rignano funerale del risparmio caos etruria
Gli ispettori della Banca d' Italia avevano scoperto tanto, ma non tutto. Dai primi accertamenti dei finanzieri che indagano sulla vecchia Banca Etruria per bancarotta fraudolenta, saltano fuori almeno 45 milioni di euro di fidi concessi dai consiglieri di amministrazione in conflitto di interessi non dichiarato e, soprattutto, mai restituiti. Si tratterebbe di linee di credito aperte con aziende "amiche" in palese difficoltà finanziaria che hanno presentato, come garanzia, terreni inesistenti, modesti immobili valutati come castelli, fidejussioni inconsistenti.
RENZI ETRURIA 9
Non è l' unica novità, questa. Gli investigatori stanno cercando una misteriosa circolare che, secondo alcuni testimoni, dette il via nel 2013 al collocamento di obbligazioni subordinate per cento milioni di euro con lo specifico ordine di vendere non agli investitori istituzionali, ma ai piccoli risparmiatori. Se venisse trovata, sposterebbe l' accusa di truffa dai direttori di filiale (al momento sono otto quelli indagati) ai manager che firmarono la circolare.
pier luigi boschi maria elena boschi
Le subordinate, infatti, sono diventate carta straccia dopo il decreto Salva Banche nel novembre scorso, e centinaia di famiglie hanno visto evaporare il loro denaro. Andiamo con ordine. Il pool di pubblici ministeri guidato dal procuratore capo di Arezzo Roberto Rossi aveva come base di lavoro la famosa relazione ispettiva di Bankitalia, che nel febbraio 2015 ha portato al commissariamento dell' Etruria.
protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 7
In quel documento sono segnalati 185 milioni di euro di fidi dati a società in cui i membri del cda avevano interessi. Nella maggior parte dei casi il conflitto era stato correttamente dichiarato prima, ma Lorenzo Rosi (allora presidente) e Luciano Nataloni (ex consigliere) sono lo stesso sotto inchiesta per aver causato la perdita di 18,9 milioni. Adesso i finanzieri hanno scoperto altri 45 milioni di crediti mai restituiti, che mettono nei guai altri amministratori: da quanto risulta sarebbero almeno tre ex consiglieri, e Pier Luigi Boschi, padre del ministro delle Riforme, non è tra questi.
Il sospetto è che abbiano nascosto al resto del cda le loro posizioni. Dunque il reato presunto si sdoppia: bancarotta fraudolenta e mancata dichiarazione di conflitto di interessi.
Che la liquidazione da 1,2 milioni assegnata all' ex direttore generale Luca Bronchi, il primo filone della bancarotta che ha portato a un risultato (il sequestro di 470 mila euro dai suoi conti correnti), fosse poca cosa rispetto al monte delle uscite della Popolare era chiaro fin da subito.
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Nel vero pentolone delle distrazioni patrimoniali galleggiano i crediti. E le consulenze. Anche su questo fronte ci sono riscontri interessanti. Finora gli investigatori hanno analizzato contratti per 15 milioni, alcuni inediti rispetto a quelli già usciti sui giornali. E le anomalie non mancano: consulenze uguali assegnate a soggetti diversi, altre sottoscritte senza una reale motivazione, altre ancora elargite con modalità non chiare.