- GRILLINI E LEGHISTI CONTRO BARBANO, GAIA TORTORA INSULTATA PER AVERLO INVITATO A LA 7
FRANCESCO CALTAGIRONE ALESSANDRO BARBANO
La notizia che Barbano è stato cacciato da Il Mattino perché ha rifiutato di adottare una linea editoriale più morbida nei confronti di Lega e 5 stelle ha fatto rapidamente il giro del web e ha scatenato da un lato manifestazioni di solidarietà, cui si è unito anche Globalist, ma ovviamente anche le sguaiate esultanze e gli insulti dei leghisti e dei grillini, che hanno trascorso la mattina a silurare sui social chiunque esprimesse vicinanza all'ormai ex direttore del Mattino.
Ne ha fatto le spese Gaia Tortora, che ha annunciato su twitter che domattina, a Omnibus su La 7, Barbano sarà ospite e ha ricevuto una valanga di insulti cui però la Tortora ha deciso di rispondere: "@alebarbano sarà ospite ad @OmnibusLa7 Ne sono felice. E sappiate che dei vostri deliri non me ne importa nulla.
- MENTANA SU BARBANO
Enrico Mentana su Facebook, ieri sera
gaia tortora selfie
Domattina potrete ascoltare dal diretto interessato, ospite di Gaia Tortora a Omnibus, il motivo della rimozione di Alessandro Barbano dalla direzione del Mattino. Troppo critico nei confronti delle forze del nuovo governo. Se fosse stato licenziato per il motivo contrario i social ribollirebbero di rabbia per l'odiosa decisione. L'editto campano, avrebbe detto qualcuno. Invece la nuova attenzione al potere emergente viene registrata con compiacimento. E così sarà per tutti gli "adeguamenti" ai nuovi principi, per la gioia dei tanti sanculotti del web diventati caporali
- CONTRO I CINQUE STELLE E CONTRO LE PROCURE. LO STRANO CASO DELLA CACCIATA DEL DIRETTORE DE "IL MATTINO" BARBANO
Guido Ruotolo per http://notizie.tiscali.it/
Gaia Tortora Enrico Mentana
Una autorevole firma del Corriere della Sera, Goffredo Buccini, a ora di pranzo ha lanciato un tweet indignato: «Ma di questa storiaccia del licenziamento in tronco di Alessandro #Barbano non parla nessuno? #solidarietà».
In realtà dell’avvicendamento alla direzione de Il Mattino, quotidiano storico di Napoli e dunque del Mezzogiorno, ne aveva parlato la pagina napoletana di La Repubblica, spiegando che il direttore de Il Mattino, Alessandro Barbano, si era opposto «a un ulteriore ridimensionamento del personale e a tagli del giornale, che entro l’anno si trasferirà dalla sede storica di via Chiatamone al Centro Direzionale».
«Il motivo vero (del licenziamento di Barbano, ndr) - secondo La Repubblica - è la richiesta dell’editore di un atteggiamento politicamente più morbido nei confronti di Lega e del Movimento Cinque Stelle». Apriti cielo. Sul web si sono moltiplicate le prese di posizione a favore di Barbano, che sta diventando la vittima di un nuovo editto bulgaro, in questo caso del “palazzinaro“ Caltagirone: Barbano è stato «epurato»; «i giustizialisti non perdono mai tempo».
alessandro barbano
E dunque diventa una notizia politica l’avvicendamento alla direzione di un giornale perché sarebbe stato punitivo, anzi censorio nei confronti della libera informazione che deve sparare ad alzo zero contro il nuovo governo leghista e Cinque Stelle. Con la conseguenza che la denuncia dell’epurazione al Mattino rischia di delegittimare oggettivamente il nuovo direttore, Federico Monga, che dal 2010 è stato il vice di Barbano.
Parlare di informazione e politica è come saltellare in un campo minato. Come fai così sbagli e rischi di ritrovarti triturato.
Oggi c’è la convergenza dei più importanti gruppi editoriali (ma anche di interessi forti) contro il nuovo governo populista di Giuseppe Conte, così come gli stessi avevano sostenuto Matteo Renzi anche quando non era più presidente del Consiglio.
Naturalmente posizioni legittime. E non avrebbe senso ricordare che i giornalisti e l’AssoStampa hanno contrattato e poi accettato i piani di ridimensionamento del Mattino. Riduzione di organici che hanno coinvolto in questi anni gran parte dei quotidiani per la crisi dell’editoria, per il crollo delle vendite dei quotidiani e della pubblicità.
sede il mattino via chiatamone
Il Mattino di Napoli da quando è proprietà del gruppo del costruttore Francesco Caltagirone ha perso la sua vocazione di quotidiano della capitale del Mezzogiorno, diventando uno dei giornali del gruppo, con Il Messaggero di Roma capofila, Il Gazzettino Veneto e il Quotidiano di Lecce.
E oggi l’editore Caltagirone ristruttura, razionalizza, riduce gli organici. Una voce anonima da dentro Il Mattino racconta l’ex direttore Barbano visto da vicino: «È un ideologico, un conservatore laico al quale persino il Papa non andava bene perché troppo riformatore. Lui è un classico editorialista di un giornale di nicchia».
Barbano ha posizionato il quotidiano della capitale del Mezzogiorno su una posizione (pregiudiziale) contro la Procura della Repubblica di Napoli, e dunque sul fronte antigiustizialista. Attento ai collaboratori in passato non ha mai collocato il giornale all’opposizione del governo. Oggi si sarebbe espresso all’opposizione dell’editore. Può non piacere ma l’editore è del tutto legittimato a sostituirlo.
sede il mattino via chiatamone
- NAPOLI, LA SEDE DE IL MATTINO DIVENTERÀ UN OUTLET
Vincenzo Iurillo per www.ilfattoquotidiano.it
Una delle ragioni del licenziamento in tronco di Alessandro Barbano dalla direzione de Il Mattino di Napoli, edito come Il Messaggero dal costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone, è in un documento che Il Fatto è in grado di rivelare. Si tratta della disposizione dirigenziale 297 del 9 marzo 2018 del Comune di Napoli. Un “permesso di costruire per un intervento di ristrutturazione edilizia” che renderà il palazzo di quattro piani di via Chiatamone 65, un immobile elegante nel salotto buono di Chiaia, il punto di riferimento di un piccolo centro commerciale con parcheggio interrato.
sede il mattino via chiatamone
Un’operazione immobiliare lecita e autorizzata. Ma che finirà per minare l’identità di un giornale che è ospitato lì da 55 anni, dal 1962, e che faticosamente provava a mantenere una leadership nel dibattito nazionale sulle questioni del Mezzogiorno.
Per effetto di questa licenza, Il Mattino è destinato a essere “deportato” al Centro Direzionale, dove si trova anche il Palazzo di Giustizia, ma che di sera si svuota. E così finirà un pezzo di storia di Napoli, nel silenzio generale della città. Barbano si era opposto, a questo come agli altri tagli e impoverimenti annunciati dall’editore, determinato a trasformare Il Mattino in una filiale del Messaggero. Dall’altro ieri non rappresenta più un ostacolo.
Nel permesso di costruire, rilasciato dopo il versamento di quasi 114 mila euro di oneri concessori, che impone di iniziare i lavori entro un anno, si legge che “la ristrutturazione edilizia del piano terra ed ammezzato (attualmente ad uso produttivo) in una unità immobiliare adibita a commercio al minuto e contestuale realizzazione di autorimessa pertinenziale al piano interrato a servizio dell’attività commerciale. (…) I piani superiori dell’edificio (1°, 2° e 3°) destinati alle attività di redazione ed organizzazione gestionale del quotidiano Il Mattino saranno stralciati dalla parte commerciale oggetto d’intervento. Detto intervento, comporta anche il frazionamento della porzione oggetto d’intervento dal complesso dell’edificio”.
federico monga
Il richiedente è Marco Torosantucci, rappresentante legale di due finanziarie che fanno parte del Cda di Caltagirone spa. Va ricordato infatti che il palazzo di via Chiatamone, che Caltagirone rilevò nel 1997 dal Banco di Napoli, è confluito in una delle società satelliti del gruppo.
La proprietà dell’edificio non è più nei bilanci del Mattino, relativi a un’altra società che contiene solo la testata e i 52 giornalisti sopravvissuti ai tagli feroci degli ultimi anni, e che lamenta passività di 3 milioni di euro. La sede della redazione rappresenta un costo iscritto a bilancio del quotidiano. Un fitto di 600 mila euro annui per uffici ospitati solo al terzo piano. Gli altri si sono svuotati nel tempo. La società che possiede il palazzo di via Chiatamone è la stessa proprietaria della Torre Francesco al Centro Direzionale.
Il Mattino andrà a occupare entro ottobre gli ultimi due piani, la vecchia sede dell’Agcom lasciata sfitta. I costi si ridurrebbero a 250 mila euro. Ma sono tutti passaggi di denaro all’interno dello stesso gruppo. E intanto il più appetitoso immobile di via Chiatamone si libererà del tutto.