BARBRA CACCIATA DALL'ALLEANZA EURO-ARABICA - EBREA AMERICANA E FELICE DI ESSERLO, PER QUESTO I MAESTRINI ITALIANI HANNO COSTRETTO AL FORFAIT LA CANTANTE - ZARD AL CODACONS: PARLATE DI PANE E BENZINA E LASCIATE STARE LO SHOW BIZ.
Ruggero Guarini per "Il Giornale"
Sarà anche vero che il concerto romano di Barbra Streisand non è stato annullato per il prezzo dei biglietti bensì a causa - come ha dichiarato il suo promoter - di certi ritardi della produzione. Resta però che il Codacons, impancandosi a tutore della morale pubblica, proprio per via di quei prezzi gli ha rovesciato addosso l'accusa d'«immoralità». Questa accusa lascia trapelare una concezione illiberale, dirigista e populista dei rapporti fra lo Stato e il mercato dell'arte, dello spettacolo e dell'intrattenimento.
È evidente che un ingrediente essenziale di questa concezione è quell'ossessione antiamericana che oggi imperversa un po' dappertutto ma che infuria nelle vaste armate di burocrati addetti al controllo del drenaggio delle acque culturali. Non è infine irragionevole il sospetto che questo penoso incidente sia in parte anche un effetto del famoso «dialogo euro-arabico». Il quale, comportando un'intensa cooperazione fra istituzioni europee e islamiche a ogni possibile livello, comporta, implicitamente, anche il comune proposito di impegnarsi non soltanto nella promozione di iniziative gradite a entrambi i partner del dialogo, ma anche nel boicottaggio di quelle sgradite.
Quanto ai motivi per cui i maestrini del dialogo euroarabico hanno potuto trovare sgradito il concerto della Streisand essi sono almeno tre. Primo: la Streisand non soltanto è americana ma - come ha dimostrato fin dal giorno in cui il suo talento esplose con quella canzone americanissima che è "People" - è anche felicissima di esserlo. Secondo: per giunta non solo è ebrea ma -come ha dimostrato fra l'altro traendo da un meraviglioso racconto di Singer quel film deliziosamente ebraico che è "Yentl" - è anche orgogliosissima di esserlo. Terzo: infine si permette non soltanto di ammirare lo Stato di Israele ma persino di onorarne i creatori, come provò a suo tempo meritando l'amicizia di Golda Meir.
Circa poi la faccenda dell'«immoralità» dei prezzi dei suoi concerti, ha ragione David Zard: il Codacons parli di pane, benzina e trasporti pubblici, e lasci perdere lo show business, di cui non capisce un tubo. «La Streisand - ha detto Zard - posso metterla in vendita anche a diecimila dollari. Poi se la gente ci viene sono contento, altrimenti ci rimetto, ma sono affari miei». Avrebbe solo dovuto aggiungere che immorale, nella sfera dello spettacolo, è tutto ciò che tende a correggere il mercato con quelle procedure assistenziali, di rigoroso stampo fascio-comunista, che col denaro dei contribuenti finanziano roba per la quale nessuno è disposto a scucire una lira di tasca sua, come quasi tutta la costosa spazzatura filmica, teatrale e musicale che si fa da noi con la tutela dei pubblici poteri.
Dagospia 30 Maggio 2007
Sarà anche vero che il concerto romano di Barbra Streisand non è stato annullato per il prezzo dei biglietti bensì a causa - come ha dichiarato il suo promoter - di certi ritardi della produzione. Resta però che il Codacons, impancandosi a tutore della morale pubblica, proprio per via di quei prezzi gli ha rovesciato addosso l'accusa d'«immoralità». Questa accusa lascia trapelare una concezione illiberale, dirigista e populista dei rapporti fra lo Stato e il mercato dell'arte, dello spettacolo e dell'intrattenimento.
È evidente che un ingrediente essenziale di questa concezione è quell'ossessione antiamericana che oggi imperversa un po' dappertutto ma che infuria nelle vaste armate di burocrati addetti al controllo del drenaggio delle acque culturali. Non è infine irragionevole il sospetto che questo penoso incidente sia in parte anche un effetto del famoso «dialogo euro-arabico». Il quale, comportando un'intensa cooperazione fra istituzioni europee e islamiche a ogni possibile livello, comporta, implicitamente, anche il comune proposito di impegnarsi non soltanto nella promozione di iniziative gradite a entrambi i partner del dialogo, ma anche nel boicottaggio di quelle sgradite.
Quanto ai motivi per cui i maestrini del dialogo euroarabico hanno potuto trovare sgradito il concerto della Streisand essi sono almeno tre. Primo: la Streisand non soltanto è americana ma - come ha dimostrato fin dal giorno in cui il suo talento esplose con quella canzone americanissima che è "People" - è anche felicissima di esserlo. Secondo: per giunta non solo è ebrea ma -come ha dimostrato fra l'altro traendo da un meraviglioso racconto di Singer quel film deliziosamente ebraico che è "Yentl" - è anche orgogliosissima di esserlo. Terzo: infine si permette non soltanto di ammirare lo Stato di Israele ma persino di onorarne i creatori, come provò a suo tempo meritando l'amicizia di Golda Meir.
Circa poi la faccenda dell'«immoralità» dei prezzi dei suoi concerti, ha ragione David Zard: il Codacons parli di pane, benzina e trasporti pubblici, e lasci perdere lo show business, di cui non capisce un tubo. «La Streisand - ha detto Zard - posso metterla in vendita anche a diecimila dollari. Poi se la gente ci viene sono contento, altrimenti ci rimetto, ma sono affari miei». Avrebbe solo dovuto aggiungere che immorale, nella sfera dello spettacolo, è tutto ciò che tende a correggere il mercato con quelle procedure assistenziali, di rigoroso stampo fascio-comunista, che col denaro dei contribuenti finanziano roba per la quale nessuno è disposto a scucire una lira di tasca sua, come quasi tutta la costosa spazzatura filmica, teatrale e musicale che si fa da noi con la tutela dei pubblici poteri.
Dagospia 30 Maggio 2007