Cosimo Cito per la Repubblica
bebe vio
Più che altro sarà il cuore, deve battere così forte in quegli attimi. «A volte non riesco a controllarmi e invece dovrei». Peserà più del resto del suo esile, incredibile corpo, quel cuore che ha iniziato a battere in un giorno di molta poesia, il 4 marzo. «C' erano tanti bambini che ci guardavano, non potevamo perdere».
Oh no, non potevano perdere lei, Bebe Vio, e le sue due compagne, Loredana Trigilia e Andreea Mogos, la gara a squadre, il primo oro mondiale costruito in vacanza a Mykonos, d' estate. L' ha sempre detto, Bebe: «Vincere con la squadra è molto, molto, molto più bello». Non c' erano solo bambini. Nel Mondiale costruitole intorno, dove molte volte ha suonato l' inno di Mameli, la sola magnifica presenza di Bebe Vio ha richiamato un pubblico mai visto.
bebe vio
A osservarla, in prima fila accanto ai vertici dello sport italiano, anche Maria Grazia Chiuri, il direttore creativo della maison Dior. Campioni olimpici sparsi per la sala, per lei. Una cosa da avere la pelle d' oca. «Anche alla protesi» aggiungerebbe, sorridendo e riavviandosi i capelli con la mano in fibra di carbonio. È mancina, tira dando le spalle al pubblico. Vio, Ita, lampeggia abbagliato dalle lampade messe alla meglio sul soffitto.
BEBE VIO VESTITO DIOR
«Mi piace il mio sport, mi piace la scherma, vorrei un giorno fare il presidente del Cip e poi del Coni, per unificare i due mondi, rendere tutto più semplice per gli sportivi con disabilità». «C' è una data precisa», racconta il padre Ruggero, «il 2028, perché lei vorrebbe smettere nel 2024 e avrebbe voluto farlo a Roma, alle Paralimpiadi. Ma magari si reinventerà in qualche altro sport, chi può dirlo, stava iniziando a praticare atletica. Ma prima lo studio ».
4 marzo 1997. Vent' anni. Bebe Vio è la sportiva italiana del momento, la più amata, la più cercata dagli sponsor. Ne ha cinque, quattro di essi sono multinazionali. «Però» ricorda il papà, «quando uno sponsor ci cerca, noi, che siamo la sua famiglia e non amiamo molto l'esposizione mediatica, chiediamo di finanziare non lei, ma la nostra associazione Art 4 Sport. Abbiamo 25 ragazzi che sognano di diventare i nuovi Bebe Vio e i soldi li usiamo per aiutare le famiglie ad acquistare protesi, a finanziare l' avviamento allo sport dei loro figli.
BEBE VIO MALAGO'
A loro, come a Bebe, mancava un pezzettino, o due, noi proviamo a darglieli». I suoi tre libri, l' ultimo in uscita in questi giorni, l' hanno fatta conoscere, ma poi è accaduto qualcosa di nuovo, di improvviso: Bebe Vio è diventata una influencer.
«Lo è nel modo più netto dell'accezione» analizza Barbara Mazza, studiosa dei processi culturali e comunicativi nel mondo dello sport per la Sapienza di Roma, «perché in Bebe il messaggio e il corpo coincidono in maniera diretta e spontanea, senza mediazioni, con una concretezza e una sintesi quasi miracolose.
Bebe indica una strada, una via dalle tenebre alla luce, è un messaggio ottimistico e positivo, è la volontà che vince le difficoltà. Vale per lei, per Alex Zanardi. Il pubblico si affeziona alle loro storie più forse che alle storie di altri eroi "normodotati" dello sport: il messaggio di questi ultimi, il superamento di un risultato, il record, l' eroismo, non valgono in termini di affezione quanto invece il percorso di personaggi come Bebe.
BEBE VIO
È un fenomeno nuovo, incredibile». Si spiega anche in termini di followers, il fenomeno Bebe: 448mila su Instagram, 433mila su Facebook, 40mila su Twitter. «Non ha mediatori, né spin doctor, mia figlia, segue tutto di persona, posta, risponde, dialoga con i suoi followers, li rende partecipi della sua vita».
Tre sono i luoghi che più rappresentano Bebe Vio. L' Elba, dove la famiglia ha una casa e lei ha trascorso le estati della sua vita, anche quella, terribile, dopo la maledetta meningite: «Non poteva stare al sole, usciva a sera ma voleva stare lì».
Budrio, la clinica Arte Ortopedica, da dove provengono pezzi di quel corpo meraviglioso. Pisa e Tirrenia, dove si allena con Simone Vanni, fiorettista campione olimpico nel 2004: «Ha una determinazione incredibile, una forza in corpo impressionante.
BEBE VIO
Non avendo le braccia, dobbiamo insistere molto nei lavori sui muscoli addominali. La vedete, no?». E poi Mogliano Veneto, la palestra dove è nata la sua passione per la scherma. Si trasferirà a Roma per frequentare la John Cabot University, facoltà di scienze della comunicazione.
Ha lavorato per la Fabrica, il centro ricerche sulla comunicazione della famiglia Benetton. Ma più che comunicare, Bebe "spacca". E soprattutto si diverte un mondo. Anche quella sera a cena con Obama. Anche all' Olimpiade di Rio. Anche a Fiumicino, dove ha riempito l' unico zero che le resisteva, un oro globale nella gara che più ama.
BEBE VIO
bebe vio la vita e una figata
«Non so se sono un personaggio e nemmeno mi interessa in fondo, a me piace pensarmi come una ragazza che fa bene quello per cui spasima». Canticchiava Jovanotti, la sera dell' oro individuale. Quel verso: «È la mia musica, è la tua festa».