PORDENONE, TEATRO GREMITO DA IMPRENDITORI, SBUCA ANTONIO ALBANESE
E FA LA SUA PARODIA TV DEL POLITICO MERIDIONALE BECERO E CLIENTELARE
DOMANI TOCCHERÀ A CROZZA? - CON LUCA AFFARI & SHOW ENTITÀ INSCINDIBILI

Alberto Statera per "Repubblica - Affari & Finanza"


Sarà Crozza, presentato magari dal direttore generale Maurizio Beretta, ad aprire la prossima assemblea generale della Confindustria nella quale Emma Marcegaglia subentrerà a Luca Cordero di Montezemolo? L'interrogativo non è futile, come potrebbe sembrare, dal momento che la settimana scorsa abbiamo assistito a un nuovo, inedito format delle assemblee confindustriali.

Pordenone, Teatro Verdi gremito da imprenditori di una delle aree più manifatturiere del paese che teme la fine delle vacche grasse degli ultimi due anni per una contrazione dell'export dovuta alla recessione internazionale. In sala il presidente quasi past Montezemolo al fianco della presidente quasi in pectore Marcegaglia.

Salta sul palco il direttore dell'Unione Industriali Massimo Mazzariol, bardato come Pippo Baudo con microfono incorporato, che riceve una telefonata «in diretta» e annuncia alla platea, con la perizia di un presentatore consumato, l'arrivo di un visitatore straordinario.

Si appalesa sul palco non Berlusconi, ma Cetto Laqualunque, non altri che il comico Antonio Albanese con parrucca, che fa la sua parodia televisiva del politico meridionale becero, clientelare e imbroglione: «Primo pensiero ai bisognosi. Bisognosi? Una beata minchia `sta cosa dei bisognosi! Anch'io lo sono, di voti. Tu mi voti e io ti trovo un lavoro e ti sistemo. Ho trovato un posto di primario in cardiochirurgia a mia figghia. Non è laureata, ma ha due mani da fata. Ha tentato di laurearsi, ma per comprare un esame ci vogliono 2.500 euro: queste non sono cifre da paese civile, bisogna far scendere il costo di un esame al massimo a 600 euro».



Qualche sconcerto in sala, che si fa più percepibile quando AlbaneseCetto Laqualunque comincia una lunga divagazione su «'u pilu» non tanto per l'oggetto intimo femminile cui si riferisce, quanto per il fatto che la platea friulana tarda a capire il dialettale senso traslato.

Antonio Albanese è un bravissimo attore, ha frequentato l'Accademia d'arte drammatica Paolo Grassi, ha scritto qualche libro e ha diretto due film sceneggiati da Vincenzo Cerami; Cinzia Palazzetti, presidente uscente di Unindustria Pordenone, è un'ottima manager dell'azienda di famiglia, oltre che una signora di raffinato fascino; il suo successore Maurizio Cini è un imprenditore assai preparato, di quegli uomini timidi e seri, ormai rari, che sudano quando sono costretti a salire su un palco.

Ma perché hanno pensato o accettato di trasformare un'assemblea confindustriale in un cabaret televisivo? Forse Vicenza docet: quella volta, ricorderete, fu Berlusconi in persona, non Albanese, a interpretare il politico che, pur sciatalgico, irrompe in cristalleria. Tanto che Montezemolo a Pordenone, conquistando con un salto acrobatico il palco dopo ore di attesa prolungate dalla performance di Albanese, proclamò: «Ho il colpo della strega!»

Per carità, niente moralismi, non sono più i tempi di Angelo Costa e Guido Carli. Nessuno rimpiange troppo le assemblee tutte forma, togate, fitte di citazioni e qualche volta di allusioni. La leggerezza fattiva dell'avvocato Agnelli è un ricordo antico. Il modo di comunicare è radicalmente cambiato, ma escludiamo che Beretta Baudovestito introdurrà l'assemblea di maggio cedendo il microfono a Crozza.

Converrà però interrogarsi forse sull'osmosi ormai patologica tra politica e spettacolo, economia e televisione, finanza e cabaret, informazione e messa in scena, industria e fiction, quando la fiction tende a sovrastare di gran lunga le neglette esigenze del reale. In una melassa che quasi stordisce.


Dagospia 04 Febbraio 2008