CASINI MERAVIGLIAI CHIEDE POTERE SULLA RAI
DAL BRASILE, PIER IL "CIAMPISTA" SPARIGLIA I BERLUSCONES

Sabato 19 gennaio, fumando un lungo e lussuoso sigaro Cohiba Robusto al bar dell'Hotel Copacabana di Rio de Janeiro, il presidente della Camera, Pierferdinando Casini ha "sparigliato" tutti i giochi (segreti o meno) sulle nomine Rai. L'intervista-fotocopia rilasciata da Pier il Bello a "Corriere della Sera", "Messaggero" e "Repubblica" (con buona pace dell'esclusiva fin lì sempre reclamata dai tre direttori, Paolo Graldi, Ferruccio de Bortoli, Ezio Mauro) ha irritato non soltanto Gianfranco Fini, ma anche Silvio Berlusconi. Che per evitare conflitti di interesse, in quelle stesse ore incontrava il tycoon della comunicazione, Rupert Murdoch, nella sua villa "La Certosa" di porto Rotondo anziché nel più sobrio (e ufficiale) palazzo Chigi.

La sortita del Casini formato export non è piaciuta neppure al presidente del Senato, Marcello Pera. Avvertito in anticipo delle dichiarazioni "dirompenti" dal suo addetto stampa, la giornalista del Corriere (in aspettativa) Maria Antonietta Calabrò. Già, perché nell'intervista-fotocopia Pier il Bello sosteneva una tesi anche a nome del suo collega di palazzo Madama: decidere sulle nomine del consiglio d'amministrazione della Rai e sulla scelta delle Authority fa perdere autorevolezza istituzionale ai presidenti delle Camere.

Niente male per l'ex allievo di Arnaldo Forlani. E come dargli torto? Ci provava, balbettando, il ministro della Comunicazione, Maurizio Gasparri. Ancora rintronato nel cervello dopo essere stato messo ko in diretta dalla straordinaria conduttrice di "Quelli del calcio", Simona Ventura. Che per l'occasione si è beccata in una sola volta la solidarietà convinta di Silvio Berlusconi, Roberto Zaccaria, Fedele Confalonieri, Piersilvio Berlusconi, Francesco Rutelli, Walter Veltroni, Franca Ciampi, Adriano Galliani e dell'intera squadra-guastatori di "Striscia la notizia" di capitan Ricci. Insomma l'intero arco costituzionale, più Carlo Freccero che si vanta di aver scovato un Santoro con le tette.

Ma una volta esaurito l'aspetto politico-istituzionale, nel suo proclama carioca a mezzo stampa, Pierferdinando Casini ha annunciato che i nuovi cinque consiglieri d'amministrazione della Rai dovranno essere persone competenti e scelte fuori dalla logica della lottizzazione. Una vera e propria "bomba" distruttiva per i talebani di Saxa Rubra, sostenitori convinti che le future nomine dovevano essere interne alla Rai. Salta quindi l'opzione-zero casereccia che prevedeva il seguente organigramma: Giancarlo Leone presidente, l'ex portavoce del Msi Massimo Magliaro vice presidente "all'Orsello" (ex Psdi di Nicolazzi), Fabrizio Del Noce, Albino Longhi e Marcello Del Bosco consiglieri...

La verità è che la mossa del presidente della Camera (applaudita in segreto dal capo dello Stato e dalla stessa opposizione) è figlia dello spirito di autonomia politica con cui il Ccd degli ex dc, Pierferdinando Casini e Marco Follini, intendono muoversi all'interno della maggioranza sin dall'inizio di questa legislatura. Già nel novembre scorso, il Ccd annunciò una proposta di legge sulle nomine del CdA Rai che fece infuriare An e imbufalire Forza Italia. L'idea Follini-Casini era folle e casinista: la nomina del CdA era congegnata con il voto dei due-terzi del Parlamento. In pratica, voleva dire: impasse politico che avrebbe partorito un commissario unico a viale Mazzini e alimentato il progetto di privatizzazione Rai, per niente gradito dal Divino Cavaliere. Che intervenne di brutto e la proposta finì nel cestino. Adesso, con l'intervista brasileira, Casini ci riprova.

Ma le ciambelle cucinate dal fidanzato di Azzurra Caltagirone escono dal forno anche croccanti e con un bel buco al centro. Come dimostra la stessa vicenda "delicatissima" delle Fondazioni bancarie. Con un colpo da maestro, il presidente della commissione Attività produttive, Bruno Tabacci, è riuscito (con la benedizione di Francesco Cossiga, Cesare Romiti e Vincenzo Maranghi) a mettere spalle a muro sia l'incontenibile superministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che il governatore di Bankitalia, Antonio Fazio.

Né va dimenticato che la prima volta che a Montecitorio il governo è finito in minoranza è stato grazie ai "franchi tiratori" del Ccd. Insomma per le nomine Rai siamo punto a capo tra il disappunto degli sherpa di Forza Italia (Paolo Romani e Giancarlo Innocenzi) e della Lega (Antonio Marano) nonostante gli inviti alla prudenza rivoltogli dal duo di palazzo Chigi, Gianni Letta e Paolo Bonaiuti.

Quanto al Cavaliere, aveva visto giusto nell'augurarsi che il "caso" Rai non si presentasse alla scadenza naturale del 17 febbraio. Prima cioè di aver risolto il conflitto d'interessi. A lui sarebbe andato benissimo che l'attuale consiglio d'amministrazione presieduto da Roberto Zaccaria andasse avanti fino al prossimo autunno. Ma grazie al Maurizietto Gasparri Show la mina della Rai è stata accesa proprio sotto la poltrona del Presidente del Consiglio.


Copyright Dagospia.com 21 Gennaio 2002