LEONE INGABBIA VESPA: UNA SERATA IN MENO A "PORTA A PORTA"
AL SUO POSTO EVENTI E STAR CULTURALI, MAGARI BENIGNI, FORSE BARICCO
E ORA CHI LO SENTIRA' IL 'PIG-NEO' DELLA SECONDA SERATA? LASCERA' LA RAI?
AL SUO POSTO EVENTI E STAR CULTURALI, MAGARI BENIGNI, FORSE BARICCO
E ORA CHI LO SENTIRA' IL 'PIG-NEO' DELLA SECONDA SERATA? LASCERA' LA RAI?
Laura Delli Colli per Panorama, in edicola domani
Reportage di Umberto Pizzi alla presentazione del libro di Vespa, "L'Italia Spezzata" presso la sede di Capitalia, a Roma.
"Se negli ultimi anni il canone fosse stato adeguatamente rinforzato, la qualità televisiva ne avrebbe risentito meno»: il messaggio di Giancarlo Leone, da sempre leader del partito Rai, e dal luglio scorso vicedirettore generale dell'azienda, è chiaro: se chiedete alla Rai più qualità, datele più canone per fare meglio programmi di servizio pubblico. E la scommessa è già al centro delle grandi manovre di fine d'anno: un seminario interno che blinderà fino alle feste di Natale programmisti, direttori e alchimisti degli ascolti; l'ordine di servizio che dalla sera di lunedì 11 dicembre manderà in onda senza più ritardi i programmi di prima serata. E, infine, il progetto cultura che con l'inizio dell'anno porterà grandi autori e grandi temi, perfino il Paradiso dantesco di Roberto Benigni, in seconda serata su Raiuno. In nome della «mission» squisitamente culturale propria di una tv di servizio pubblico. Proprio quella che Leone rilancia in quest'intervista a Panorama.
Pur di portare a casa l'aumento del canone, la Rai è pronta a rischiare sugli ascolti?
La posta in gioco è alta: solo un migliore bilanciamento delle risorse può garantire alla Rai di svolgere meglio i suoi compiti di servizio pubblico. E la qualità, più della concorrenza all'ultimo telespettatore o della satira che ancora scandalizza, è ormai il vero nodo del futuro della Rai.
Come spiega la guerra agli sforamenti orari? Un'iniziativa nel nome del pubblico, certo. Che però offre anche ai pubblicitari break più puntuali. E dunque rivalutati.
Non tollerare più ritardi e sforamenti della prima serata, come accadrà da lunedì 11 dicembre, sarà soprattutto un segno di rispetto per i telespettatori. A loro restituirà innanzitutto la certezza degli orari: via alla prima serata non oltre le 21.05 e alla seconda non oltre le 23.05.
Nessuna deroga? Dopo le serate interminabili dell'«Isola dei famosi» o dei sabato sera con «Ballando con le stelle» sembra impossibile...
Il limite di tolleranza massima sarà di 10 minuti. Due ore fanno 120 minuti che non sono pochi per un programma di prima serata: sarà semmai un problema degli autori e dei programmisti lavorare, anche nei varietà, perché i tempi siano rispettati. Quanto ai reality, ormai non se ne annunciano più molti. E, comunque, neanche i loro sforamenti possono condizionare la tabella di marcia della serata. Il problema non è un'eccezione, che magari in qualche caso particolare sarà pure prevedibile. Ma il sistematico slittamento degli orari serali che ha condizionato tutta la programmazione degli ultimi mesi, davvero non è più accettabile. Sembra banale ma proprio la puntualità sarà la nostra piccola rivoluzione.
C'è un'altra rivoluzione già nell'aria: a fare un po' di conti, sarà Bruno Vespa a cedere tra qualche mese a Roberto Benigni e agli altri una delle sue serate su Raiuno...
Le indicazioni del consiglio di amministrazione sono chiare: una delle quattro serate di Raiuno del prossimo anno attualmente affidate all'informazione dev'essere dirottata sui grandi temi e protagonisti della cultura. Roberto Benigni con le sue letture dantesche è solo un'idea. Come quella di consegnare una seconda serata a un grande filosofo, uno scienziato, uno scrittore. Per citare un altro esempio, perché non ad Alessandro Baricco e a una delle sue letture dell'Iliade?
«Pacco» ricco. E soprattutto colto. C'è dentro anche un po' di cinema?
Se i grandi film spettacolari restano su Raiuno, Raidue avrà, sempre con l'inizio dell' anno nuovo, una seconda serata dedicata a un buon film italiano ed europeo.
Quello che già teme il direttore di Raidue, Antonio Marano? Si dice che alla sola idea di un'offerta troppo impegnata, nel nome degli ascolti abbia già invocato pubblicamente i Vanzina...
Ci sono molte idee sul tavolo, ma il vero confronto editoriale sui contenuti comincia a porte chiuse, proprio in questi giorni. Al seminario interno su questi temi, e sulla linea editoriale in discussione sono stati invitati tutti gli uomini del prodotto. Sarà un confronto aperto, senza mediazioni.
Che effetto fa a un dirigente di punta della Rai, cattolico, una Chiesa che critica violentemente non solo l'imitazione del Papa ma perfino il numero radiofonico di Fiorello con la voce del suo assistente, padre Georg?
Quella di Fiorello è una satira delicatissima e decisamente garbata che non mi sembra possa offendere i sentimenti né tantomeno l'identità di nessuno. Fiorello, nel suo stile irresistibilmente d'autore, non ha mai perso una cifra di eleganza e le sue imitazioni non sono mai cadute di stile. Non lo dico solo perché sono personalmente contro ogni censura ma perché trovo impossibile il ritorno di antichi fantasmi. Con la stessa sincerità ammetto che, se qualcuno non è d'accordo, è altrettanto libero di sorprendersi, di protestare e di criticare. Anche la Rai.
Anche di esprimere quell'indignazione che è filtrata sia dalle pagine dell'«Osservatore romano» che, poi, dal quotidiano dei vescovi, «Avvenire»?
Insisto: tutti sono liberi di esprimere il proprio punto di vista. E, anzi, ciò che fa la differenza rispetto al passato è proprio la scelta di uno stile pubblico, molto lontano dalle pressioni che la Rai riceveva un tempo...
Dagospia 30 Novembre 2006
Reportage di Umberto Pizzi alla presentazione del libro di Vespa, "L'Italia Spezzata" presso la sede di Capitalia, a Roma.
"Se negli ultimi anni il canone fosse stato adeguatamente rinforzato, la qualità televisiva ne avrebbe risentito meno»: il messaggio di Giancarlo Leone, da sempre leader del partito Rai, e dal luglio scorso vicedirettore generale dell'azienda, è chiaro: se chiedete alla Rai più qualità, datele più canone per fare meglio programmi di servizio pubblico. E la scommessa è già al centro delle grandi manovre di fine d'anno: un seminario interno che blinderà fino alle feste di Natale programmisti, direttori e alchimisti degli ascolti; l'ordine di servizio che dalla sera di lunedì 11 dicembre manderà in onda senza più ritardi i programmi di prima serata. E, infine, il progetto cultura che con l'inizio dell'anno porterà grandi autori e grandi temi, perfino il Paradiso dantesco di Roberto Benigni, in seconda serata su Raiuno. In nome della «mission» squisitamente culturale propria di una tv di servizio pubblico. Proprio quella che Leone rilancia in quest'intervista a Panorama.
Pur di portare a casa l'aumento del canone, la Rai è pronta a rischiare sugli ascolti?
La posta in gioco è alta: solo un migliore bilanciamento delle risorse può garantire alla Rai di svolgere meglio i suoi compiti di servizio pubblico. E la qualità, più della concorrenza all'ultimo telespettatore o della satira che ancora scandalizza, è ormai il vero nodo del futuro della Rai.
Come spiega la guerra agli sforamenti orari? Un'iniziativa nel nome del pubblico, certo. Che però offre anche ai pubblicitari break più puntuali. E dunque rivalutati.
Non tollerare più ritardi e sforamenti della prima serata, come accadrà da lunedì 11 dicembre, sarà soprattutto un segno di rispetto per i telespettatori. A loro restituirà innanzitutto la certezza degli orari: via alla prima serata non oltre le 21.05 e alla seconda non oltre le 23.05.
Nessuna deroga? Dopo le serate interminabili dell'«Isola dei famosi» o dei sabato sera con «Ballando con le stelle» sembra impossibile...
Il limite di tolleranza massima sarà di 10 minuti. Due ore fanno 120 minuti che non sono pochi per un programma di prima serata: sarà semmai un problema degli autori e dei programmisti lavorare, anche nei varietà, perché i tempi siano rispettati. Quanto ai reality, ormai non se ne annunciano più molti. E, comunque, neanche i loro sforamenti possono condizionare la tabella di marcia della serata. Il problema non è un'eccezione, che magari in qualche caso particolare sarà pure prevedibile. Ma il sistematico slittamento degli orari serali che ha condizionato tutta la programmazione degli ultimi mesi, davvero non è più accettabile. Sembra banale ma proprio la puntualità sarà la nostra piccola rivoluzione.
C'è un'altra rivoluzione già nell'aria: a fare un po' di conti, sarà Bruno Vespa a cedere tra qualche mese a Roberto Benigni e agli altri una delle sue serate su Raiuno...
Le indicazioni del consiglio di amministrazione sono chiare: una delle quattro serate di Raiuno del prossimo anno attualmente affidate all'informazione dev'essere dirottata sui grandi temi e protagonisti della cultura. Roberto Benigni con le sue letture dantesche è solo un'idea. Come quella di consegnare una seconda serata a un grande filosofo, uno scienziato, uno scrittore. Per citare un altro esempio, perché non ad Alessandro Baricco e a una delle sue letture dell'Iliade?
«Pacco» ricco. E soprattutto colto. C'è dentro anche un po' di cinema?
Se i grandi film spettacolari restano su Raiuno, Raidue avrà, sempre con l'inizio dell' anno nuovo, una seconda serata dedicata a un buon film italiano ed europeo.
Quello che già teme il direttore di Raidue, Antonio Marano? Si dice che alla sola idea di un'offerta troppo impegnata, nel nome degli ascolti abbia già invocato pubblicamente i Vanzina...
Ci sono molte idee sul tavolo, ma il vero confronto editoriale sui contenuti comincia a porte chiuse, proprio in questi giorni. Al seminario interno su questi temi, e sulla linea editoriale in discussione sono stati invitati tutti gli uomini del prodotto. Sarà un confronto aperto, senza mediazioni.
Che effetto fa a un dirigente di punta della Rai, cattolico, una Chiesa che critica violentemente non solo l'imitazione del Papa ma perfino il numero radiofonico di Fiorello con la voce del suo assistente, padre Georg?
Quella di Fiorello è una satira delicatissima e decisamente garbata che non mi sembra possa offendere i sentimenti né tantomeno l'identità di nessuno. Fiorello, nel suo stile irresistibilmente d'autore, non ha mai perso una cifra di eleganza e le sue imitazioni non sono mai cadute di stile. Non lo dico solo perché sono personalmente contro ogni censura ma perché trovo impossibile il ritorno di antichi fantasmi. Con la stessa sincerità ammetto che, se qualcuno non è d'accordo, è altrettanto libero di sorprendersi, di protestare e di criticare. Anche la Rai.
Anche di esprimere quell'indignazione che è filtrata sia dalle pagine dell'«Osservatore romano» che, poi, dal quotidiano dei vescovi, «Avvenire»?
Insisto: tutti sono liberi di esprimere il proprio punto di vista. E, anzi, ciò che fa la differenza rispetto al passato è proprio la scelta di uno stile pubblico, molto lontano dalle pressioni che la Rai riceveva un tempo...
Dagospia 30 Novembre 2006