UNA DIESSINA PIUTTOSTO SPECIALE - LA REGOLA DEL BOTTEGHINO PREVEDE DUE-LEGISLATURE-NON-DI-PIÙ, E LA SIGNORA FASSINO NE AVEVA GIÀ FATTE QUATTRO - TRAVAGLIO: "LA SERAFINI RIVALUTA IL LATO MIGLIORE DEL CAIMANO: LA MOGLIE INVISIBILE".

Marco Travaglio per "A - Anna"
 
Dopo settimane di ansie, apprensioni e notti insonni, le masse della sinistra possono finalmente rilassarsi con un sospiro di sollievo: le consorti di Piero Fassino, di Franco Bassanini e di Antonio Bassolino sono in Parlamento, per la gioia di grandi e piccini (mentre - salvo recuperi in extremis - non ce l'ha fatta la prima moglie di Paolo Berlusconi, Mariella Bocciardo). A tenere col fiato sospeso l'elettorato Ds era soprattutto la sorte di Anna Maria Serafini in Fassino.
La sua ricandidatura, dopo il giro saltato nel 2001, aveva fatto storcere il naso a più d'uno. "Siamo ai ricongiungimenti famigliari", ironizzava il professor Gianfranco Pasquino. Altri obiettavano su un certo qual presenzialismo della signora. In effetti era stata proprio lei a protestare con "l'Unità" per il poco spazio (a suo dire) riservato alla contestazione subita dal marito alla marcia della pace del 2004. E qualcuno aveva eccepito sulla sua presenza non troppo elegante nella task force sguinzagliata dal Botteghino per investigare sugli sprechi delle giunte rosse, fra le proteste del focoso segretario dei Ds calabresi Nicola Adamo. Per non parlare dell'esternazione sulle ambasce del povero Piero nella bufera Unipol, trasformata da caso etico-politico in questione privata: "In questi giorni Piero sposta i libri della nostra biblioteca, avanti e indietro. Fa così, quando è teso".
 
Poi s'era mossa in suo favore Livia Turco. E persino Pier Ferdinando Casini aveva messo il naso in casa Quercia per raccomandare di non "discriminarLa". Intanto il marito si tirava fuori pubblicamente dalla faccenda, con la stessa credibilità con cui Berlusconi usciva dal Consiglio dei ministri mentre gli altri approvavano leggi su misura per lui: "Dipende esclusivamente da lei, non accetterebbe di fare o non fare qualcosa perché glielo dico io". Ma certo, in famiglia non si parla di simili quisquilie.
Alla fine, nonostante il pesante handicap del cognome che porta, Anna è riuscita a spuntarla. I compilatori delle liste Ds nominati dal segretario-marito, che grazie alla nuova legge elettorale hanno nominato i parlamentari del partito ben prima che si aprissero i seggi, l'hanno ricandidata per la sesta volta. La regola interna al Botteghino prevede due-legislature-non-di-più, e lei ne aveva già fatte quattro, essendo stata eletta deputata nel 1987, nel '92, nel '94 e nel '96. Ma per lei s'è fatto uno strappo. Che non è l'unico, ma fa più notizia perché riguarda una diessina piuttosto speciale. Senese ma cosmopolita, Anna Serafini è stata candidata un po' dappertutto: Toscana, Lazio, Abruzzo, ora Veneto. Di lì, per farle posto, ha dovuto sloggiare Beppe Giulietti; veneziano ma rompiballe, dunque dirottato addirittura nel Piemonte2 per trombarlo meglio.
 
I fans di Anna han fatto di tutto per scrollarle di dosso l'etichetta di "moglie di", ricordando giustamente che faceva politica ben prima di incontrare Piero ed elencando i suoi meriti nella battaglie per i diritti delle donne e dell'infanzia. Altri, custodi della memoria rossa, rammentano che Giuseppe Di Vittorio, che era Giuseppe Di Vittorio, addirittura rispediva al mittente i regali ricevuti dalla sua signora. Altri tempi, d'accordo. Ma ora, se questi sono i risultati, qualcuno potrebbe financo pentirsi dell'epica battaglia per le quote rosa. O invocare l'incompatibilità fra mogli e mariti in Parlamento, come in certe aziende: o lui, o lei. O magari rivalutare il lato migliore del Caimano: la moglie invisibile.




Dagospia 08 Maggio 2006