Gianpaolo Sarti per “la Repubblica”
Alejandro Augusto Stephan Meran
Alle tre di pomeriggio di ieri il signor Pasquale Rotta aveva davanti agli occhi un plico di settanta pagine che si girava e rigirava nervosamente tra le mani da tutto il giorno. Quando ha letto l'ultima facciata, in fondo, ha capito: l'assassino di suo figlio con molta probabilità non sarà mai ritenuto colpevole, né condannato.
Difficile descrivere i sentimenti del signor Pasquale. Rabbia? Delusione? «Rabbia», dice. Lui è il papà di Pierluigi Rotta, uno dei due giovani agenti che il 4 ottobre 2019 era stato ammazzato in Questura a Trieste sotto i colpi di pistola esplosi dal trentenne dominicano Augusto Stephan Meran.
Matteo Demenego Pierluigi Rotta
L'altra vittima è il collega (e amico) Matteo Demenego, anche lui un giovane poliziotto. Ora, a distanza di quasi tre anni e mezzo da quel dramma, una perizia psichiatrica "bis" sull'omicida potrebbe capovolgere le sorti del processo. La perizia, diversamente dalla precedente, sostiene che l'assassino, Meran, "non è capace di volere". In sostanza non è imputabile, non punibile. Dunque tutto potrebbe finire senza colpevole né condanna, con una sentenza di proscioglimento, anche se lo straniero è accusato di due omicidi e otto tentati omicidi. Che significherebbero ergastolo.
trieste, due agenti uccisi in una sparatoria 4
Perché dopo aver freddato Rotta e Demenego, Meran aveva continuato a sparare all'impazzata. Lo aveva fatto impugnando con entrambe le mani le pistole strappate alle due vittime, cercando di fuggire nell'atrio della Questura prima di essere neutralizzato con una pallottola all'inguine da un poliziotto. La nuova perizia è stata disposta dal giudice Enzo Truncellito della Corte di assise di Trieste, su richiesta dagli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua, difensori di Meran. Il documento porta la firma del professor Stefano Ferracuti, ordinario di Psicopatologia Forense della facoltà di Medicina dell'università La Sapienza di Roma.
Ferracuti ha sottoposto Meran, attualmente detenuto in carcere a Verona, a una valutazione psicodiagnostica. Nei vari test è stato riscontrato "un grave deficit di flessibilità cognitiva" e una sintomatologia "di verosimile tipo psicotico in risposta a tratti di personalità paranoide". Ma soprattutto il domenicano all'epoca dei fatti soffriva, e soffre tuttora, "di schizofrenia di gravità servera". E quando aveva sparato si trovava in una condizione "di delirio persecutorio", tale "da escludere totalmente la capacità di volere".
trieste, due agenti uccisi in una sparatoria
Di qui la non punibilità. Nel documento si solleva anche il tema della pericolosità sociale del dominicano "con necessità di un internamento in una residenza per l'esecuzione di misure di sicurezza". Non il carcere, dunque, ma una Rems. L'ultima parola spetta alla Corte di assise, il 14 marzo, dopo l'esame del perito in Corte di assise. «Sono addolorato», commenta il padre di Pierluigi Rotta, Pasquale.
«C'è scritto che l'assassino non era capace di volere. Evidentemente i periti precedenti non erano così bravi da dare una loro valutazione. Vuol dire che il perito intervenuto nella seconda perizia è più bravo. Ma perché se già c'è una perizia che dice una cosa, si deve fare un'altra? Io penso che la giustizia, anziché tutelare noi cittadini, stia tutelando un assassino ».
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