BUM! L'AD SCHMIDT DI GOOGLE ENTRA NEL CDA DELLA APPLE - IL "SEARCH ADVERTISING", LA NUOVA FRONTIERA PUBBLICITĂ€ ON LINE - LA CRESCITA PERĂ’ DIPENDE ANCHE DALLA DIFFUSIONE DELLA BANDA LARGA NEI PAESI EUROPEI: ITALIA FANALINO DI CODA.
1 - L'AD SCHMIDT DI GOOGLE ENTRA NEL CDA DELLA APPLE
(Apcom) - Senz'altro, una notizia che potrebbe far tremare i vertici di Microsoft, e provare lo stretto sodalizio tra Apple e Google. Il colosso dell'iPod ha reso noto infatti che Eric Schmidt, amministratore delegato di Google, entrerà a far parte del suo consiglio di amministrazione, diventando ufficialmente l'ottavo membro del board. "Così come Apple, anche Google è molto concentrata sull'innovazione - ha commentato Steve Jobs, amministratore delegato di Apple - e riteniamo che la sua comprensione ed esperienza apporteranno molto valore nel guidare Apple nei prossimi anni".
La notizia della nomina di Schmidt nel cda di Apple ha dato immediatamente il via ad alcune voci di mercato, secondo cui la mossa potrebbe preludere a una serie di alleanze tra i due colossi hi-tech. Ma molti analisti sottolineano anche che la decisione di Schmidt di entrare nel consiglio di amministrazione di Apple arriva in un momento particolarmente delicato per il colosso di Steve Jobs. Colpita anch'essa dallo scandalo delle stock option, Apple è stata costretta infatti a comunicare il ritardo nella presentazione dei documenti relativi al bilancio del secondo trimestre alla Sec: un'omissione che, nei casi peggiori, può anche portare all'eliminazione del titolo dal listino in cui è quotato. "Il momento in cui la nomina arriva è certamente interessante in termini di corporate governance - ha commentato Shaw Wu, analista presso American Technology Research - Ma essere capaci di attrarre un dirigente del calibro di Eric Schmidt deve essere visto sicuramente come un fattore positivo". I titoli accolgono la notizia con favore, con Apple che guadagna l'1,17% e Google che cresce dello 0,53 per cento.
2 - LA PUBBLICITÀ CORRE SUL WEB: +30% NEL 2006
Giulia Crivelli per "Il Sole 24 Ore"
Un accordo che alcuni analisti hanno definito «visionario», ma di cui nessuno conosce i dettagli economici; una scommessa sulle potenzialità di internet fatta da eBay e Google, due aziende che da dieci anni crescono a colpi di idee rivoluzionarie. Dell'accordo hanno parlato tutti i giornali del pianeta (si veda «Il Sole24 Ore» di ieri) e in un giorno le azioni hanno guadagnato rispettivamente l'1,78 e l'1,79% alla Borsa di New York.
Perché tanta agitazione? Perché l'intesa riguarda il "search advertising", la nuova frontiera della pubblicità online, un mercato che solo negli Stati Uniti vale 13,2 miliardi di dollari. A partire dal 2007 Google gestirà tutta la pubblicità che appare sui portali eBay al di fuori degli Usa, dove il sito d'aste ha un accordo con Yahoo!.
Il search advertising è una sintesi perfetta delle possibilità di comunicazione e interattività offerte da internet: i motori di ricerca (oltre a Google, Yahoo! e Msn di Microsoft) vendono agli inserzionisti una parte degli spazi delle pagine in cui compaiono i risultati delle ricerche fatte dagli utenti. Inserendo, ad esempio, la parole chiave "apple" si ottiene come primo risultato il sito dell'azienda di Steve Jobs e, sulla destra dello schermo, gli "sponsored links", indirizzi di negozi che vendono i prodotti o i programmi Apple, o magari di supermercati specializzati in mele da mordere.
«Il search advertising - spiega Paolo Barberis, membro fondatore dello Iab (International advertising bureau) e presidente di Dada, una delle prime net company italiane - è legato alla natura di internet e fa qualcosa che giornali, televisione e radio non sono in grado di fare: mette in contatto direttamente l'inserzionista con il compratore ». Nel caso Googlee-Bay, il contatto potrà essere telefonico e utilizzerà la tecnologia "voip" messa a punto da Skype (società controllata da eBay), che permette di telefonare a costo zero sfruttando la rete. «In un colpo solo la pubblicità diventa più efficace e i suoi effetti più misurabili - dice Barberis -. Ma il search advertising non cancellerà gli strumenti messi a punto negli anni scorsi. Per un'efficace campagna è necessaria anche la pubblicità di prodotto e di brand più tradizionale ed emozionale, che su Internet viene fatta utilizzando banner e pop up».
MERCATO IN RIPRESA DAL 2003
Search advertising a parte, dopo due anni molto negativi (2001 e 2002) gli investimenti pubblicitari online avevano ricominciato a crescere già nel 2003, di pari passo alla diffusione di internet e della banda larga.
In Italia si è passati da 96,5 milioni di euro nel 2003 a 178 milioni stimati per il 2006, in crescita del 30% sul 2005. Quasi raddoppiata anche la cifra spesa negli Stati Uniti: da 7,2 miliardi di dollari nel 2003 a 13,2 stimati per il 2006. Le grandi risorse disponibili hanno stimolato l'evoluzione degli strumenti pubblicitari: al tempo del "tutto gratis" - quando si credeva che i siti web avrebbero potuto offrire libero e illimitato accesso a contenuti e servizi - esistevano solo i banner, finestre rettangolari più o meno colorate e animate inserite nelle pagine web, una sorta di equivalente virtuale dei manifesti e cartelloni pubblicitari che incontriamo per strada.
Ai banner seguirono i più invasivi pop up ("balzar fuori", in inglese): finestre che si aprono coprendo in parte o completamente la pagina web che si sta visitando. I pop up sono ancora molto diffusi, alcuni possono essere chiusi con un clic, altri non se ne vanno finché non hanno mostrato l'intero messaggio pubblicitario. Il sito del quotidiano «New York Times», che consente l'accesso gratuito a tutti gli articoli della giornata, combatte da anni con i suoi lettori-navigatori, che continuano a mandare e mail di protesta sull'invasività dei popup.
«Credo ci siano grandi spazi di miglioramento nella qualità di banner, pop up e simili -spiega Alison Fennah, executive director dell'Eiaa (European interactive advertising association) -. Le agenzie di pubblicità stanno facendo molti progressi in questa direzione e i creativi più giovani renderanno più gradevoli e divertenti le pubblicità online. La crescita però dipende anche dalla diffusione della banda larga nei Paesi europei: un collegamento veloce favorisce i fornitori di contenuti e servizi ma anche gli inserzionisti». Secondo i dati Iab, i Paesi europei che più credono nella pubblicità online sono Gran Bretagna, Francia e Germania, dove la rete assorbe, rispettivamente, il 35,9, il 27,3 e il 22% degli investimenti pubblicitari complessivi. L'Italia è quinta dopo la Spagna (3,7%) con il 3,4%: una percentuale bassa che consente ottimi margini di crescita.
Dagospia 30 Agosto 2006
(Apcom) - Senz'altro, una notizia che potrebbe far tremare i vertici di Microsoft, e provare lo stretto sodalizio tra Apple e Google. Il colosso dell'iPod ha reso noto infatti che Eric Schmidt, amministratore delegato di Google, entrerà a far parte del suo consiglio di amministrazione, diventando ufficialmente l'ottavo membro del board. "Così come Apple, anche Google è molto concentrata sull'innovazione - ha commentato Steve Jobs, amministratore delegato di Apple - e riteniamo che la sua comprensione ed esperienza apporteranno molto valore nel guidare Apple nei prossimi anni".
La notizia della nomina di Schmidt nel cda di Apple ha dato immediatamente il via ad alcune voci di mercato, secondo cui la mossa potrebbe preludere a una serie di alleanze tra i due colossi hi-tech. Ma molti analisti sottolineano anche che la decisione di Schmidt di entrare nel consiglio di amministrazione di Apple arriva in un momento particolarmente delicato per il colosso di Steve Jobs. Colpita anch'essa dallo scandalo delle stock option, Apple è stata costretta infatti a comunicare il ritardo nella presentazione dei documenti relativi al bilancio del secondo trimestre alla Sec: un'omissione che, nei casi peggiori, può anche portare all'eliminazione del titolo dal listino in cui è quotato. "Il momento in cui la nomina arriva è certamente interessante in termini di corporate governance - ha commentato Shaw Wu, analista presso American Technology Research - Ma essere capaci di attrarre un dirigente del calibro di Eric Schmidt deve essere visto sicuramente come un fattore positivo". I titoli accolgono la notizia con favore, con Apple che guadagna l'1,17% e Google che cresce dello 0,53 per cento.
2 - LA PUBBLICITÀ CORRE SUL WEB: +30% NEL 2006
Giulia Crivelli per "Il Sole 24 Ore"
Un accordo che alcuni analisti hanno definito «visionario», ma di cui nessuno conosce i dettagli economici; una scommessa sulle potenzialità di internet fatta da eBay e Google, due aziende che da dieci anni crescono a colpi di idee rivoluzionarie. Dell'accordo hanno parlato tutti i giornali del pianeta (si veda «Il Sole24 Ore» di ieri) e in un giorno le azioni hanno guadagnato rispettivamente l'1,78 e l'1,79% alla Borsa di New York.
Perché tanta agitazione? Perché l'intesa riguarda il "search advertising", la nuova frontiera della pubblicità online, un mercato che solo negli Stati Uniti vale 13,2 miliardi di dollari. A partire dal 2007 Google gestirà tutta la pubblicità che appare sui portali eBay al di fuori degli Usa, dove il sito d'aste ha un accordo con Yahoo!.
Il search advertising è una sintesi perfetta delle possibilità di comunicazione e interattività offerte da internet: i motori di ricerca (oltre a Google, Yahoo! e Msn di Microsoft) vendono agli inserzionisti una parte degli spazi delle pagine in cui compaiono i risultati delle ricerche fatte dagli utenti. Inserendo, ad esempio, la parole chiave "apple" si ottiene come primo risultato il sito dell'azienda di Steve Jobs e, sulla destra dello schermo, gli "sponsored links", indirizzi di negozi che vendono i prodotti o i programmi Apple, o magari di supermercati specializzati in mele da mordere.
«Il search advertising - spiega Paolo Barberis, membro fondatore dello Iab (International advertising bureau) e presidente di Dada, una delle prime net company italiane - è legato alla natura di internet e fa qualcosa che giornali, televisione e radio non sono in grado di fare: mette in contatto direttamente l'inserzionista con il compratore ». Nel caso Googlee-Bay, il contatto potrà essere telefonico e utilizzerà la tecnologia "voip" messa a punto da Skype (società controllata da eBay), che permette di telefonare a costo zero sfruttando la rete. «In un colpo solo la pubblicità diventa più efficace e i suoi effetti più misurabili - dice Barberis -. Ma il search advertising non cancellerà gli strumenti messi a punto negli anni scorsi. Per un'efficace campagna è necessaria anche la pubblicità di prodotto e di brand più tradizionale ed emozionale, che su Internet viene fatta utilizzando banner e pop up».
MERCATO IN RIPRESA DAL 2003
Search advertising a parte, dopo due anni molto negativi (2001 e 2002) gli investimenti pubblicitari online avevano ricominciato a crescere già nel 2003, di pari passo alla diffusione di internet e della banda larga.
In Italia si è passati da 96,5 milioni di euro nel 2003 a 178 milioni stimati per il 2006, in crescita del 30% sul 2005. Quasi raddoppiata anche la cifra spesa negli Stati Uniti: da 7,2 miliardi di dollari nel 2003 a 13,2 stimati per il 2006. Le grandi risorse disponibili hanno stimolato l'evoluzione degli strumenti pubblicitari: al tempo del "tutto gratis" - quando si credeva che i siti web avrebbero potuto offrire libero e illimitato accesso a contenuti e servizi - esistevano solo i banner, finestre rettangolari più o meno colorate e animate inserite nelle pagine web, una sorta di equivalente virtuale dei manifesti e cartelloni pubblicitari che incontriamo per strada.
Ai banner seguirono i più invasivi pop up ("balzar fuori", in inglese): finestre che si aprono coprendo in parte o completamente la pagina web che si sta visitando. I pop up sono ancora molto diffusi, alcuni possono essere chiusi con un clic, altri non se ne vanno finché non hanno mostrato l'intero messaggio pubblicitario. Il sito del quotidiano «New York Times», che consente l'accesso gratuito a tutti gli articoli della giornata, combatte da anni con i suoi lettori-navigatori, che continuano a mandare e mail di protesta sull'invasività dei popup.
«Credo ci siano grandi spazi di miglioramento nella qualità di banner, pop up e simili -spiega Alison Fennah, executive director dell'Eiaa (European interactive advertising association) -. Le agenzie di pubblicità stanno facendo molti progressi in questa direzione e i creativi più giovani renderanno più gradevoli e divertenti le pubblicità online. La crescita però dipende anche dalla diffusione della banda larga nei Paesi europei: un collegamento veloce favorisce i fornitori di contenuti e servizi ma anche gli inserzionisti». Secondo i dati Iab, i Paesi europei che più credono nella pubblicità online sono Gran Bretagna, Francia e Germania, dove la rete assorbe, rispettivamente, il 35,9, il 27,3 e il 22% degli investimenti pubblicitari complessivi. L'Italia è quinta dopo la Spagna (3,7%) con il 3,4%: una percentuale bassa che consente ottimi margini di crescita.
Dagospia 30 Agosto 2006