02 Marzo 2006