"NEWS" INSIDER - GUERRA DEGLI SPIONI, RIFORMISTA VS REPUBBLICA - IL MODELLO ROMA? D'ALEMA: QUELLO DI SPALLETTI - MITROKHIN, ANDREOTTI CONTRO COSSIGA - IL MALLOPPO DELLA D'EUSANIO - I TRANS NON AMANO I DS - IL TEST DEL PREMIER BY RICOLFI - MARGHERITE DI FI

A cura di Francesco Cozzi Lepri per News Settimanale


1. GUERRA DEGLI SPIONI, RIFORMISTA VS REPUBBLICA

Se si chiamano servizi segreti, un motivo ci sarà. Zitti e mosca, di certe cose non si parla. Eppure al lettore non deve essere sfuggita la guerra degli spioni tra la Repubblica e Il Riformista. Motivo del contendere: il Sismi di Nicolò Pollari. Repubblica lo attacca in ogni occasione, mettendogli in conto nefandezze come Telekom Serbia, il Nigergate, i sequestri Cia , le intercettazioni di Fassino su Unipol. Comandante in capo della campagna è Giuseppe D'Avanzo, che il 26 gennaio scriveva, sotto il titolo La Grande Spia bipartisan: «La più consapevole "missione" che la Grande Spia si è assegnata è condizionare la società politica e tenere in tensione il Paese con angosciosi allarmi. Se poi gli allarmi sono infondati, chi può farne un dramma?».

Il giorno dopo il quotidiano arancione rintuzza l'attacco con un editoriale del condirettore Stefano Cingolani, che parla di «attacco preventivo a Pollari». Altra bordata venerdì scorso, a firma Carlo Bonini, che con D'Avanzo lavora spesso in coppia. Titolo: Kamikaze a Milano e alle Olimpiadi, fu un falso allarme. Polizia e Procura smentiscono le preoccupazioni sollevate dal Sismi. Sei colonne per un solo obiettivo: ancora Nicolò Pollari. Puntuale, il giorno seguente, la risposta sul Riformista. Editoriale: Veleni: Hearst alla Repubblica. «Lo scopo dell'articolo», dice l'editoriale, «è continuare una campagna contro il Sismi in stile hearstiano, nel senso di Randolph Hearst, secondo il quale il vero giornalismo non è quello che dà le notizie, ma le crea». A ciascuno i suoi spioni.

2. IL VERO MODELLO ROMA? QUELLO DI SPALLETTI (D'ALEMA DIXIT)
Pur di fare la battuta giusta al momento giusto, manderebbe all'aria anche la faticosa ricostruzione dell'amicizia politica con il suo ex nemico storico, Walter Veltroni. È fatto così, Massimo D'Alema, e non si è smentito neanche all'appuntamento che la sua fondazione Italiani Europei ha dedicato al "modello Roma". A baciare la pantofola a lui e al sindaco, di nuovo compagni di merende, c'era al completo la galassia diessina della capitale. Assessori comunali come Mariella Gramaglia e Marco Causi, assessori provinciali come Amalia Colaceci,Vincenzo Vita, Bruno Manzi, Antonio Rosati, assessori regionali come Raffaele Ranucci, manager in attesa di collocazione, come Maurizio Pucci, o già collocati, come Chicco Testa, intellettuali d'area come il candidato Paolo Gambescia e la giornalista Franca Chiaromonte, ristabilitasi dopo la grave malattia.

Tutto è andato come doveva, con Massimo che ha fatto tanti complimenti a Walter per i successi strabilianti di crescita e Walter che ha fatto tanti ringraziamenti a Massimo per il prezioso spazio concesso dalla sua rivista alle fatiche capitoline. Ma per chi era sorpreso nel vedere il presidente Ds ricoprire di elogi il sindaco (del quale tempo fa diceva sarcasticamente e privatamente: «Che bisogno ha di andare in Africa? L'Africa è qui, basta vedere il degrado di piazza Mazzini, dove porto tutte le mattine il mio cane»), una battuta può essere rivelatrice del suo pensiero più delle due ore di autocelebrazione. Il vicedirettore del Tg de La7, Carmine Fotia, lo ha avvicinato ricordandogli la Roma dei record (undici vittorie consecutive), gli ha detto: «Presidente, ma il vero modello Roma è quello di Spalletti, no?», D'Alema ha risposto sorridendo: «Beh, il modello Spalletti è certamente la versione più autentica.». (Testarossa)

3. MITROKHIN, ANCORA ANDREOTTI CONTRO COSSIGA
All'alba della Terza Repubblica sono ancora due mostri sacri della Prima a dirigere le danze. Per quanto riguarda la commissione Mitrokhin, a dispetto del presidente Paolo Guzzanti, i protagonisti delle trame che ruotano intorno al dossier, sono Andreotti e Cossiga. Dietro la vicenda dell'esclusione di Enzo Fragalà dalle liste di An c'è lo zampino di entrambi: il maligno Giulio ha dato la notizia ai giornalisti, mentre Cossiga è da sempre amico dell'ormai ex deputato.

4. PROVE TECNICHE DI PARTITO DEMOCRATICO, CON LUCA-LUCA E WALTER
Inciucisti di tutto il mondo, unitevi la prossima settimana (per l'esattezza il 15 marzo) a Roma, al teatro Argentina. Ci saranno il sindaco Walter Veltroni, il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, il segretario della Cisl, Savino Pezzotta. Motivo ufficiale: presentare il rapporto su Roma del Censis. Motivo reale: rinsaldare il rapporto fra i tre avversari dell'attuale bipolarismo Prodi-Berlusconi. Do you remember il bigliettino capitolino tra Veltroni e Casini?



5. IL MALLOPPO DELLA D'EUSANIO
Dopo circa tre anni d'esilio è tornata in tv Alda D'Eusanio. Lasciate alle spalle le polemiche di Al posto tuo, la conduttrice va ogni domenica sera in onda su RaiUno con Il malloppo, il programma che aveva lanciato Pupo come erede di Bonolis. Molti dicono che il sospirato ritorno abbia all'origine una questione concreta. La decisione sarebbe arrivata dopo ripetute richieste della D'Eusano di essere utilizzata a fronte del suo cospicuo stipendio (più di un milione di euro?).

6. CHI INCONTRA ROMANO PRODI?
L'appuntamento, per il 2 marzo, era annunciato sul sito del candidato premier: Romano Prodi incontra l'Union Valdotaine. Ma quando le agenzie hanno dato notizia dell'avvenuto accordo tra il leader dell'Unione e Carlo Perrin, candidato per l'alleanza autonomista e progressista della Valle d'Aosta, è uscita la nota ufficiale: «Union Valdotaine: nessun incontro con Prodi». E si specifica: «Perrin non rappresenta più l'Uv, avendo scelto di non rinnovare l'adesione per partecipare a un progetto alternativo».

7. I TRANS NON AMANO I DS
Franco Grillini dovrà farsene una ragione. I trans non stanno con i Ds. A spiegarlo è Mirella Izzo, presidente di Crisalide Azione Trans, che in un comunicato ha raccomandato al mondo transgender di votare per la Rosa nel pugno. «Allo stato attuale, a causa dell'alleanza stretta con la Margherita, i Ds non offrono sufficienti garanzie per un'indicazione di voto»,ha scritto.«I Ds mostrano attenzione al mondo gay, ma non ai trans», spiega Izzo, che ricorda come «al congresso del 2000 Mauro Cioffari, attivista del movimento glbt, propose un emendamento allo statuto del partito per inserire un no alle discriminazioni per motivi sessuali e per l'identità di genere. L'identità di genere fu eliminata, a quanto si è detto su proposta di Pietro Folena». Insomma,un conto aperto da anni con via Nazionale. Anche con Fausto Bertinotti, reo di aver «scambiato i Pacs con la Tav nel programma dell'Unione».

8. TEST DEL CANDIDATO. RICOLFI SCRIVE A SILVIO E ROMANO
Luca Ricolfi, quello di Perché siamo antipatici, libro scandalo sul complesso di superiorità della sinistra, colpisce ancora, stavolta con quarantotto domande serie su economia, fisco, conti pubblici, politiche sociali e riforme, sicurezza, immigrazione, Stato e Chiesa. È il test del candidato premier,messo a punto dal sociologo e dalla squadra della sua rivista Polena per inchiodare Romano Prodi e Silvio Berlusconi sulle loro intenzioni di governo. Una griglia molto dettagliata, con domande a risposta multipla, secondo le più ferree regole dei questionari sociologici, alle quali i due intervistati speciali possono anche rispondere con il canonico «non sa o preferisce non rispondere». La ricerca spazia dalle domande di carattere più prettamente politico, come la questione secca: «Intende modificare la legge 194 sull'aborto?», a temi più specifici, quasi da esame universitario: «Qual è, secondo lei, l'indebitamento netto tendenziale per il 2006? Meno del 3.5%; fra il 3.5% e il 4%; fra il 4% e il 4.5%; fra il 4.5% e il 5.0%; oltre il 5%?». Il questionario completo è sul sito di Polena. «Non sono molto fiducioso che risponderanno - spiega Ricolfi - i due programmi di coalizione, che ho letto, non lasciano capire quasi nulla di ciò che effettivamente farebbero Unione e Casa delle Libertà se dovessero arrivare al governo. Le mie domande, invece, pretendono risposte chiare su temi concreti». Al voto manca un mese, si attendono segnali da Ss. Apostoli e palazzo Grazioli.

9. PICCOLE MARGHERITE CRESCONO A FIRENZE
Altro che i quarantenni eternamente in attesa come Enrico Letta e Dario Franceschini. A farsi spazio per il ricambio generazionale dentro alla Margherita è un giovane vero, almeno stando ai dati anagrafici. Si chiama Matteo Renzi, ha 31 anni, è presidente della provincia di Firenze da due anni, ha riunito nella sua città insieme alla fondazione Symbola (di Ermete Realacci) big dell'economia come Alessandro Profumo, è sponsorizzato in prima persona dal leader del partito, Francesco Rutelli, al quale, si dice, non dispiacerebbe vederlo crescere anche nei palazzi romani. Per chi non avesse chiare le ambizioni dell'emergente politico toscano basta dare un'occhiata al suo ultimo libro, Tra De Gasperi e gli U2, uscito da poco per l'editore Giunti. A Romano Prodi devono essere fischiate le orecchie quando Renzi ha scritto: «Come è noto anche i dinosauri, chi prima chi poi, si estinguono. Basta saper aspettare e il proprio turno arriverà. Come arriva al bancone del supermercato. E se invece di aspettare ci attrezzassimo?». Si tratta solo di un assaggio delle pagine che seguono e che rappresentano una specie programma di governo in miniatura, al grido di flessibilità, baby bond, paragoni calcistici e citazioni musicali. «Non è colpa mia se non sono mai stato democristiano - dice, ricordando il suo inizio con i Popolari - il fatto è che nella scheda la Dc non l'ho mai trovata». Sarà per questo che Rutelli ha letto molto volentieri il libro, facendogli anche pubblicità da Rula Jebreal a Omnibus, su La7. Da tenere d'occhio.

10. A CIASCUNO I SUOI SINDACATI
Nei giorni in cui Romano Prodi stringeva un patto d'acciaio con la Cgil, annunciando gioioso al congresso di Rimini «siamo d'accordo su tutto», Tony Blair parlava di fronte alle Trade Unions,il sindacato inglese. I toni del leader del New Labour, però,sono stati ben diversi dall'entusiasmo espresso da Prodi per il sindacato rosso, che ha indispettito Cisl e Uil.Ai lavoratori inglesi Blair le ha cantate chiare: «Il mondo è cambiato e anche il ruolo dei sindacati deve cambiare. Ci sono grandi opportunità per un sindacato moderno. Coglietele. C'è un enorme potenziale di ciò che i sindacati possono offrire. Datevi da fare. Gli iscritti al sindacato diventano sempre più vecchi e i giovani non si iscrivono più. Nel 2001 solo il 19 per cento dei lavoratori tra i 18 e i 29 era iscritto al sindacato, rispetto al 44 per cento di inizio anni Ottanta». Commenta con Insider un segretario regionale della Cisl: «Prodi avrebbe dovuto dire le stesse cose: o si cambia o si muore. Invece ha preferito un incomprensibile appiattimento».


Dagospia 09 Marzo 2006