Barbara Costa per Dagospia
sex work is work
Fare la mig*otta è un problema? Essere un mig*ottaro pure? Su questa questione si dibatte in Spagna, a causa dell’audacia delle mig*otte iberiche: queste brave ragazze, stufe di stare ai margini della società, sono passate all’azione dando vita a un sindacato, "Otras" (Altre), a cui una donna, il ministro del lavoro spagnolo Magdalena Valerio, ha deciso di fare la guerra. Da femminista si dice indignata e contraria a che le mig*otte si raggruppino in sindacato, vogliano pagare le tasse, reclamino tutele e pensioni di anzianità. Il premier Pedro Sánchez rincara la dose: mai e poi mai si smig*otterà secondo la legge anzi, se fosse per lui, la prostituzione andrebbe proprio abolita.
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Mi sa che la Spagna rimarrà come noi, senza una legge "chiara" che sancisca come smig*ottare e andare a mig*otte legalmente. Vogliamo affrontare l’argomento senza ipocrisie? Io sostengo che la prostituzione è un lavoro in cui la domanda supera l’offerta. Prostituirsi deve essere una libera scelta fatta da una persona adulta e consapevole – uomo, donna, trans, di qualsiasi genere e orientamento sessuale sia.
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La prostituta/o ha diritto di lavorare senza subire condanna sociale: ma ad ogni diritto corrisponde un dovere, quindi non deve smig*ottare in pubblico, né sottostare a pappa. Che le si tolga ogni stigma e la si lasci dichiarare alla società (e al fisco) come lavoratore autonomo, che la si smetta di biasimare tanto la lucciola, quanto il cliente! Si dovrebbe partire da qui, avere la forza di fare un salto culturale e mettere tutto in chiaro, così da togliere argomenti a chi blatera che prostituirsi è male, è sfruttamento, è schiavitù.
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Lo è se non vuoi farlo, se lo fai sotto obbligo mafioso, certo non lo è per la marea di escort che guadagnano cifre folli per po*pini fatti a peni dal conto in banca dorato. Basta pure con la cantilena che le donne che smig*ottano lo fanno perché vittime della società patriarcale: da che mondo è mondo, anche gli uomini smig*ottano tanto e volentieri, si girano e si mettono a 90 gradi se il cliente vuole, con gioia del loro salvadanaio. E anche qui, non avete idea dei guadagni degli escort per donne e degli escort per gay, questi ultimi poi se sono attivi, hanno la fila davanti alla porta.
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Allora, vogliamo regolamentare la prostituzione, sì o no? Vogliamo cominciare a guardare la società per com’è, e provare a migliorarla, iniziando da qualche parte, da questa parte? O dobbiamo fare come dicono i comunisti spagnoli, “aprire una riflessione”? Ma riflettere su che? Di cosa si ha paura? Austria, Germania, Canada, sono tra i Paesi che hanno regolamentato la prostituzione, e non se ne sono affatto pentiti.
Dal 2002 le marchette sono legali in Germania, e irrorano per bene le casse dello Stato: lì tasse e controlli medici sono obbligatori, se non sei in regola ti multano, ma se smig*otti secondo la legge, sei libera, non hai pappa, puoi esercitare autonomamente o in bordelli legali, sei tu che decidi.
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Lo so che dall’altra parte del video c’è chi storce il naso a queste mie parole, ma credo che dobbiamo smetterla di sentirci migliori, e superiori di chi si prostituisce. È un lavoro disapprovato solo per pregiudizi culturali, un lavoro la cui domanda da parte di clienti – uomini e donne – è ineliminabile.
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Non vedo perché non valutarlo anche come occupazione temporanea, ovvero perché un cittadino non possa scegliere di smig*ottare e poi smettere, per abbracciare un’altra professione, e viceversa. Sto andando troppo oltre? Sono troppo spregiudicata? Conoscete per caso tempi e società in cui la prostituzione era assente? Vorrei sapere se c’è altro modo per togliere tale commercio dalle strade e alle mafie, non riaprendo le case chiuse, alcove d’altri tempi dove le mig*otte non erano certo libere.
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